"Gothika" di Mathieu Kassovitz

Quello di Kassovitz è un horror secco ed essenziale, che non si alimenta di quei rimandi ludico-cinefili che ha fagocitato spesso gli ultimi esempi del genere nel cinema statunitense, ma piuttosto sembra creare un proprio percorso labirintico, fatto di improvvise apparizioni/visioni, di flussi della memoria che riemergono dai sepolcri del passato

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Dal biancore di I fiumi di porpora alle oscurità abissali di Gothika il cinema di Kassowitz rielabora il cinema di genere sempre in bilico tra il thriller e l'horror seguendo una linea visiva ben delineata, magari meno istintiva dei suoi primi film (da L'odio al deludente Assassins) ma capace di funzionare perfettamente a livello spettacolare. Se in I fiumi di porpora era il celebre best-sellers di Jean-Christophe Grangé a svelare il sublime lato commerciale del cineasta francese, con Gothika Kassowitz entra perfettamente in linea con le forme dell'horror del cinema statunitense e in linea con le produzioni di Joel Silver assommate anche a un influsso di Zemeckis (che del film è produttore) del quale sembrano emergere frammenti di quelle derive oniriche da La morte ti fa bella e Le verità nascoste. In effetti la struttura visiva dei due film, per quanto antitetica a livello cromatico, appare invece piuttosto simile. Il set diventa una sorta di caverna che la macchina da presa deve prima scoprire e poi svelare. Se in I fiumi di porpora questa caverna era costituito dalla località delle Alpi francesi dove vengono ritrovati dei cadaveri in condizione fetale, in Gothika  questi spazi circoscritti e profondi sono rappresentati dal carcere femminile di Woodard e dall'abitazione dove viene ritrovato morto il marito della dottoressa Miranda Grey (Halle Berry), una brillante psicologa criminale. La donna, dopo questo episodio, viene accusata del delitto e rinchiusa del carcere assieme a quelle donne che prima erano le sue pazienti. Tra queste c'è Chloe (Penelope Cruz), che accusava a suo tempo Mirando di essere una dottoressa incapace di scoltare i pazienti.

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Quello di Kassovitz è un horror secco ed essenziale, che non si alimenta di quei rimandi ludico-cinefili che ha fagocitato spesso gli ultimi esempi del genere nel cinema statunitense, ma piuttosto sembra creare un proprio percorso labirintico, fatto di improvvise apparizioni/visioni, di flussi della memoria che riemergono dai sepolcri del passato, di sfasamenti delle metamorfosi dei corpi (Miranda che viene come riposseduta mentre è sotto la doccia con le altre pazienti) generati da quell'imprevedibilità che richiama il modello de L'esorcista di Friedkin con il ruolo del medico/amico/esorcista/prete affidato a un convincente Robert Downey jr.. Gli spazi, soprattutto gli interni, diventano ormai luoghi da frantumare, da distruggere. I sotterranei (del carcere, ma soprattutto dell'abitazione di Nadia dove nel sotterraneo si svela l'altra identità del marito) rappresentano tutto quel fuori-campo dove ci stanno i residui di una sceneggiatura anche schematica (ad opera di Sebastian Gutierrez, il regista di Judas Kiss), ma capace di essere stravolta da Kassovitz che accentua, in una dimensione sempre più barocca, la presenza di oggetti che diventano segni-rivelatori.Dietro lo specchio in cui Miranda si guarda coin il marito non c'è più una realtà che si riflette ma solo una che si nasconde. Fortunatamente Kassovitz è lontano da quei narcisistici manierismi alla  Aronofsky (si serve solo della collaborazione dello stesso direttore della fotografia di Requiem For a Dream, Matthew Libatique) e crea colpi di autentica suspence combinata a un'inquietudine persistente con l'umiltà di un artigiano. Del resto la storia del cinema hollywoodiano ha avuto alcuni grandi esuli transalpini che, anche negli Stati Uniti hanno realizzato grandi film, da Jean Renoir a Louis Malle. Chissàò se anche Kassovitz seguirà le loro orme. Al primo film statunitense, ha comunque fatto centro.


 


Titolo originale: Gothika


Regia: Mathieu Kassovitz


Sceneggiatura: Sebastian Gutierrez


Fotografia: Matthew Libatique


Montaggio: Yannick Kergoat


Musiche: John Ottman


Scenografia: Graham "Grace" Walzer


Costumi: Kym Barrett


Interpreti: Halle Berry (Miranda Grey), Robert Downey jr. (Pete Graham), Charles S. Dutton (dr. Douglas Grey), John Carroll Lynch (sceriffo Ryan), Bernard Hill (Phil Parson), Penelope Cruz (Chloe Sava), Dorian Harewood (Teddy Howard), Bronwen Mantel (Irene), Kathleen Mackey (Rachel Parson)


Produzione: Joel Silver, Robert Zemeckis, Susan Levin per Dark Castle Entertainment


Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia


Durata: 95'


Origine: Usa, 2003


 

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