Green Green Grass of Home, di Hou Hsiao-hsien

Terzo lungometraggio e ultima commedia musicale del cineasta dove il suo stile si fa più definito. Gioia e nostalgia si contaminano in un film di straordinaria semplicità e forza emotiva. Su RaiPlay

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Con Green Green Grass of Home la memoria inizia a prendere una forma più definita nel cinema di Hou Hsiao-hsien. Il rapporto con il tempo (anche autobiografico) e la Storia saranno poi degli elementi caratterizzanti nell’opera del regista taiwanese. In questo suo terzo lungometraggio, più che nella trama, i ricordi vanno rintracciati essenzialmenti in alcuni dettagli specifici. Come ha sottolineato Hou Hsiao-hsien “tutti i miei ricordi di gioventù sono ricordi di campi, di alberi di cocco, di treni… Questi ricordi contano molto per me e sarebbe impossibile non ritrovarli nei miei film”. Già dal suo primo film Cute Girl, già dal momento in cui venivano filmati, sono apparsi come flash della propria infanzia. A questi poi vanno aggiunte le scene in classe a scuola: la consegna dei comiti in classe e le risse tra compagni vengono resi con un impatto immediato, rivissuti con la stessa gioia ma anche malinconia sentimentale esplosa poi nel primo frammento di Three Times ambientato nel 1966. Già, i tempi. Green Green Grass of Home mette a fuoco l’universo infantile come avverrà poi anche in film successivi come In vacanza dal nonno o A Time to Live, a Time to Die. Ma si tratta più di storie individuali e non hanno più l’allegra, scatenata coralità di questo film. Inoltre questa è l’utima commedia musicale girata da Hou e vede ancora protagonista il cantante hongkonghese Kenny Bee nei panni di Ta-nien, originario di Taipei che si trasferisce in campagna e va a lavorare come maestro in una scuola per sostituire la sorella. Fa così la conoscenza della sua classe dove si mettono al centro soprattutto un gruppetto di alunni soprannominati ‘i tre moschettieri’, Cheng-kuo, Chin-shui et Wen-chin. Va ad alloggiare in un vecchio teatro dismesso, si innamora di una giovane e affascinante collega, Chen Su-Yun e inizia ad amare la vita del villaggio. A interrompere la sua tranquillità e quella degli abitanti del posto arriva un giorno da Taipei la sua ex, pronta a tutto pur di riconquistarlo.

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Se Cute Girl e Cheerful Wind seguivano maggiormente le regole del genere, Green Green Grass of Home ha invece una straordinaria libertà nel filmare non soltanto la vita rurale ma anche i piccoli rituali quotidiani. C’è l’immagine di apertura con i bambini che corrono dietro al treno e che poi ritorna nel finale che richiama insieme Truffaut e De Sica. Il cineasta francese emerge proprio nel modo in cui le tracce di autobiografismo entrano nella storia. Il regista italiano invece per la capacità di cogliere l’immediatezza dei gesti dei personaggi e la spontaneità delle loro parole. Green Green Grass of Home guarda infatti al cinema neorealista perché molte scene sono state improvvisate e gran parte degli attori non sono professionisti. Al tempo stesso si definisce maggiormente lo stile del cineasta con inquadrature più larghe e piani-sequenza come quello del bambino che torna a casa e va in bagno a fare le feci da portare a scuola. Hou coglie gli sguardi, come tra un ragazzino e la cugina appena arrivata, con una semplicità ma al tempo stesso con una forza espressiva ed emotiva dirompenti. Alcuni momenti, come il loro viaggio in treno da soli  o la lettera spedita alla madre attraverso una barchetta di carta sul fiume, evidenziano già tutta la maestria del regista di raccontare le ‘piccole cose dell’infanzia’ come aveva già fatto Ozu nelle sue commedie degli anni ’30. In Green Green Grass of Home non ci sono più veri protagonisti, ma contano essenzialmente le diverse storie. Quella d’amore del maestro con la collega diventa secondaria nell’intreccio rispetto alla cronaca dell’infanzia in cui viene messa a nudo anche la scoperta della crudeltà del mondo quando il padre di uno dei bambini ha ucciso un gufo perché si è mangiato il pulcino. Ma interagiscono benissimo, senza scontrarsi, anzi alimentandosi. Non manca, come in Cute Girl, l’attenzione ai temi ambientali come la critica aperta contro la pesca illegale nel fiume. La liberazione dei pesci in acqua, il saluto al treno è un altro contagioso inno alla gioia di un film colpevolmente scoperto tardi che è un’autentica rivelazione.

 

Titolo originale: Zai na he pan qing cao qing
Regia: Hou Hsiao-hsien
Interpreti: Kenny Bee, Chang Ling, Meifeng Chen, Yen Jing-kuo
Durata: 88′
Origine: Taiwan, 1982
Genere: commedia

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (6 voti)
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