Hercules – La leggenda ha inizio, di Renny Harlin


Quest'ultimo Harlin, dopo una stagione di esilio nella serialità action del piccolo schermo, appare difficilmente difendibile, e anche la visionarietà degli elementi naturali con cui l'autore, cineasta che viene dal freddo, ha sempre amato giocare (la pioggia, i fulmini, il fuoco) non basta stavolta per salvare un disastroso esperimento di reboot che formalmente somiglia più allo Spartacus tv che a Ercole

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Questo nuovo Hercules segna chiaramente per Renny Harlin, il quale se non avesse sbagliato le sue mosse di fine anni '90 (Corsari, Driven…) sarebbe ancora ad insegnare a molti cineasti blockbuster di oggi come si gira un action, il tentativo più dispendioso e convinto dell'autore di tornare a lavorare nel campo delle megaproduzioni che contano, dopo aver realizzato nell'ultimo periodo soprattutto episodi tv di Burn Notice o Graceland (ad ogni modo le timide sortite per il grande schermo degli ultimi dieci anni come The covenant, Cleaner, 12 Rounds o 5 Days of war sono piene di frammenti interessanti, sparsi qua e là). Malauguratamente, il risultato appare difficilmente difendibile, e anche la visionarietà degli elementi naturali con cui Harlin, cineasta che viene dal freddo (e che sulla neve continua a tornare, si veda il recente sorprendente POV ultrateorico Devil's Pass), ha sempre amato giocare (la pioggia, i fulmini, il fuoco) non basta stavolta per salvare un disastroso esperimento di reboot di un personaggio e di una mitologia esplorati ad altissimo livello dalle memorabili stagioni dell'Hercules (compresa versione “young”) televisivo di Sam Raimi/Alex Kurtzman/Roberto Orci.

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In realtà a nessuno sembra realmente importare dell'iconografia legata alla leggenda di Ercole, e il film con ogni evidenza è più impegnato a volgere il proprio sguardo, formale e concettuale (di fatto una nuova storia di un gladiatore asso dell'arena che diventa un rivoluzionario destinato a guidare la propria gente alla libertà), al portentoso Spartacus della tv (sempre Raimi in produzione), con meno sesso esplicito (tranne un clamoroso momento di estasi divina della regina Roxanne McKee posseduta sotto le lenzuola da Zeus in persona) ma con gli stessi ralenti culturistici di acrobazie in volo.
Di fatto, intuiamo l'intenzione di Harlin di legarsi esteticamente ai wu xia di ambientazione più fantasy (a cui il regista ha spesso guardato negli anni '90) unicamente negli istanti, e son troppo pochi, in cui il figlio di Era si lascia andare a imprese sovrumane, e sfoga pirotecnicamente la sua forza esplosiva (la bella sequenza con le pesanti pietre legate alle catene).

Purtroppo però lo script vorrebbe raccontare fondamentalmente l'uomo destinato a diventare l'eroe immortale, e dunque Harlin e il suo protagonista Kellan Lutz (che viene dritto dai Twilight) hanno le mani legate: più gioiosamente può fare il gradasso cattivissimo Scott Adkins, mentre la Gaia Weiss di Bianca come il latte, rossa come il sangue mantiene fede solamente alla prima parte del titolo del film di Campiotti.
Siamo insomma lontani dai titoli più interessanti del neopeplum digitalizzato come l'Immortals di Tarsem, La furia dei titani di Liebesman, o il Prince of Persia di Mike Newell, ma resta il rammarico che non sia stato Harlin a dirigere il Conan di Nispel, o qualcuno degli action old school che riempiono i nostri schermi (gli ultimi Die Hard o Escape Plan, per dire): Harlin merita sicuramente del materiale migliore di quello che ha avuto sottomano stavolta.


Titolo originale: The legend of Hercules
Regia: Renny Harlin
Interpreti: Kellan Lutz, Gaia Weiss, Scott Adkins, Roxanne McKee, Liam McIntyre, Rade Sherbedgia, Luke Newberry
Origine: Usa, 2014
Distribuzione: M2 Pictures
Durata: 90'

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