HORROR & SF – Ash (R)evolution: da “La casa” a “Ash vs Evil Dead”

Già dalla prima puntata, è ciò che doveva essere, ovvero un giro di giostra sulle montagne russe che Raimi mette in scena con passione e il giusto dinamismo. A cura di La Cripta di Midian

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Forse il metodo migliore per ritornare sulla saga di The Evil Dead (e, conseguentemente, per affrontare la serie Ash vs Evil Dead) è quello di mettere da parte la sua appartenenza al genere horror, che oggi ancor più di ieri gli va decisamente stretta. Tutto il cinema di Sam Raimi, in fin dei conti, è un continuo attraversare i generi allo scopo di mescolarli tra loro, portando così alla luce un corpo nuovo e totalmente malleabile, risultato della sconfinata fantasia e libertà creativa del suo autore (anzi: creatore). Dall’horror al fantasy, passando per il western, il noir, la commedia romantica e il cinecomics: e a proposito di quest’ultimo, non stupisce più di tanto che il suo Spiderman 3 sia stato il capitolo più odiato, sbeffeggiato e rimosso da parte dell’intera comunità di fan e lettori del personaggio. Perché il più libero, in completo divenire e privo di una qualsivoglia forma di controllo – sulla trama, sui protagonisti, sulle creature e sugli effetti stessi del film – e ciò non poteva che portare a un ripiegamento su una dimensione più limitata e convenzionale (il reboot The Amazing Spiderman, ma anche buona parte della futura produzione Marvel).

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Questo per dire che anche un film come La casa, rivisto oggi, funziona più come

2una dichiarazione di intenti di tutto quello che per Raimi sarebbe venuto poi, piuttosto che come un horror in senso stretto. Dall’horror riprende la struttura narrativa, la sperimentazione sugli effetti speciali e sul profluvio di dettagli gore, l’atmosfera angosciante dettata dalla lettura del Necronomicon e dalla conseguente proliferazione di spiriti e entità maligne; eppure, nonostante tutto, dopo più di trent’anni non è questo a catturare maggiormente l’attenzione. Se questo piccolo film realizzato con un budget quasi inconsistente e grazie alla collaborazione di amici e parenti, divenuto col tempo un cult inossidabile del genere, (ancora) oggi ci piace è soprattutto perché rappresenta la prima dimostrazione folle e fanciullesca di un regista appena ventunenne che utilizza la macchina da presa come un attore in carne e ossa, sempre pronto a interagire con essa all’interno dello spazio fisico del set (in tempi di CGI e di bluescreen sarebbero poi venuti i tre Spiderman e Il grande e potente Oz, senza intaccare però lo spirito di fondo). Ne La casa l’orrore fuori campo e invisibile è la camera, ossia l’occhio: corre rasoterra nei boschi scavalcando tronchi e rami, attraversa ostacoli mandandoli in frantumi, contamina e distrugge cose e corpi. Ma è il primo tentativo da parte di Raimi di lavorare con un genere apparentemente agli antipodi: il cartone animato, nel quale è possibile infrangere qualsiasi limite fisico con una facilità e un’immediatezza altrimenti impossibili. Ecco perché si fa fatica a considerare La casa come un horror a tutti gli effetti. E se qualcuno storcerà la bocca davanti a questa affermazione, provi soltanto a contestualizzarlo nel suo periodo storico di appartenenza, quando il genere stava vivendo un momento storico pressochè irripetibile; accostate La casa a ciò che in quegli anni veniva realizzato da Carpenter, Romero, Craven, Hooper, soltanto per citare i soliti noti, e sarà facile rendersi conto della disparità che li divide, soprattutto in termini di dialettica.

Non è un caso allora che il migliore della serie sia il suo seguito, La casa 2, quello dove tutto esplode e deflagra come in un cartone animato dei Looney Tunes e di Tex Avery. Più che un sequel, una sorta di reboot ante litteram, che liquida nei suoi primissimi minuti tutta l’introduzione alla vicenda e ai personaggi, in modo da buttarsi immediatamente a pesce su una dimensione totalmente incorporea e astratta. Nella saga di The Evil Dead allora l’horror non è più lo strumento attraverso il quale riflettere – nel senso di mostrare, quindi deformare – la realtà che ci circonda, bensì il territorio all’interno del quale sperimentare sulla forma e sui corpi, esattamente come L’armata delle tenebre si porrà qualche anno dopo come un viaggio a perdifiato presso le tappe fondamentali del fantastico (da Ray Harryhausen fino a Guerre stellari).

4Ben ventitré anni più tardi, Ash vs Evil Dead si pone l’obiettivo di raccogliere questa eredità: accantonato (almeno per il momento) il progetto di un quarto capitolo cinematografico, le gesta di Ash si spostano sul piccolo schermo, ovvero il contenitore che più di tutti, oggigiorno, è sinonimo di libertà creativa. Nel fare questo, Sam Raimi e l’icona Bruce Campbell (che nel 2007 ha esordito alla regia con My Name is Bruce, quasi una sorta di spin off autoreferenziale) scelgono un approccio semplice e immediato: i trenta minuti di durata di ciascun episodio sembrano il compromesso migliore per un prodotto consapevole di essere poco più che un regalo per i fan, senza per questo mettere in secondo piano l’intelligenza della messa in scena. L’episodio pilota diretto da Raimi stesso, andato in onda negli States la sera di Halloween, racchiude in sé tutte le caratteristiche del cinema del suo autore, lavorando sulla dimensione iconica del personaggio e risultando, a conti fatti, una comedy in salsa horror con nessuna intenzione di prendersi sul serio, senza per questo cadere nel ridicolo. Non si tratta ovviamente di una serie nata con l’intenzione di stravolgere i canoni della serialità televisiva: già dalla prima puntata, Ash vs Evil Dead sembra esattamente ciò che doveva (e voleva) essere, ovvero un giro di giostra sulle montagne russe che Raimi mette in scena con passione e il giusto dinamismo. Naturalmente è ancora presto per stilare un bilancio globale dell’intero progetto, poiché nel momento in cui scriviamo siamo ancora alla terza puntata, ma l’impressione iniziale è che, qualora venisse sventato il pericolo di una (quasi) inevitabile ripetitività, Ash vs Evil Dead potrà rappresentare il degno tassello conclusivo (?) di un percorso cominciato nel lontano 1981; un percorso nato dalle parti dell’horror, e progressivamente spostatosi sempre più verso i territori del grottesco e della commedia a tinte gore.

 

Ascolta i podcast di La Cripta di Midian

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array