Happy Birthday, di Giorgio Ferrero

Corto di chiusura della Settimana della Critica, prosegue il discorso formale e politico che Ferrero ha iniziato in Beautiful Things. Girato a Mosca nel marzo 2022 e diretto da remoto

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Il cortometraggio scelto come chiusura della Sic@Sic di quest’anno prosegue il discorso che Giorgio Ferrero aveva imbastito per il precedente, sorprendente Beautiful Things. L’apparato formale tende ad una attenzione compositiva quasi da video-panel, i corpi si muovono in maniera apertamente coreografica su campiture cromatiche che sembrano farsi tappeto anche per l’importante componente musicale elettronica, curata dallo stesso autore, tutta polifonie e campionamenti vocali. La novità è che stavolta Ferrero e il suo abituale d.o.p. Federico Biasin dirigono tutto da remoto, come si dice, architettando tutto tramite videochiamate e materiali ricevuti via internet: siamo a marzo 2022 ed è impossibile raggiungere fisicamente a Mosca la protagonista Maria Shemuranova, giovanissima danzatrice youtuber sul cui alter ego Ferrero costruisce la linea narrativa del corto.
Bianca compie gli anni il 29 febbraio, come Anita, la conduttrice del podcast con cui festeggiare il compleanno a distanza, davanti al microfono e alla webcam del pc. Ma la ragazza è tutt’altro che serena, come capiamo da una lunga discussione con l’immagine riflessa nello specchio, che la invita a lasciare la città con il conflitto alle porte (per quanto risolta ad un certo punto anche questa come una potente coreografia di gesti nervosi e urla rantolanti, e probabilmente figlia anch’essa della lavorazione a distanza del corto, è forse la trovata meno riuscita dell’opera).

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E così la protagonista si lascia andare ad un ballo struggente sotto un velo bianco – è l’unico colore che la ragazza utilizza per i suoi video e le sue live, come vediamo dai frammenti che scorrono prelevati dai canali di Maria/Masha, ed è con il corpo dipinto di segni e puntini bianchi che si immerge in una vasca piena di ghiaccio. Ferrero continua così la via al suo cinema dove le solitudini vengono narrate attraverso il nostro rapporto con gli spazi, interni ed esterni, e con le conseguenze del nostro agire nel mondo: se in Beautiful Things il focus era sugli oggetti che l’uomo costruisce e mercanteggia, qui ci si sposta sull’immateriale, sulle possibilità che questa generazione ha di riscrivere il proprio futuro, e quello di tutti, attraverso il surplus cognitivo della rete.
Da questo punto di vista, il racconto di una situazione solitaria “salvata” dalla capacità di connettersi attraverso la danza ad una dimensione più profonda di sé e del mondo, e attraverso internet ad una prospettiva più espansa dell’umanità là fuori, trova l’esatto raddoppio concettuale nella maniera con cui Happy Birthday è stato realizzato a distanza, grazie ai ponti della tecnologia.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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