Hereafter, di Clint Eastwood
Il mondo visto con lo sguardo (postmortem) di Walt Kowalski, l’ultimo (anti)eroe eastwoodiano (Gran Torino). Così ci appare questo sublime e impossibile e definitivo film di Clint Eastwood
Forse dovremmo smettere di scrivere recensioni. Come se i film avessero bisogno di noi. Delle nostre riflessioni. Delle nostre parole. Invece siamo noi ad avere bisogno dei film. Delle parole dei film, delle immagini dei film, delle musiche dei film. E i nostri desideri dovremmo, davvero, inviarli su una stella, le nostre speranze su di un’onda, le nostre domande nel vento…
Ma alla fine siamo solo dei corpi, fragili e sensibili, e abbiamo bisogno degli altri. E quando li perdiamo ci ritroviamo smarriti, come se solo allora la vita ci rilevasse la sua, meravigliosa e impossibile, finitezza.
Un’onda, le mani, il contatto, un cappello che vola. Tutti attimi/frammenti di vita/morte che passano in un attimo, travolgendoci. E così Marie è travolta dall’onda, e tutto il suo mondo di giornalista benestante e ricco di attività perde di senso, e il suo ritorno a casa non trova più vie di fuga. Ha bisogno di ritrovare il contatto con quella visione che, per un attimo, è stata la sua morte/vita. Quel contatto e quelle visioni cui invece ormai George, il sensitivo, sfugge. Perché non si può stare troppo a lungo, così a lungo, a contatto con i morti. Ma il piccolo Marcus, invece, lo rivuole quel contatto, con quel fratello gemello per lui così necessario. Eccole le tre storie, i tre percorsi lontani. La francese, l’americano, l’inglese. Ognuno con il suo demone da affrontare. Che fare quando la morte ti si avvicina così tanto da rendere la vita impossibile da vivere senza riuscire a capire cosa c’è, dopo?
Come vivere il dono, straordinario e terribile, di poter dialogare con i “cari defunti” degli altri? Come accettare a dieci anni di perdere l’altra metà di se stessi, quel fratello gemello cui sei così legato? Ed eccoli i tre corpi cercare di sopravvivere al disastro. E, istintivamente, vanno verso una direzione simile, verso un unico luogo. Sembra, nel movimento di questo film che lentamente procede verso una direzione unica, quasi inevitabile, di ritrovare tracce di altri incontri, quelli ravvicinati del terzo tipo spielberghiani, dove anche lì diversi personaggi “colpiti” dall’incontro con “l’altro da sé”, si dirigevano verso un’unica direzione, attratti dalla montagna “spuntata”, dove gli scienziati stavano, finalmente, organizzando l’incontro con gli extraterrestri. E in questa riflessione sull’altro/sé che abbiamo (avremo?) tutti, il film di Eastwood (scritto da Peter Morgan, raffinato sceneggiatore), sembra paventare scenari extra (terrestri? terreni?). Cosà c’è oltre? Che fine fanno le persone che perdiamo? Gli alieni sono forse i nostri morti che ci lanciano segnali? O siamo noi i morti, relegati in un “attimo” in cui crediamo di vivere in eterno, miliardi di TrumanShow per uno spettacolo che qualcun altro vede, da lontano? Le domande, stupide, possibili, sono tantissime, ma Eastwood sa lavorare sui corpi, e quello di Cécile de France appare ogni momento più alieno, quasi evaporato, come galleggiante. Mentre il peso del mondo sembra schiacciare il corpo di Matt Damon, trasformandolo, quasi ingobbendolo. Già in un bel film di tanti anni fa, The Last Wave, Peter Weir ipotizzava l’ultima onda come la fine del (proprio) mondo, qui Hereafter va oltre, fin dentro le tenebre dell’immaginario cinematografico di Titanic. Marie è nell’onda, e dentro di essa si trasforma. George è dentro l’ombra del dialogo con l’aldilà e Marcus testardamente in cerca di comunicare ancora – troppo breve la sua doppiavita con il fratello, per accettarne pacificamente la perdita. E allora tutta questa storia va messa in un libro (quello di Marie, Hereafter) dove va tutto il nostro passato, prima di bruciarne le pagine, lasciandole cuocere, lentamente.
C’è un futuro (dolce) da qualche parte, dove ricominciare? Marcus ritrova per un breve momento quel contatto, Marie e George si sfiorano…Quante anime riusciremo ancora a salvare?
Titolo originale: id.
Regia: Clint Eastwood
Interpreti: Matt Damon, Bryce Dallas Howard, Cécile de France, Jay Mohr, Marthe Keller, Jenifer Lewis, Derek Jacobi, George McLaren, Frankie McLaren
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 129′
Origine: USA, 2010
Forse ho capito il gioco, eh? Mi avvicino al senso dell'articolo se cito Sia-Lullaby? Se è così, complimenti, non tutti vanno a leggersi i testi delle canzoni dei film come me 🙂
non ho capito il commento precedente. a me il film ha messo una grande angoscia, anche se devo ammettere che colpisce nel profondo. forse potrà capirlo bene chi ha subito una grave perdita, per gli altri rimane misterioso
film da urlo, articolo da urlo. spero ci sentano i morti. amen.
sto piangendo…grazie. Eastwood è un dolce nonno che ci racconta il futuro. grazie.
Ed un filo lega "Mystic river"————————-"Gran Torino"————————"Hereafter": dov'è dio?
Che bell'articolo…
cmq le recensioni vanno scritte, perché il film non esiste senza chi lo guarda e lo pensa, come diceva Godard.
Non so resistere, perdonami… 🙂 (è il testo della canzone di Sia)
Send a wish upon a star
Do the work and you'll go far
Send a wish upon a star
Make a map and there you are
Send a hope upon a wave
A dying wish before the grave
Send a hope upon a wave
For all this souls you failed to save
And you stood tall
Now you will fall
Don't break the spell
Of a life spent trying to do well
And you stood tall
Now you will fall
Don't break the spell
Of a life spent trying to do well
Send a question in the wind
It's hard to know where to begin
So send the question in the wind
And give an answer to a friend
Place your past into a book
Put in everything you ever took
Place your past into a book
Burn the pages let them cook
And you stood tall
Now you will fall
Don't break the spell
Of a life spent trying to do well
And you stood tall
Now you will fall
Don't break the spell
Of a life spent trying to do well
[Repeat chorus]
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