Grindhouse-Death Proof: i dischi di Tarantino

Quentin Tarantino pesca di nuovo nella sua collezione di dischi per la colonna sonora di Grindhouse – A prova di morte. E il suo buon gusto, capace di costruire un perfetto connubio tra musica e immagine, per l'ennesima volta stupisce e diverte
 
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A distanza di tre anni da Kill Bill, riappare Tarantino con un nuovo film. E come da copione un nuovo film nel quale il peso assunto dalla colonna sonora è di importanza pressoché vitale. Se è vero che le sue sceneggiature prendono vita da suggestioni musicali, pescate nella sua sterminata collezione di dischi, è impossibile negare come immagine e suono divengano la coppia più collaudata della sua produzione cinematografica. Non a caso tra le otto protagoniste di Grindhouse-A prova di morte compaiono delle disc-jockey, tra le quali brilla Jungle Julia (Sydney Tamiia Poitier), la d.j. più quotata di Austin. Ad aprire le danze è la traccia The Last Race, realizzata per il film Village of the Giants (1965) dal compositore Jack Nitzsche, collaboratore fin dagli anni Sessanta di band del calibro dei Rolling Stone e Beach Boys e attivo dai Settanta nella composizione di colonne sonore – L’esorcista (1974), Qualcuno volò sul nido del cuculo (1976), Nove settimane e mezzo (1985) -. L’ascolto continua con una di quelle citazioni care a Tarantino, ovvero Paranoia Prima di Ennio Morricone, recuperata dal soundtrack de Il gatto a nove code (1971) dell’ammirato Dario Argento. Circa metà della colonna sonora è dunque caratterizzata da sonorità blues, come in Good love, bad love di Eddie Floyd e Down in Mexico dei Coasters, e suoni altrettanto morbidi come quelli che accarezzano Baby it’s you degli Smiths. Ma la shakerata arriva con la spumeggiante Old Tight, che nel film funge da combustibile sonoro utile a provocare l’esplosione che si realizza nell’incidente che pone fine alle vite delle belle d.j.; una breve parentesi malinconica si apre con Sally and Jack di Pino Donaggio, ripresa da Blow Out (1981) di Brian De Palma. Non mancano gli le tracce costituite da stralci dei dialoghi originali, come già accadeva nelle colonne sonore di Pulp Fiction e Kill Bill. Le battute finali della colonna sonora si assestano sulle ritmate percussioni di It’s so easy e sulla leziosa Chick Habit, la cui melodia pare quasi andare in loop per restare ossessivamente in testa. Come d’altra parte quasi tutte le tracks di Grindhouse rischiano di perseguitare lo spettatore per il resto della giornata. Se il citazionismo cinematografico di Tarantino ha cominciato a far storcere il naso ad una larga fetta di fan e critica, le atmosfere sonore delle sue opere continuano ad essere evocate all’insegna di un ottimo gusto musicale, che rende anche il soundtrack di Grindhouse, come i precedenti, gustoso e scanzonato.
 
 
 
Cinque dischi per capire:
 
Grindhouse Death Proof Soundtrack – Various Artists (2007)
One Flew Over the Cuckoo’s Nest Soundtrack – Jack Nitzsche (1975)
Il Gatto a Nove Code Soundtrack – Ennio Morricone (1971)
Various Artists – Pulp Fiction Soundtrack (1994)
The Coasters – The Very best of The Coasters (1994)
 
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