I fictional influencer di TikTok

Il fenomeno degli influencer “avatar” nato sull’app per giovanissimi apre ad un futuro sempre più immersivo ma totalmente artificiale

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Che i social network fossero un universo parallelo, specchio edulcorato e idealizzato della realtà, non è un mistero. Ma tra tutte, TikTok ha fatto un balzo in avanti rispetto alle piattaforme concorrenti. Nell’ultimo anno infatti sono spuntati diversi profili di quelli che vengono definiti fictional influencer: si tratta di attori professionisti pagati per interpretare dei ruoli, scritti appositamente da un team di sceneggiatori che rispondono alle direttive di FourFront, startup americana specializzata nell’intrattenimento, co-fondata dallo sceneggiatore Ilan Benjamin, che oggi vanta la produzione di ben 22 personaggi fittizzi. Ogni giorno, gli attori caricano nuovi video sui rispettivi account TikTok, condividendo momenti e aspetti della propria vita privata con gli utenti, tenendo aggiornati i milioni di followers sui risvolti delle loro immaginarie vicende personali.

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Non è un caso che sia stato scelto proprio TikTok per il lancio di questo nuovo trend: nel 2021 infatti la piattaforma ha raggiunto il miliardo di iscritti, con una crescita che, in Italia, ha visto il numero di utenti triplicare nell’ultimo anno, con una schiacciante maggioranza di utilizzatori giovanissimi, tutti appartenenti alla Z generation. Il modo in cui funziona TikTok consente ai follower di partecipare allo storytelling in modo attivo, lasciando like e commenti ai contenuti pubblicati da questi account. Una volontà dichiarata in modo trasparente dagli stessi ideatori, al fine di coinvolgere sempre più gli spettatori nel definire il prosieguo delle storyline dei loro beniamini. Dei 22 personaggi ideati dal team di Benjamin, solo otto sono ancora attivi, in base proprio alle preferenze espresse in termini di reactions, like e commenti dei follower sui loro profili. Tra i fictional influencer di maggior successo compaiono la bionda Sydney, il ragazzo transgender Ollie e la wannabe princess Tia, che millanta un ex fidanzato di stirpe nobile. Sebbene sui profili dei falsi influencer sia specificato che si tratta di personaggi di finzione, secondo una statistica fornita proprio da FourFront, quasi il 50% degli utenti hanno deciso spontaneamente di condividere con loro informazioni intime, attraverso le chat private. Questo risultato si può far risalire allo stesso meccanismo che in semiologia viene definito “sospensione dell’incredulità”, ovvero la volontà del lettore o dello spettatore di instaurare un rapporto di fiducia con l’autore, accettando come veritieri eventi e personaggi di fantasia. A questo si aggiunge il fatto che nelle intenzioni di FourFont è compreso anche il desiderio di creare una sorta di Universe social, con personaggi e archi narrativi interconnessi tra loro. Gli scambi tra i giovanissimi utenti e i fictional influencer oltretutto sono incoraggiati dalla stessa azienda creatrice, che invita i ragazzini a scrivere ai propri personaggi preferiti per stringere con loro un rapporto sempre più confidenziale. A rispondere però non sono gli attori, ma un’intelligenza artificiale specializzata nella produzione di testi, chiamata GP3-T. Lo scopo è quello di ottenere dagli utenti informazioni da utilizzare per incrementare la credibilità delle storyline proposte, con l’obiettivo di renderle sempre più realistiche e coinvolgenti.

Oltre a riportare l’attenzione sul carattere sempre più performativo dei social network, questo nuovo fenomeno solleva un’importante questione, in termini di aderenza alla realtà, relativa ai processi di identificazione degli utenti nei modelli proposti. I personaggi di finzione infatti, diventano a tutti gli effetti strumenti di trasmissione valoriale e ideologica che di per sé può avere risvolti più o meno positivi, ma in un’ottica a largo spettro, portano inevitabilmente ad una sovrapposizione tra rappresentazione e realtà, rendendo difficile ai giovanissimi, non in possesso di strumenti critici adeguati, di riconoscere il meccanismo illusorio. In tempi pandemici poi, il tempo dedicato alla visione di contenuti digitali – serie tv, film, video, stories – è aumentato esponenzialmente, opacizzando definitivamente il confine tra reale e irreale. Questo ha comportato una ridefinizione dell’attaccamento emotivo che si instaura tra gli utenti e i fictional characters.

La motivazione, stando alle dichiarazioni di FourFront, è legata al puro intrattenimento e nelle modalità con cui l’esperimento è stato ideato e proposto non differisce poi tanto dal format del reality show televisivo, le cui dinamiche sono costruite a tavolino. Tanto che lo scorso ottobre la startup ha addirittura organizzato un evento a Los Angeles per far incontrare i propri tiktokers di gamma, in una sorta di revelation-event che aveva lo scopo di confessare il gioco di specchi dietro al fenomeno social. Ma sarebbe ingenuo non considerare un evidente aspetto economico che sottende a qualsiasi trend mediale: è innegabile infatti che gli utenti sono a tutti gli effetti consumatori e i social network al momento rappresentano le migliori vetrine attraverso sponsorizzare brand e prodotti commerciali. Lo stesso Benjamin ha affermato che i personaggi di FourFront potrebbero presto spostarsi su altre app di social media, come Instagram, dove i contenuti proposti dai profili dei falsi influencer potranno essere monetizzati attraverso le sponsorizzazioni. In questo scenario sempre più orientato all’immersività e alla compenetrazione tra realtà concreta e dimensione finzionale, la prospettiva di una completa digitalizzazione di creator e influencer mantenendone le sembianze umane, non appare così implausibile. Ma questa trasformazione, se da una parte garantirebbe ai brand un controllo completo sullo strumento pubblicitario, dall’altra comporterebbe la definitiva sostituzione del reale con l’artificiale, tanto da rendere impossibile distinguere i due piani.

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