Hell Dogs – Nella casa di bambù, di Masato Harada

Un film (anti)yakuza atipico che trova nuove forme per raccontare la criminalità nipponica guardandola attraverso un binocolo. È sbilenco, caotico, ma si resta travolti dalla sua follia. Su Netflix

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Chi è abituato a guardare/amare il cinema yakuza, non può che considerare questo Hell Dogs – Nella casa di bambù alla pari di un corpo alieno. Se nella premessa, come nel paradigma di riferimento, il film (tratto dal manga di Fukamachi) sembra conformarsi – almeno in apparenza – alle strategie consuete del filone gangsteristico giapponese, senza vocazioni di originalità né particolari proclami di autonomia, quel che segue apre a spazi inediti. Inizialmente infatti abbiamo un ex-poliziotto caduto in disgrazia, un’organizzazione criminale da abbattere dall’interno, e un affastellamento infinito di scontri, omicidi e tradimenti. Non c’è nulla che lasci intendere una specifica volontà di dissoluzione/superamento dei canoni rappresentativi del genere. Ma più ci si addentra nel racconto, più si percepisce un senso di estraneità alle convenzioni, quasi come se limitassero le aspirazioni del testo. Fino a che l’implosione deliberata delle maglie del genere non arriva a (s)travolgere tutti i codici che lo contraddistinguono.

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E questa sensazione di ambiguità la vediamo già nel sistema di relazioni inter-personali che storicamente governa i rapporti interni alla yakuza, oltre a quelli tra criminali e forze dell’ordine. Gorō (Junichi Okada) è un poliziotto infiltrato in una potente famiglia mafiosa, ma il suo reale obiettivo non è tra i più edificanti: a causa di una negligenza sul lavoro che ha portato 11 anni prima all’uccisione di 4 ragazze, ogni sua azione è ora mossa dalla sete di vendetta. Lo osserviamo uccidere senza remore, torturare i nemici a sangue freddo, e seguire implacabile gli ordini del suo boss. Rispetto ai criminali che serve/affronta non spicca certamente per etica o integrità morale. Al punto che arriva ad abbandonare i suoi propositi di giustizia, pur di affogare i traumi nella violenza. Ed è proprio a partire da qui che Hell Dogs – Nella casa di bambù afferma la sua particolare parabola di allontanamento dai canoni del genere. Schiacciati, fino all’osso, sotto il segno di una narrazione folle e ultradinamica. Che esalta il caos a elemento centrale del suo (dis)ordine rappresentativo.

E sul filo di questa dissacrazione, il film dissemina tutti quei processi di negazione espressiva cui si è fatto riferimento in partenza. Nulla, a questo punto, sembra ricordare le traiettorie caratterizzanti del cinema yakuza. Soprattutto in relazione ai personaggi e alle regole diegetiche che ne contraddistinguono le realtà criminali: oltre al superamento delle classiche parabole di scontro/incontro con la legge, violazione dei codici d’onore e frizioni territoriali tra famiglie, segue anche l’assenza delle più basilari liturgie che governano la ritualistica giornaliera degli yakuza. Le relazioni verticali tra oyabun (capo) e kobun (sottoposti) non esistono, i legami di sangue tra aniki (fratelli giurati) sono solo una facciata, e il rispetto delle posizioni o delle ritualità è perlopiù evanescente. E fino a che il film fatica a comprendere le sue stesse ambiguità, rimane bloccato. Ma nel momento in cui canalizza questa paradossalità di comportamenti in una narrazione dominata dal caos, trova un’energia singolare. Quasi estrema per come ingloba le espressioni della criminalità nipponica in una cornice di anarchia totale. Del resto, lo stesso Harada aveva già codificato con Kamikaze Taxi (1995) dei percorsi inediti nel cinema (anti)yakuza. E per quanto questo suo Hell Dogs – Nella casa di bambù non sia in grado di ripetere certi livelli espressivi, afferma comunque una verità tanto paradossale quanto indiscutibile: cioè che ad oggi è ancora possibile trovare nuove forme per raccontare le storie di yakuza. Anche se le si guarda attraverso un binocolo.

Titolo originale: Hell Dogs – Jigoku no Inu-tachi
Regia: Masato Harada
Interpreti: Junichi Okada, Kentaro Sakaguchi, Mayu Matsuoka, Miyavi, Kazuki Kitamura, Shinobu Otake, Satoshi Kanada, Mai Kiryu, Arisa Nakajima, Kyoko, Yasumasa Oba, Mitsuo Yoshihara, Ukon Onoe, Mio Tanaka, Jun Murakami, Yoshi Sako
Distribuzione: Netflix
Durata: 137′
Origine: Giappone, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.4
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Il voto dei lettori
3 (3 voti)
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