Hey Joe, di Claudio Giovannesi
Grande ritorno alla regia del regista con un magnifico James Franco dolente e sperduto che traghetta il film dal melò familiare ai toni oscuri del noir.

Se c’è un cineasta italiano contemporaneo capace di fare del “racconto di formazione” una vera e propria poetica, questo è Claudio Giovannesi. Il suo ritorno alla regia, ben cinque anni dopo il sottovalutato La paranza dei bambini, è un nuovo tassello di questo suo percorso autoriale e, allo stesso tempo, una interessante variazione sul tema, stavolta attraverso una “focalizzazione” adulta. Con Hey Joe Giovannesi di fatto adotta uno scavalcamento di campo, passando questa volta “dalla parte” del padre, pedinandolo, costruendo per certi versi un doppio coming of age: quello del figlio che prende (parzialmente) coscienza di sé e dell’identità di un padre biologico sconosciuto, e quella dello stesso protagonista Dean, americano alcolizzato e in crisi d’identità piombato in Italia per vedere il figlio Enzo. Per Dean è un punto di partenza che è, inevitabilmente, anche una sorta di viaggio a ritroso, alla ricerca del tempo perduto e del ragazzo che era.
Il soggetto, scritto dal regista insieme a Massimo Gaudioso e Maurizio Braucci, inizia nella Napoli del 1944 che sembra uscire dalle pagine di Curzio Malaparte, liberata dai soldati americani e devastata dalla guerra. Ci sono i flashback di Dean che conosce Lucia e se ne innamora. Poi un magnifico stacco di montaggio ci porta dal primo piano del giovane a quello malinconico e stanco dell’adulto in New Jersey nel 1971. Reduce di tre guerre, divorziato e disilluso, Dean riceve un telegramma arrivato con 12 anni di ritardo che lo informa che Lucia è morta e che il figlio Enzo vuole conoscerlo. Senza nulla da perdere l’uomo torna in Italia, cerca Enzo nei locali notturni e nei vicoli dei Quartieri Spagnoli. Lo incontra e scopre che il figlio è stato adottato da un boss della camorra e vive di illeciti.
Nell’occhio per gli ambienti, nella capacità di riempire l’immagine attraverso il corpo e il suo movimento nello spazio Claudio Giovannesi si conferma uno dei migliori registi italiani di oggi. Bravissimo nella direzione degli attori, regala a Aniello Arena nel ruolo di Don Vittorio e alla giovanissima Giulia Ercolini che interpreta la prostituta Bambi due caratterizzazioni memorabili. E dopo La paranza dei bambini Giovannesi resta a Napoli. Una Napoli malapartiana dicevamo, meravigliosamente “inventata” attraverso la ricostruzione storica dei primi anni ‘70 e la fotografia oscura e iperrealista di Daniele Ciprì capace di dialogare costantemente con lo spaesamento fisico e percettivo di un grande James Franco, finalmente tornato in un ruolo da protagonista. L’attore americano assume su di sé il peso di un film e di un personaggio sulla carta difficilissimi trascinandoci gradualmente da un dramma esistenziale sul rapporto padre-figlio verso i territori del noir e della parabola cristologica di sacrificio e redenzione. È anche grazie a lui, ovviamente, se Hey Joe – film ambiziosissimo nel suo mettere in scena il riconoscimento storico ma anche etico e cinematografico dell’Italia e dell’America – cresce alla distanza in modo sanguigno e avvincente come fossimo piombati in un film diretto a quattro mani da Vittorio De Sica e Abel Ferrara.
Regia: Claudio Giovannesi
Interpreti: James Franco, Francesco Di Napoli, Giulia Ercolini, Aniello Arena, Gabriel Riley Hill Antunes, Giada Salvi, Francesca Montuori, Donovan W. White
Distribuzione: Vision Distribution
Durata: 117′
Origine: Italia, 2024