Godland. Nella terra di Dio, di Hlynur Pálmason

Guarda a Bresson e Dreyer ma anche a Il petroliere questa potentissima meditazione sul conflitto tra natura e civiltà che conferma il talento del cineasta, qui al terzo film.

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Heart of Darkness. C’è molto Conrad nel terzo film di Hlynur Pálmason e molta meditazione sul conflitto tra natura e civiltà. Dopo i convincenti Winter Brothers (2017) e A White, White Day (2019), il terzo film è un’autobiografia sulla doppia natura danese/islandese del regista. Il viaggio del prete danese luterano Lucas (Elliott Crosset Hove già protagonista del primo film di Pàlmason) nei territori impervi islandesi intorno al 1870, richiama la risalita del fiume dell’europeo Charles Marlow alla ricerca del misterioso Kurtz. L’Islanda sarebbe il paese da civilizzare ma risulta evidente come problemi di linguaggio, di diversa religiosità, di opposta estrazione culturale e la natura impervia dei luoghi siano ostacoli insormontabili. Per enfatizzare questo contrasto socioculturale Hlynur Pálmason pone due antagonisti al sacerdote Lucas: uno è la guida islandese Ragnar (Ingvar Sigurdsson indimenticabile protagonista di A White, White Day) che utilizza la barriera linguistica per manifestare apertamente la propria ostilità e l’altro è il danese Carl (Jacob Lohmann) proprietario terriero che vede minacciato l’equilibrio familiare con le sue due figlie Anna (Vic Carmen Sonne) e Ida (Ida Mekkin Hylnsdottir, figlia del regista).

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Se nella prima parte sono le condizioni metereologiche e gli eventi naturali (il grande freddo, la difficoltà di guadare il fiume e arrampicarsi sulle rocce, una spettacolare eruzione vulcanica) a caratterizzare l’Odissea di padre Lucas, nella seconda sono i conflitti con la gente del luogo a fare precipitare drammaticamente gli eventi. Hlynur Pálmason guarda più a Bresson e Dreyer proponendo un Dio luterano che diventa “fuoco divoratore” fino a portare alla follia. Piagato nel fisico, costretto dalla natura selvaggia dei luoghi a mettere da parte la sua passione per la fotografia e la lettura, Lucas si trasforma lentamente in uno psicopatico incastrato nelle proprie ossessioni, in un percorso molto vicino a quello di Daniel Plainview ne Il petroliere di Paul Thomas Anderson.  Pálmason utilizza il formato 4:3 e le riprese in 35 mm per creare questo effetto trappola a cielo aperto: Lucas si trova senza più punti di riferimento morali e i primi piani rivelano un perenne conflitto tra le proprie aspirazioni e la durezza della realtà. La natura fa inesorabilmente il suo corso e il time lapse sul cadavere di un cavallo mostra l’incessante scorrere del tempo. In una scena che richiama Sfida infernale e I cancelli del cielo la macchina da presa ruota di 360 gradi mostrando i diversi personaggi ballare all’interno della chiesa in costruzione. Pálmason scende ancora più in profondità e sottolinea l’impossibilità della fotografia a fermare la “terribile bellezza” della Natura che rimane fondamentalmente ingovernabile (Volaoa Land in islandese si traduce in “terra malformata”) . Emerge in questa lotta impari il cuore di tenebra umano con tutto il suo carico di violenza e crudeltà.

Fotografato da Maria von Hausswolff che fa risaltare la meraviglia dei paesaggi islandesi, commentato dalle musiche minimaliste di Alex Zhang Hungtai che scandiscono il tempo come una condanna, Godland. Nella terra di Dio è un film sulla inconciliabilità tra il mondo istintuale e quello intellettuale e sul fallimento di un percorso di fede all’interno di un microcosmo selvaggio. Di fronte a tanta terribile bellezza non resta che chinare il capo e deporre l’obiettivo fotografico. L’orrore è un sentimento che deriva dall’impossibilità di controllare la realtà oggettiva che si trasforma in caos. Polvere alla polvere, la terra è bagnata dalle lacrime di una bambina, nelle chiese i sermoni vengono interrotti dall’abbaiare incessante di un cane mentre una croce di legno viene portata via dalle correnti del fiume. There Will Be Blood.

 

Titolo originale: Vanskabte land
Regia: Hlynur Pálmason
Interpreti: Ingvar Eggert Sigurdsson, Fridrik Fridriksson, Ísar Svan Gautason, Elliott Crosset Hove, Vic Carmen Sonne, Jacob Lohmann, Hilmar Gudjónsson, Ida Mekkin Hylnsdottir
Distribuzione: Movies Inspired
Durata: 143′
Origine: Danimarca, Islanda, Francia, Svezia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
Sending
Il voto dei lettori
3.36 (44 voti)
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