I brani con meno di 1000 stream saranno demonetizzati dalla piattaforma di Spotify
Spotify ha dichiarato in modo ufficiale che tutti i brani sulla sua piattaforma che hanno meno di 1000 stream non genereranno più guadagno

Le recenti regole introdotte dal gigante dello streaming musicale Spotify sono state decise dopo lunghe discussioni riguardanti possibili cambiamenti nelle politiche della piattaforma, inclusi i rumors che indicavano come l’azienda potesse rendere più complicato per gli artisti guadagnare in royalties attraverso la loro musica. Secondo le statistiche fornite da Spotify, su circa 100 milioni di brani presenti sulla piattaforma, soltanto 37,5 milioni soddisfano i nuovi criteri per generare entrate. Il motivo di questa decisione è stato il desiderio di fermare l’aumento dei falsi streaming, dato che si era rilevato un aumento delle attività fraudolente. Inoltre, Spotify ha dichiarato che il 99,5% di tutti gli stream sulla piattaforma è costituito da brani che hanno superato i 1000 stream.
All’interno della nota pubblicata online, Spotify ha spiegato che attualmente la piattaforma ospita oltre 100 milioni di tracce. Tra queste, decine di milioni vengono ascoltate tra 1 e 1000 volte durante un anno, generando circa 0,03 dollari al mese. Inoltre, Spotify ha rivelato che circa il 60% delle tracce presenti sulla piattaforma non raggiunge la soglia dei 1000 stream ogni anno. Queste tracce, sommate, rappresentano meno dell’1% degli stream totali registrati sulla piattaforma di streaming musicale. Questo cambiamento potrebbe fare una differenza significativa per alcuni artisti, tuttavia, dovremo attendere per vedere se sarà effettivamente così. Inoltre, è stato stabilito che le tracce non musicali devono avere una durata di almeno due minuti per poter beneficiare delle royalties, e ogni riproduzione conterà per un quinto dello streaming di un brano musicale. Anche se questa decisione è sta considerata ingiusta, Spotify risponde cosi: ”Ospitiamo oltre 100 milioni di tracce. Decine di milioni di esse vengono ascoltate tra 1 e 1000 volte in un anno, generando circa 0,03 dollari al mese. Dal momento che etichette e distributori richiedono una somma minima per eseguire la transizione (solitamente tra i 2 e i 50 dollari) e le banche impongono una tassa sulle transizioni (tra 1 e 20 dollari), questi soldi spesso non raggiungono gli artisti, e questi pagamenti minimi vengono frequentemente trascurati. Unendo questi importi minimi, raggiungiamo una somma di 40 milioni di dollari all’anno, che possiamo ora destinare agli artisti che dipendono maggiormente dai guadagni dello streaming”