"Hero", Zhang Yimou

Culmine supremo o senza culmine? Il cinema di Zhang Yimou è una cornice di riferimento più che un quadro teorico, spazio entro il quale e a partire dal quale si sviluppano nuove implicazioni, nuove relazioni. Gradualismo e subitismo, coscienza ed azione: la realtà omogenea s'interseca con il pensiero "dividente".

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Al cospetto del lungometraggio più costoso della storia del cinema cinese si rimane interdetti ma non sorpresi perchè la "scalata" è appena cominciata e il genere kolossal spiana il cammino con l'impeto e la forza di Maciste e Ben Hur. Il "wuxiapian" è esploso in occidente grazie a La tigre e il dragone di Ang Lee ma il genere sul grande schermo risplendeva già da prima con Tsui Hark, King Hu, Zhang Che. 

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Nel periodo degli "Stati Combattenti", intorno al terzo secolo A.C., quando la Cina era suddivisa in più regioni feudali, un dei re decide di unificarli sotto il suo comando. Ad ostacolare il progetto, nonostante l'incontrastata superiorità militare, tre guerrieri che attentano alla sua vita. Un giorno si presenta un uomo misterioso che dice di aver ucciso i tre nemici del sultano o ottiene il privilegio di avvicinarlo. Nella logica dei fatti s'insinua una logica "altra", prospettive inesplorate di vedere la realtà interna ed esterna. Al racconto dei combattimenti e di come il misterioso guerriero sia riuscito a battere i temuti maestri di arti marziali, si sovrappongono altre versioni fino a giungere a quella più vicina alla realtà e al cielo. Culmine supremo o senza culmine? Il cinema di Zhang Yimou è una cornice di riferimento più che un quadro teorico, spazio entro il quale e a partire del quale si sviluppano nuove implicazioni, nuove relazioni. Gradualismo e subitismo, coscienza ed azione: la realtà omogenea s'interseca con il pensiero "dividente". Oltre i confini del formalismo estetizzante o delle presunte "cadute" didascaliche di narrazione, l'illusione è nel credere di vedere con gli occhi (Zatoichi insegna). Mosaico visivo o tavole pittoriche in movimento (la fotografia è di Christopher Doyle di In the mood for love e 2046) in cui si sottrae l'illuminante nella visione del colore primario: per elevare una relazione vera bisogna sacrificare mille verità apparenti. Così l'arte della spada diviene la ricerca di una consapevolezza superiore, come la musica, afferrando l'eterno in ciò che è disperatamente fugace o distorto. Combattere senza combattere, scolpire il tempo e lo spazio immaginandoli, vedere con la mente con la certezza di rappresentare la forma permanente di tutta una specie di situazioni, condizioni diverse ed essenziali, tutte equivalenti e tutte espresse in un solo, intenso quadro. Tutti sotto uno stesso cielo, in piedi dinanzi ad esso, e non più in una posizione di dipendenza nei suoi confronti. Cielo e uomo formano un continuum come braccio e spada, naturalismo e umanesimo, il secondo come completamento del primo. Hero è il "sacrificio" (e)steso alla conoscenza in un mondo in continuo mutamento… 


 


Titolo originale: Ying Xiong


Regia: Zhang Yimou


Interpreti: Jet Li, Tony Leung, Maggie Cheung, Cheung Daoming, Donnie Yen, Zhang Ziy


Distribuzione: Eagle Pictures


Durata: 96'


Origine: Cina, Hong Kong, 2002            

 

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