"Home – Casa dolce casa?", di Ursula Meier

Ira maschile e femminile teso all’estremo delle esasperazioni, invidiabile capacità di sopravvivere a se stessi, tentativi recidivi di razionalizzare il mondo: questa è la famiglia di Marthe e Michel. Un equilibrio magico. E fragile

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Un equilibrio magico. E fragile. Un viaggio malato ed esaltante tra i limiti e le sterminatezze umane. Il primo film di Ursula Meier sembra tendersi al massimo in due direzioni opposte, quelle di un cinema concreto ai limiti del possibile e fatto di continue derive nell’astrazione. Isabelle Huppert, ipnotica e indomabile, guida i fili di questa doppia percezione di andare e restare, radici e fuga nella sua testa, intorno alla casa, sull’asfalto di questa autostrada così ingombrante. Ira maschile e femminile teso all’estremo delle esasperazioni, invidiabile capacità di sopravvivere a se stessi, tentativi recidivi di razionalizzare il mondo: questa è la famiglia di Marthe e Michel. In mezzo al loro amore odio, al loro amore quasi atto politico, a una coppia di figlie come abissi diversi c’è un’infanzia di corse, un fratello minore che viaggia in tutte le direzioni del film, le aggroviglia e le confonde, traccia sulla pellicola una metafora, in controluce, delle sue complessità. Un caso, il paradosso di un evento normale e al contempo abominevole – l’apertura al traffico di un’autostrada, ai cui bordi sorge la casa dei protagonisti, scena onirica da scontro con altri mondi – è l’originale scintilla di una realtà che mostra il rovescio che tutti conosciamo, anche se prigionieri o smarriti nelle illusioni auto inflitte. Non contano neanche, la libertà-felicità e la folle prigionia che sono insieme la famiglia, non contano neanche le calibrate oscillazioni visive tra classici dettagli statunitensi e sottili, inquietanti baratri europei. Perché Home è sempre da un’altra parte, e non necessariamente dobbiamo seguirlo, anche perché spesso siamo nostro malgrado persi in attimi e sequenze di assoluta contemplazione sospesa: Marthe si rilassa nel tramonto di fronte a un muro esterno della casa, l’ironia di attraversare un mare di auto ferme in coda vacanziera per un picnic, Judith ogni mattina scende in costume e prende il sole su un lettino con le auto che le sfrecciano addosso, il sonno terminale come ultima frontiera della resistenza.

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Titolo originale: id.

Regia: Ursula Meier
Intepreti: Isabelle Huppert, Olivier Gourmet, Adélaide Leroux, Madeleine Budd, Kacey Mottet Klein
Distribuzione: Teodora
Durata: 97'
Origine: Svizzera/Francia/Belgio, 2007

 

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