"Good bye Lenin!", di Wolfgang Becker

Riflessione profonda sulla società in cui viviamo e sul rapporto tra la Storia, quella dei grandi eventi, e la storia personale, di tutti noi, fatta di dolori, di gioie, di compromessi, di sguardi, che ognuno dei personaggi si porta addosso con la loro straziante e sorridente umanità.

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C'era una volta la Germania est, il muro di Berlino e il comunismo. Wolfgang Becker ripropone attraverso toni leggeri e sofisticati una profonda riflessione su uno degli avvenimenti che hanno radicalmente modificato la storia contemporanea. Good bye Lenin! si colloca così in una dimensione a metà strada tra la favola e uno spaccato storico. Senza rinunciare all'ironia incisiva e tagliente, il regista, già conoscitore dei modelli culturali americani e appassionato di storia che ha studiato alla libera università di Berlino, propone un insolito quanto affascinante viaggio nell'apparenza. Nulla è come crediamo che sia; tutto è fabbricazione, manipolazione. La madre, vissuta per anni nella DDR, si ritrova ad essere vittima inconsapevole delle bugie a fin di bene del figlio, che le ricrea un mondo, quello del modello socialista, ormai sparito. Riflessione profonda sulla società in cui viviamo e sul rapporto tra la Storia, quella dei grandi eventi, e la storia personale, di tutti noi, fatta di dolori, di gioie, di compromessi, di sguardi, che ognuno dei personaggi si porta addosso con la loro straziante e sorridente umanità. Tra citazionismo e autoironia il film racconta il dilemma della perenne contraddizione dell'esistenza umana. Dalla ricomposizione, avvenuta attraverso la disgregazione e la frantumazione (anche e soprattutto familiare), esiste un sottile filo che lega i personaggi che si ritrovano ad interpretare un ruolo che la Storia gli aveva negato (come il cosmonauta costretto a fare il tassista nella nuova Germania federale e che per l'occasione reinterpreta il personaggio che sarebbe potuto diventare e che non è diventato).

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L'omaggio a Fellini (ma si tratta di vero omaggio? o è piuttosto una presa in giro nei confronti delle illusioni del cinema, delle sue menzogne, che a loro volta riflettono quelle ben più complesse degli avvenimenti storici?), quando un gigantesco torso di Lenin, trasportato a mezz'aria, fa l'occhiolino alla protagonista risvegliatasi dal suo sonno di otto mesi, si trasforma in un misterioso simbolo di redenzione e di morte, di gioia e di felicità. Becker compie una lucida, divertente e spietata analisi della contrapposizione dei modelli culturali che hanno dominato i quattro decenni dal dopoguerra al crollo del muro: dal un lato la brutalità e il grigiore del sistema socialista, dall'altro l'altrettanto opprimente e sgargiante invasione del modello consumista che invade la sfera intima e familiare. Good bye Lenin! mostra un mondo al rovescio, dove la storia, fabbricata dagli uomini, è una grande menzogna, e dove gli uomini, che la vivono, non possono far altro che reiventarla, per non far del male a chi amano.

 


Good bye Lenin!


Regia: Wolfgang Becker


Soggetto e sceneggiatura: Wolfgang Becker, Bernd Lichtenberg


Fotografia: Martin Kukula


Musica. Yann Tiersen


Montaggio: Peter Adam


Produttore: Stefan Arndt


Interpreti: Daniel Bruehl (Alex), Katrin Sass (Christiane), Maria Simon (Ariane), Chulpan Khamatova (Lara), Alexander Beyer, Michael Gwisdek, Burghart Klaussner, Florian Lukas


Distribuzione: Lady film


Origine: Germania, 2003


Durata: 120

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