Hidden. Verità sepolte, di Roberto D’Antona

Influenzato da Zodiac di David Fincher, un film incerto a livello scenico dove il dramma investigativo è impostato in modo scialbo e maldestro e nega anche la minima tensione.

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Sono ormai 20 anni, più o meno dall’uscita di opere come Zodiac e Memorie di un assassino, che i film sui serial killer presentano un nuovo modo di raccontare – e quindi, di mettere in scena – le strutture più (a)tipiche della detective story, grazie a narrazioni sempre più centrate sull’analisi del male, e della sua deflagrante insondabilità. Quell’enfasi sui “grandi eventi” del racconto, ancora al centro delle logiche rappresentative di molti thriller di inizio millennio, sembra adesso perdere la propria valenza narrativa, portando così il procedimento investigativo, e i tempi morti che lo contraddistinguono, ad assumere un ruolo centrale nella generazione della suspense. In questo modo si arriva ad un cambio di paradigma talmente enorme e articolato, da presentare delle trappole ingannevoli a chi, come Hidden. Verità sepolte, non è in grado di comprenderne le (più che) complesse ramificazioni.

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Già in partenza, infatti, Hidden. Verità sepolte sembra rifarsi a quel particolare immaginario influenzato da David Fincher, con la sequenza iniziale che ragiona sin da subito sull’incursione nella realtà di schegge di violenza impazzite. Proprio come in Zodiac, D’Antona non perde tempo a mostrare al pubblico il canovaccio su cui il film sublimerà le sue istanze, fregiandosi immediatamente di tutti i più classici topoi del caso: una donna indifesa alla guida di un auto, un luogo disperso in cui consumare facilmente l’assassinio e un autostoppista dalle intenzioni (e dall’aspetto) decisamente poco rassicuranti. Sarà questo il primo di una serie di omicidi su cui una coppia di giornalisti/scrittori dovrà gettare luce (ricorda qualcosa?), ma che in totale discontinuità con Fincher manca completamente di ogni senso di trepidazione pulsante. Non solo qui la regia è incapace di trasformare l’oggetto-macchina nel luogo della turpitudine, di ciò che è abietto, crudo ed esteticamente osceno, ma fallisce anche nell’evocare la stessa estasi diabolica che dovrebbe precedere ogni anticipazione del delitto.

Ma le incertezze di Hidden. Verità sepolte non si esauriscono al solo livello scenico. Anzi, la stessa configurazione da dramma investigativo è impostato in maniera talmente scialba e maldestra da negare al pubblico qualsiasi esperienza di matrice tensiva, anche in faccia alla sincerità con cui D’Antona (nei panni di attore) reagisce emotivamente agli eventi contingenti. A restare, perciò, è la sensazione di un’opera sul ciglio del disastro. Di un film che vorrebbe tanto ragionare sulle azioni insondabili del male in seno alla micro-società, senza mai veramente giungere ad una conclusione (con)vincente.

Regia: Roberto D’Antona
Interpreti: Roberto D’Antona, Annamaria Lorusso, Francesco Emulo, Alex D’Antona, Giulia Mesisca, Stefano Tiraboschi, Rachele Gatti, Alberto Fumagalli, Rachele Crotti, Luca Gatta, Fabrizio Narciso, Mirko D’Antona
Distribuzione: Amaranta Frame
Durata: 136′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.5
Sending
Il voto dei lettori
2.69 (26 voti)
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