"Hollywood Homicide", di Ron Shelton
Shelton concepisce il cinema come un gesto primario che riscatta la "secondarietà" del manierismo esistenziale, come una pulsione preformata di energia che si iscrive nei piani alti della cosmologia autoriale. Pulsante perchè attecchisce tra le spigolosità coperte dal velluto asettico degli "allineati".
Il poliziotto Joe Gavilan (Harrison Ford) prima dell'atto copulatorio prova a ricordare dove ha lasciato la pillola per la memoria, indispensabile per ritrovare il viagra. Ritorno alle funzioni di base per contrattaccare negli spazi, sui corpi, per riappropriarsi del vigore di "genere" ormai assopito. Parodismo del sogno hollywoodiano e dei suoi eroi e malinconica meditazione sulla sopravvenuta inattualità di quello stesso mito, diroccato da equilibri mondiali sempre più costrittivi e concentrazionari. Shelton concepisce il cinema come un gesto primario che riscatta la "secondarietà" del manierismo esistenziale, come una pulsione preformata di energia che si iscrive nei piani alti della cosmologia autoriale. Pulsante perchè attecchisce tra le spigolosità coperte dal velluto asettico degli "allineati". Lontano dai cosiddetti "shooters", il regista californiano non procede alla riabilitazione moralmente e formalmente ineccepibile del "caso", ma seziona la variabilità degli eventi in rappresentazioni mentali e significati raramente coincidenti. Il caparbio veterano Gavilan e il giovane riluttante Calden (Josh Hartnett) hanno un crimine da risolvere e, comunque, diverso tempo da dedicare alle attività extra. Rivisitazione del poliziesco e dei cliché con lunghe "pause" per "arrotondare" le imperfezioni del sistema e per contaminare al tatto l'artificialità della città glamour. Più nitido e sofisticato il "passo", dopo Indagini sporche – Dark Blue (Robert Souza, di quel film, è stato un consulente esterno), ma sempre costellato da oscillanti deambulazioni d'insieme più di affetto che di effetto. Il cinema sgomita ansimante ma è vivo e fondente. La realtà, l'azione, l'humour, s'intrecciano e mai si rincorrono per ricomporre le fila. Espressionista nella forma e "rappista" nei contenuti. Il rifiuto dell'armonia dominante si esprime attraverso il linguaggio generazionale legato troppo spesso ad etnocentrismi falsi, pericolosi e supponenti.
Regia: Ron Shelton
Sceneggiatura: Robert Souza, Ron Shelton
Fotografia: Barry Peterson
Montaggio: Paul Seydor
Musiche: Alex Wurman
Scenografia: Jim Bissell
Costumi: Bernie Pollack
Interpreti: Harrison Ford (Joe), Josh Hartnett (K.C.), Lena Olin (Ruby), Bruce Greenwood (Tenente Bennie Mako), Isaiah Washington (Antoine Sartain), Lolita Davidovich (Cleo), Keith David (Leon)
Produzione: Pitt/Shelton Production, Revolution Studios
Distribuzione: Medusa Film
Durata: 111'
Origine: USA, 2003