I Cento autori e la Casa del Cinema occupata

La Casa del Cinema
Il movimento dei Cento Autori da venerdì notte ha preso possesso del palazzetto di Villa Borghese per redigere un nuovo manifesto che dibatte questioni urgenti come il ripristino di Fus e Tax Credit e obiettivi morali come il recupero storico di Cinecittà quale industria del cinema. GALLERIA FOTOGRAFICA

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Sono tredici le associazioni dei lavoratori dello spettacolo che si sono ritrovate nella notte di venerdì 22 ottobre alla Casa del Cinema di Villa Borghese, per un nuovo attacco ai tagli alla cultura e allo spettacolo operati dal governo.
Dopo le prime riunioni presso la Libreria del Cinema di Trastevere, la manifestazione sotto il Ministero dei Beni Culturali, e l'assemblea dello scorso giugno al Centro Sperimentale di Cinematografia, la battaglia dei Cento Autori si arricchisce di un nuovo capitolo con l'occupazione, stavolta, della Casa del Cinema di Roma, struttura pubblica voluta da Sergio Amidei, che – come asserisce in conferenza stampa un agguerrito Stefano Rulli – "non si vuol vedere espropriata da un comitato d'affari che nei progetti del sindaco Alemanno ne assumerà la direzione artistica".
Alla conferenza indetta sabato 23 erano presenti oltre a Rulli i rappresentanti di alcune associazioni: Mariangela Barbanente di Doc It, Riccardo Tozzi per l'Anica, Daniele Cesarano della SACT, più produttori e registi fra cui Angelo Barbagallo, Daniele Luchetti e Giuliano Montaldo.
Hanno trascorso la notte a redigere nuove richieste, che vanno dal ripristino di Fus, Tax Credit e Tax Shelter, a obiettivi morali come il recupero storico di Cinecittà quale industria del cinema, al momento invece al centro di piani che ne prevedono una ulteriore mutazione, "con la realizzazione al posto degli attuali teatri  di posa di un albergo con parcheggio e ristoranti previsti dal progetto di Abete", dice lo scenografo Enzo De Camillis, rappresentante delle maestranze cinematografiche, che pone anche il problema della scomparsa dei lavoratori del cinema per mancanza di un'adeguata formazione e avviamento professionale.

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Barbagallo, Rulli, Barbanente e MontaldoIl termine "occupazione" in realtà appare un po' forte per la situazione che si è presentata: fatta eccezione per uno striscione dal testo cinefilo – Tutti a casa, diceva – appeso sulla facciata dell'edificio, la conferenza stampa non ha fatto che riproporre le questioni care al movimento dei Cento Autori sin dalla sua nascita. "Non siamo i parassiti e i privilegiati che vogliono dipingere Bondi e Tremonti", rincara Rulli, e stavolta vengono coinvolte le associazioni dei lavoratori dello spettacolo – scenografi, studenti della SNC, gli stessi esercenti dell'Agis – per tentare di creare un fronte comune che rivendichi il proprio ruolo di industria cinematografica, oltre che quello percepito come elitario, di artisti e intellettuali avulsi dalla crisi. E' quello che auspica Daniele Cesarano – sceneggiatore di ottime fiction targate Sky come Romanzo criminale e Il mostro di Firenze – che invita lo stesso movimento a porsi nei confronti dell'interlocutore politico come industria in grado di produrre ricchezza, andando a sfidare il governo sul piano economico, e che ci pare l'intervento più lucido e produttivo e l'unica impostazione in grado di allontanare i sospetti attorno ai Cento Autori di una lobby che interceda per mantenere i propri privilegi.
Dopo la conferenza l'assemblea è tornata a riunirsi per continuare a formulare meglio le proposte da sottoporre al governo, ma soprattutto per trovare una strategia comune che tenga conto della pluralità di voci che fanno capo al movimento, e che contemplano tanto gli studenti del Centro Sperimentale, preoccupati per il proprio futuro, quanto i dipendenti di società appaltatrici di servizi per lo spettacolo come la Multiservizi, che denuncia attraverso la portavoce Serenetta Monti, la revoca della memoria di giunta che potrebbe presto portare a numerosi licenziamenti.
Di nuovo le parole di Cesarano sembrano il punto da cui partire per una protesta che sappia trasformarsi in realtà, anche – e soprattutto – con il Festival di Roma alle porte, che, dato il rilievo politico più che estetico della manifestazione, potrebbe costituire uno scenario importante in cui far maturare le proposte qui abbozzate.

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