Gunda, di Viktor Kossakovksy

Lo sguardo del regista si insinua laddove l’occhio dello spettatore nella realtà non potrebbe arrivare e realizza un film molto più vicino al cinema che al documentario. Fuori Concorso al #TFF38

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Durante la conferenza stampa di presentazione, il direttore del Torino Film Festival Stefano Francia Di Celle l’aveva anticipato come uno dei film più attesi di quest’edizione. In effetti Gunda è un documentario atipico, un’operazione ambiziosa che non segue una vera e propria trama. Diretto dal documentarista russo Viktor Kossakovsky (¡Vivan las Antipodas!), mette in scena la quotidianità di un gruppo di animali d’allevamento: la scrofa Gunda che ha appena dato alla luce una nidiata di maialini, alcune galline e una piccola mandria di mucche. La macchina da presa si muove lenta seguendo il ritmo della vita campestre, riprendendo un quadro in cui la presenza umana non è contemplata. La natura sembra essere il punto di forza e il centro della narrazione, ma di fatto di naturale non c’è niente: Kossakovsky crea una sorta di dimensione trascendentale, grazie al bianco e nero e all’uso impeccabile della luce, che supera la contrapposizione dicotomica tra umano e animale, naturale e innaturale. E poi i lunghi piani sequenza, i primi piani e i dettagli, la resa vivida dei manti e dei piumaggi.

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Lo sguardo del regista si insinua laddove l’occhio dello spettatore nella realtà non potrebbe arrivare, avvicinandoci così agli animali, ripresi in momenti a cui diversamente non potremmo assistere (l’allattamento dei maialini, la passeggiata delle galline tra le frasche). Anche il lavoro sul sonoro è dichiaratamente falsato, andando a creare una bolla onomatopeica in cui gli unici suoni che percepiamo sono grugniti, muggiti, fruscii e gorgoglii. Ad un primo sguardo Gunda può forse sembrare un’operazione sorniona per instradarci verso una chiara presa di posizione rispetto alla causa animalista, considerato anche che il produttore esecutivo Joaquin Phoenix e lo stesso Kossakovsky sono vegani. Ma non si può non riconoscere al cineasta una maestria registica e progettuale che si realizza in un film molto più vicino al cinema che al documentario, capace di incarnare formalmente la riflessione etica di cui si fa portatore.

 

Titolo originale: id.
Regia: Victor Kossakovsky
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 93′
Origine: Norvegia, USA 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (2 voti)
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