Here, di Bas Devos

Il nuovo, splendido film di Bas Devos è semplice, come la vita dopo la stanchezza. Una storia di sguardi e silenzi, quasi un film muto, ma sempre coniugato al presente. Encounters

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Non c’è grande trama in Here. Nulla di rilevante, dal punto di vista drammatico. Eppure le cose accadono. Come se il costante lavoro sotterraneo della vita si rivelasse a intermittenza, per improvvise accensioni, combinazioni particellari. O incontri che sono concentrazioni di energia, convergenze di quadri astrali. In questi istanti, ciò che si muove a livello microscopico diventa evidente, come per un’illuminazione folgorante. Tutto diventa straordinariamente visibile. Pur continuando, in effetti, a essere inafferrabile, ad agitarsi oltre lo spettro.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Bas Devos sembra andare proprio alla ricerca di questi attimi di illuminazione, a partire da un’indagine paziente del sotterraneo. Senza bisogno di ulteriori clamori, effetti speciali, particolari intrighi. Racconta l’incontro tra un giovane rumeno (straordinario l’interprete Stefan Gota), che lavora come operaio nei cantieri edili, con una ragazza di origine cinese, che studia la biologia dei muschi per il suo dottorato e intanto dà una mano nel ristorante della zia. Tutto qui. Semplice, come le storie che cominciano. Perché le cose sono semplici, nonostante tutti i modi che abbiamo per renderle complicate. Nonostante ogni piccolo moto del cuore sia la premessa di un possibile temporale. Se non di un terremoto. La vita parte dal piccolo, dalla proliferazione cellulare degli organismi minimi. Come una zolla di muschio, è una foresta in miniatura ed è popolata da un intero universo. È attraversata da micromovimenti, è fatta di gesti e doni elementari. Una lunga passeggiata, una zuppa preparata con quel che resta in frigo, da regalare agli amici, un incontro imprevisto, un cambio di programma, il respiro della natura che sopravanza anche il cemento…

Eppure la semplicità non è tanto un dato originale. Ma è ciò che risulta dopo che tutto è precipitato e decantato. Si scopre quando tutto è stanco e, quindi, alla minima distanza possibile dalla purezza. Sì, in fondo Bas Devos racconta la stanchezza. Stefan passa le notti insonni e poi si addormenta davanti alla sorella, quasi come un bambino. E la sua è stanchezza fisica e mentale, stanchezza della solitudine, del grigiore freddo, della pioggia che cade e bagna le scarpe, della mancanza di calore. Ma è quella meravigliosa stanchezza che predispone l’assenza di difese e la possibilità di intravedere un altro mondo. Proprio come quando sei a metà tra la veglia e il sonno. E la consapevolezza apre le porte all’indefinito del sogno, alla sovrimpressione di una visione che trasforma la realtà.

Devos sembra, a tratti, seguire un’ispirazione profondamente giapponese. Qualcosa che sta tra i ritmi di Ozu e le tavole di Jirō Taniguchi o i silenzi densi di Mitsuru Adachi. Ma è una sensazione che non toglie il fatto che siamo nel cuore dell’Europa. A Bruxelles. Là dove si vive già nella divisione delle lingue e dove “arrivavano i primi treni” del vecchio continente, a sancire l’inizio della modernità e della storia del cinema. Sarà anche per questo che Here sembra provenire dagli albori, appartenere a quel momento in cui l’immagine valeva da sé a creare la meraviglia. Con quel suo 4/3, potrebbe essere un film muto, nonostante la delicatezza di certe parole o l’eco di certi strani richiami che rompono il silenzio del pomeriggio estivo. Perché l’essenziale è sempre tra l’inquadratura e i suoi margini. Sta in una luce custodita tra le mani, in uno sguardo o un’esitazione, in una goccia di rugiada tra le foglie, in un silenzio, in un nome sconosciuto. Ed è sempre questione di presente. Qui tutto è coniugato al presente. Perché al di là dei frammenti di ricordi, al di là delle intenzioni e delle aspettative, non si può che vivere al presente. Anche nelle attese. Non si può che amare al presente.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5
Sending
Il voto dei lettori
4 (2 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array