I due papi, di Fernando Meirelles

Il film Netflix parte con un’impostazione politica per diventare presto il racconto umano di due biografie, colme di scelte emotive straordinarie. Tre nominations agli #Oscars2020

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Città del Vaticano, 11 febbraio 2013. In una fredda mattinata nelle stanze papali si sta svolgendo un concistoro alquanto ordinario. La riunione è stata convocata per la canonizzazione di alcuni martiri, tra cui i famosi caduti di Otranto, gli 813 fedeli salentini trucidati nel ‘400 dalle truppe turche per non aver rinnegato la loro fede. Alla fine dell’incontro, però, accade l’impensabile: Benedetto XVI nel suo amato, lucidissimo, latino annuncia la rinuncia al ruolo di Vescovo di Roma e di Pontefice della Chiesa Cattolica. Lo sconcerto e il panico che serpeggia immediato tra gli alti prelati presenti alla riunione esplodono presto a livello globale, quando le agenzie di stampa, dopo aver rispolverato i vecchi dizionari delle superiori, fanno il lancio epocale: il papa si è dimesso. Chi avrebbe detto che Joseph Ratzinger, il teologo “reazionario” chiamato a raccogliere la pesante eredità di Giovanni Paolo II, potesse chiudere il suo pontificato con un gesto così straordinario, rivoluzionario?

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Le dimissioni di Ratzinger, negli ultimi anni, hanno dato sponda a centinaia di congetture e inchieste. Gli scandali finanziari e sessuali del Vaticano, le difficoltà caratteriali di un uomo anziano non pronto a gestire il peso di una carica diventata estremamente pop dopo l’esperienza con Wojtyla sono solo alcuni dei temi che hanno attraversato la biografia di Benedetto XVI regalando materiale narrativo a documentaristi e presunti giornalisti. La sceneggiatura di Anthony McCarten, l’autore capace di inserirsi tra i nodi dell’ora più buia di Churchill, parte proprio da questo evento inaudito (era dai tempi medievali di Celestino V che un papa non rinunciava al proprio incarico) per raccontare una storia terribilmente umana. I due papi, il film Netflix diretto dal brasiliano Ferdinando Meirelles, parte con un’impostazione politica, gli intrighi cardinalizi dentro quell’oggetto misterioso e folkloristico che è il conclave, per diventare presto altro.

I due papi, infatti, è il racconto di due biografie intrecciate tra loro. Quella di chi entra nell’ombra e quella di chi sale (impreparato?) sulla scena. Francesco e Benedetto, Bergoglio e Ratzinger, Jorge Mario e Joseph. Due papi, due sacerdoti con convinzioni politiche e religiosi molto distanti, due uomini dai caratteri forse inconciliabili e dai percorsi umani diametralmente opposti. E’ normale che, data la sua potenza mediatica e la sua attualità, Bergoglio prenda il sopravvento su Ratzinger all’interno del racconto di Meirelles.


Da autore sudamericano il regista sente l’obbligo a dare grande spazio alla vicenda umana del suo pontefice continentale. Nell’affrontare la vita di Jorge Mario prima di essere Francesco, uomo del popolo prima che vescovo, il regista racconta l’intera biografia del Sudamerica. Le grandi passioni terrene come il calcio, il matè e il ballo, una fede che ha spesso i caratteri di personalismi indigeni o socialisti, il dramma della dittatura che contamina sia le vittime che i complici. Sono le tracce storiche e sociali che attraverso la storia di una Terra e che trovano nel primo pontefice sudamericano una forma di sintesi umana. L’interpretazione divertita di Jonathan Pryce, attore gallese, a suo agio con ruoli non british, e chiamato anche per la somiglianza fisica con Francesco, ha la solida leggerezza di caricarsi di questo peso. Il Bergoglio di Meirelles non è un santino ma un uomo simpatico e scanzonato, non certo privo di ombre. Dietro il sorriso contagioso del vescovo argentino c’è un mondo di ferite e sensi di colpa che rendono la sua scelta di compiere il passo terribile del papato ancora più commovente.

I due papi, dunque, prima che un film politico (e di propaganda) su due uomini di chiesa e il racconto umano di alcune scelte personali esagerate. Accettare un destino di leader politico, decidere di lasciare tutto e di ritirarsi, convincersi di non essere mai stato all’altezza di un compito sognato da tutta la vita o, al contrario, capire di essere forse l’unico adatto per un ruolo mai cercato. Sono le emozioni e i pensieri che passano attraverso i dialoghi poliglotti e gli sguardi diretti di due uomini che, pur detestandosi a pelle, cominciano lentamente ad apprezzarsi, stimarsi e, alla fine, capirsi. Una profonda empatia e sincerità emozionale che riesce a passare nonostante l’esagerata l’impostazione wikipediana che, fatta per soddisfare il pubblico internazionale, snocciolano i problemi e i drammi della Chiesa di Roma con fastidiosa superficialità. In questa continua e alterna confessione che lega per sempre Francesco e Benedetto, la figura di Ratzinger (magnifico Hopkins) pur limitato, all’apparenza, in un ruolo da comprimario, ha la forza dirompente dell’outsider. Il Papa conservatore che, mostrando al mondo la debolezza della sua natura fallibile e umana, ha più di tanti altri colleghi più quotati, cercato di cambiare la Chiesa.

 

Titolo originale: The Two Popes
Regia: Fernando Meirelles
Interpreti: Anthony Hopkins, Jonathan Pryce, Juan Minujín, Luis Gnecco, Cristina Banegas, María Ucedo, Renato Scarpa, Federico Torre, Libero De Rienzo
Distribuzione: Cineteca di Bologna/Netflix
Durata: 125′
Origine: USA, Gran Bretagna, Italia, Argentina, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.67 (9 voti)
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