Hole – L’abisso, di Lee Cronin

Non è il massimo dell’originalità. Ma tutto il meccanismo funziona senza mai incepparsi. Grazie anche alla prova dei due protagonisti nei panni della madre e del figlio.

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C’è una parte invisibile in Hole – L’abisso. È nelle foto e nei video scattati e filmati dalla madre. Quasi delle immagini segrete che questo solido horror non condivide ma lascia soltanto presagire. Che richiama certe forme dell’horror giapoponese, in particolare Hideo Nakata. In un film che agisce spesso sottotraccia. Che è piuttosto classico ma efficace nel costruire una malata inquetudine. Anche con i dettagli del volto della protagonista dallo specchietto retrovisore dell’automobile. O dell’insetto e del pupazzetto del soldato.

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È un film di oscuri presagi. Che entrano nella vita di Sarah, una giovane donna che si trasferisce col figlio Chris in una cittadina della campagna irlandese. Il bambino è abbastanza isolato e non lega con gli altri compagni di scuola. Ma soprattutto, inizia ad avere uno strano comportamento dopo che ha scoperto un’enorme buca nel bosco. Il suo turbamento aumenta ancora di più quando incontra la sua vicina di casa che poi muore tragicamente. Sarah inizia a spiare il bambino. Una notte non lo trova nel suo letto. Disperata, lo va a cercare nel bosco. Poi Chris ricompare all’improvviso in casa. È ancora suo figlio?

Il riferimento più diretto, nella mutazione del bambino, è quello di Babadook. L’uomo nero del film di Jennifer Kent in Hole – L’abisso diventa la voragine nel terreno. Che crea una specie di dimensione parallela. Un altro luogo, dove la vita viene capovolta. Dove però il film dell’irlandese Lee Cronin ha il merito di non immergersi per gran parte della durata. E la buca di questo primo lungometraggio del cineasta richiama il treno fantasma dove era scomparso molti anni prima l’amico di due fratelli in Ghost Train, il corto del regista premiato, tra gli altri, al Molins Film Festival e al San Sebastián Horror and Fantasy Film Festival.

Hole – L’abisso riesce a lavorare con efficacia soprattutto sui silenzi e sulle paure. Ben incarnata nel volto di Sarah. Anche nella scena in cui si nasconde sotto il letto. O in quella in cui guarda con terrore il bambino e gli ripete: “Tu non sei mio figlio”. Ma ci sono anche scatti improvvisi. La testata contro il vetro della macchina della vicina, interpretata da Kati Outinen uno dei volti del cinema di Aki Kaurismäki. O anche la visione del bambino che squarcia la cicarice sulla testa di Sarah. Altro segnale delle parti invisibili di questo horror. Come la figura scomparsa del marito della donna e appena accennata. Forse The Hole – L’abisso non è il massimo dell’originalità. Ma tutto il meccanismo funziona senza mai incepparsi. Grazie anche ai due protagonisti, Seána Kerslake e James Quinn Markey nei panni di Sarah e Chris. Una sfida fino all’ultimo sguardo.

 

Titolo originale: The Hole in the Ground
Regia: Lee Cronin
Interpreti: Seána Kerslake, James Quinn Markey, Kati Outinen, Simone Kirby, Steve Wall, James Cosmo
Distribuzione: Midnight Factory
Durata: 90′
Origine: Irlanda, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.14 (7 voti)
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