Heimat 3 – Campioni del Mondo (secondo episodio), di Edgar Reitz

È un edificio gigantesco, un immenso ordine di parole ed immagini nel quale s'è riversata, in chiarezza ed armonia, un'incommensurabile e contraddittoria esperienza di vita. La poesia della macchina da presa non è quella del possesso, ma della nostalgia dell'infinito e scompenso tra la vita e il suo ritratto.

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Il terzo blocco sulla Patria (Heimat) è giunto al secondo dei sei episodi previsti. Dopo la caduta del Muro, un altro splendido evento corona l'inizio degli anni novanta per i tedeschi: la vittoria dei campionati del mondo di calcio in Italia. Le immagini di Brehme, Mattheus, Voeller, scorrono intrecciandosi con il cinema d'autore e la serialità d'ascendenza televisiva (che però non compromette la comprensione di chi ha perso il primo episodio). La casa di Hermann e Clarissa è stata ricostruita in soli sette mesi; c'è chi prova a vendere pezzi di Muro alla Warner Bros, chi vuole partire per l'ex Unione Sovietica per cercare opere d'arte in svendita e chi va a Roma per assistere alla finale Germania-Argentina.

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È un edificio gigantesco, un immenso ordine di parole e d'immagini (a volte disgregate, inconsulte ed esageratamente farsesche) nel quale s'è riversata, in chiarezza ed armonia, un'incommensurabile e contraddittoria esperienza di vita. Ma questi chilometri di pellicola non danno mai la sensazione di apparire (anche quando si srotolano più affannosamente) un triste surrogato delle cose bensì la loro mediazione o chiarificazione: per Reitz girare è un complemento o uno strumento del vivere, anziché esserne la rigida imbalsamazione che non consente l'elaborazione dei "vermi" della terra e della storia. Heimat 123 è come un dei tanti buoni gesti della vita, come spaccare la legna, cavalcare o tagliar l'erba, invece di essere quell'alterità alla vita o quell'inganno denunciati e vantati da tanti modesti retori della nostra storia contemporanea. La poesia della macchina da presa non è quella del possesso, ma della nostalgia: tensione sempre inappagata verso un oggetto sfuggente, l'aspirazione ad un assoluto irraggiungibile, il desiderio che si tormenta e si compiace della sua stessa inquietudine. Il cinema inteso quale nostalgia dell'infinito e soprattutto quale dolore per lo scompenso fra immagine e realtà, soggetto e mondo, sogno e risultato. Antinomie che fanno pensare a Thomas Mann che ha aperto una voragine tra la vita e il suo ritratto. Coppia contraria che distrugge l'esistenza medesima disgregandola nei suoi valori positivi: l'operosità, il calore dei sentimenti, l'impegno morale. E' nella brama di possesso e di dominio che può pervertirsi il più grande avversario del potere: l'amoroso salvataggio di tutti i dettagli della vita, nel tenero archivio di ogni palpito di sentimento e di ogni volto umano. Ognuno, ma proprio ognuno, è il centro del mondo…              

Regia: Edgar Reitz


Interpreti: Henry Arnold, Salome Kammer, Uwe Steimle, Matthias Kniesbeck, Michael Kausch, Nicola Schossler, Tom Quaas


Distribuzione: Mikado


Durata: 110'


Origine: Germania, 2004

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