"Ho deciso di tornare alla leggerezza della commedia". Incontro con Giuseppe Piccioni e il cast de "Il rosso e il blu"


Affollata e colorata conferenza stampa presso il cinema Adriano di Roma per Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni. Presenti il regista e il nutritissimo cast (tra cui Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Roberto Herlitzka) formato soprattutto dai tanti ragazzi che hanno partecipato al film componendo la classe del liceo romano protagonista assoluta

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scamarcio e piccioniAffollata e colorata conferenza stampa presso il cinema Adriano di Roma per il film Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni. Presenti il regista e il nutritissimo cast (tra cui Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Roberto Herlitzka) formato soprattutto dai tanti ragazzi che hanno partecipato al film componendo la classe di liceo protagonista assoluta.

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Fare oggi un film sulla scuola è scelta politica?
Piccioni: Non ho e non avevo questa consapevolezza, avevo solo la voglia di raccontare quel mondo che è un crocevia classico per l’esistenza di una persona, fatto di desideri, nostalgie, storie. E quando mi sono imbattuto nel bel libro di Lodoli mi è sembrato che la scuola avesse ancora bisogno di essere raccontata, ma una scuola “normale” con disagi normali, senza estremizzazioni. Mi sembrava interessante raccontare ciò che ancora va difeso nella scuola pubblica, con una leggerezza a cui ho deciso di tornare, quasi da commedia.

In quale scuola avete girato? Come avete trovato i ragazzi?

Piccioni: Beh tramite l’aiuto di molti assistenti, in diversi licei, abbiamo pian piano composto questa classe, armonizzando o disarmonizzando i rapporti. Abbiamo girato a Roma a Monteverde, senza per forza caratterizzare geograficamente le vicende.

Siete tornati a scuola per girare un film: secondo voi quanto è cambiata? Oppure, è stata esautorata la sua funzione?

Scamarcio: che sia stata esautorata non mi sembra, la scuola che abbiamo incontrato durante la preparazione non è molto cambiata da quando l’ho lasciata, in fondo il bello è che ci sia un’interazione vera tra adulti e adolescenti. Ma il mio dire non è cambiata ha anche aspetti negativi: gli edifici scricchiolano, i soldi mancano. È difficile fare scuola in Italia, ma deve ancora essere un luogo di partenza.

Piccioni: c’è un personaggio, il prof. Fiorito di Herlitzka, che non rappresenta solo lo scoramento del professore anziano disilluso, ma rappresenta anche la scuola da dove veniamo, quella novecentesca che viene rapportata alla scuola di oggi. Alla fine di tutto c’è un sano diritto al disincanto, ma la scuola può trovare ancora il suo senso perchè può essere un grumo di memoria che fa diventare essere umani. Ma solo se c'è la volontà di rimettere al centro la figura dell’insegnante e dell’alunno.

Buy: i film sono sempre occasione per parlare di tematiche a volte enormi. Il rapporto alunno professore mi sembra rimasto lo stesso, è sempre un luogo problematico fatto di tanti incontri, quei luoghi ti rimangono dentro per sempre. Ecco, è un luogo dove si potrebbero originare milioni di racconti.

Herlitzka: come diceva Piccioni io mi riconosco nella scuola del primo Novecento (sorride), ma quello che mi sembra cambiato è banalmente la disciplina. Oggi la disciplina è un valore messo veramente da parte, i ragazzi sono meno costretti ad accorgersi del bello dello studiare. Mi sembra che il mutamento sia da addebitare a questa differenza e la scuola vera diventa internet coi suoi pro e contro.

Ma questa visione romantica del film cozza un po’ con l’attuale “aziendalizzazione” della scuola?

Lodoli: non siamo qui a fare una conferenza su cosa va o non va nella scuola. Si è vero anche in Italia c’è una svolta anglosassone nella scuola, ma da scrittore quello che mi interessa è una dinamica fatta di archetipi, illusione vs disillusione, gli opposti si toccano e si capiscono, l'amore per la vita è in fondo tutto questo. Scamarcio ed Herlitzka sono archetipi che parlano di vita, sono gli opposti che si attraggono, una cosa misteriosa che sta già nella vita. Il tema è certamente la scuola, ma il film è sulla bellezza dell'esistere.

Piccioni: sono un po’ stufo dei film che vengono giudicati solo sul tema che trattano. In fondo l'enorme dibattito che ho letto sul film di Bellocchio ha nuociuto al film secondo me. Perchè non si è mai parlato di cinema. Io faccio film per esprimere un argomento con un linguaggio, quello del cinema appunto, e rivendico il fatto che il film venga prima di ogni dibattito sull’argomento. Non volevo dire semplicemente "la scuola fa schifo", volevo addirittura difendere la bellezza della scuola anche nelle sue tante negatività. Le opere sono sempre più grandi del tema che scelgono.

Prezioso e Fiorito, il loro scontro, è un duello generazionale, forse anche attoriale?

Herlitzka: non mi pare che ci sia un conflitto di metodi, forse di posizioni, di generazioni, il mio personaggio ha in odio tutto quello che probabilmente lui ha già vissuto. La passione. Vedere il giovane che sta prendendo la stessa strada lo infastidisce, e lo attacca. Il tono lieve del film riduce però lo scontro ad una lotta buffa e vera.

Scamarcio: penso che sono due personaggi che incarnano illusione-disillusione. Il mio personaggio vuole rompere ogni distanza con gli alunni, scende sempre dal suo palcoscenico/cattedra e va tra il pubblico/alunni, si avvicina, si sforza di stare loro accanto. E questo è un metodo che può avere effetti positivi ma anche no. Ma il porsi contro l’omologazione culturale rivendicando il ruolo della scuola è un tentativo di contrastare l’idea che serpeggia oggi che “tutti possono far tutto” senza nessuna specializzazione.

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