Hellboy, di Guillermo Del Toro

Un regista al suo agio nel genere, dotato di ottima tecnica e tenacia visiva, porta sul grande schermo le avventure guerresche del forzuto diavolo protagonista di un fumetto di culto. Qualcosa di più di un horror per adolescenti, qualcosa di più di una mera trasposizione

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Sono passati circa due anni da quando il tenace regista spagnolo Guillermo Del Toro portò al cinema Blade II, film che pur essendo un sequel non lasciò scontenti né gli esperti né i profani. Adesso più che mai, ripartendo ancora dai suoi amati albi disegnati, ricomincia con una produzione ad alto budget, prefiggendosi il duro compito di mischiare tra loro quanti più generi possibili in quel caleidoscopio di azione, sentimento e ironia che è il suo ultimo Hellboy.

Patendo dal canovaccio di un fumetto di Mike Mignola datato 1994, lo stesso regista scrive uno sceneggiatura irresistibile, dannatamente dedita all’exploitation, riuscendo a confezionare un action movie che si fa amabilmente vedere, catturando sin dai primi fotogrammi l’attenzione dello spettatore.

In piena Seconda guerra mondiale l’esercito nazista, in crisi per le sempre più numerose sconfitte riportate contro gli alleati, cerca di evocare gli spiriti di malvagi dèmoni per riuscire a sconfiggere i nemici. Uno di questi, un diavolo vivace e forzuto, evocato nientemeno che dal malvagio Rasputin in persona, è Hellboy il cui destino sarà quello di passare dalla prte del bene (e quindi da quella degli americani) grazie all’intervento del Prof.   Trevor Bruttenholm, inviato da Roosevelt in persona per scongiurare la minaccia.

Settant’anni dopo ritroviamo Hellboy, cresciuto e reso sempre più forte dalle cure dell’amato Prof. Bruttenholm, alle prese col ritorno di Rasputin e delle forze del male. Una battaglia all’ultimo sangue con tanti effetti sonori e visivi e molta, moltissima ironia.

Sbaglia di grosso che vuole vedere questo film cercando una improbabile chiave di lettura politica o sottolineando il fatto che è l’ennesimo film sulla vendetta; Hellboy è azione e divertimento allo stato puro, è un film senza seriose pretese che però sfrutta alla grande un determinato ritmo, dettato dall’apprezzabile regia di Del Toro, che nulla ha che vedere con gli attuali fatti di cronaca. La parte del  protagonista è affidata a un forzuto Ron Perlman che si è lasciato indietro di anni luce la performance espressiva de Il nome della rosa ed è ora incline ad interpretare sempre i suoi personaggi sulla falsariga del riuscito mercenario di Alien la Clonazione. Hellboy è un film godibile che avrebbe forse avuto bisogno di un tocco più di impegno dal punto di vista dello script. Infatti tutti i caratteri dei personaggi sono alquanto abbozzati e l’ironia di fondo che spinge quasi sempre le azioni del diavolo forzuto col lungo andare finisce col innervosire lo spettatore. Sicuramente memorabile l’incipit, i primi 20 minuti da cardiopalma, questo film rappresenta una sorta di punto di non ritorno di Del Toro che si conferma sempre più regista di genere, dedito alla contaminazione e agli arditi movimenti di macchina.

Titolo originale: id.

Regia: Guillermo Del Toro

Interpreti: Ron Perlman, John Hurt, Selma Blair, Rupert Evans, Karel Roden, Jeffrey Tambor, Ladislav Beran, Corey Johnson, Biddy Hodson, Kevin Traynor, Doug Jones, Brian Steele, Brian Caspe, James Babson, Stephen Fisher.

Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia

Durata: 132′

Origine: Usa, 2004

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