I fidanzati, di Ermanno Olmi

Una prima parte minuziosamente e intimamente descrittiva e una seconda esplosiva. Un poema sinfonico, oggi modernissimo, anzi fantascientifico. Su Rai Play

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La ‘cronaca di un amore’ segna il terzo lungometraggio di Ermanno Olmi. In I fidanzati viene ricostruita come i frammenti di un puzzle attraverso flashback, flashforward ma soprattutto i flussi mentali, i pensieri e i desideri dei due protagonisti.

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Giovanni, un operaio milanese, viene trasferito dalla sua azienda in Sicilia. La sua fidanzata Liliana resta a Milano. Il loro rapporto, da tempo, segue una stanca routine. La lontananza prima lo rimette in discussione, poi lo rinsalda.

Al centro del cinema di Olmi ci sono ancora i sentimenti della gente comune. I dialoghi sono ridotti al minimo. Gli stati d’animo emergono invece, come in Il posto, attraverso i primi piani dei protagonisti. Si crea una specie di intimo e privato monologo interiore che non condividono all’esterno. Un esempio è proprio la sequenza d’apertura. Giovanna e Liliana siedono allo stesso tavolo. Lui la invita a ballare, lei rifiuta. Può essere l’inizio come la fine di una storia. Il cinema di Olmi si avvicina innanzitutto a loro, filma discretamente i loro ricordi ma lascia emergere soprattutto la loro solitudine. Non c’è soltanto quella della loro separazione. Ma anche quella di un amore mai esploso, che è interrotto ma vive su uno stato di sospensione che potrebbe durare anche a lungo.

Poi c’è il rapporto con i luoghi. Giovanni, appena arrivato in Sicilia, guarda il paesaggio dalla macchina. C’è in lui quell’estraneità e quella scoperta che richiamano le reazioni di Domenico in Il posto dopo che era appena arrivato a Milano. La loro realtà si compone di dettagli, piccole notazioni: la cena in ritardo in albergo dove il cameriere gli racconta del figlio malato; la relazione extraconiugale; la stanza d’albergo e poi la ricerca di una camera dove pernottare. Tutta la prima parte è, così, minuziosamente ma anche intimamente descrittiva. Qui emerge l’oggettività documentaristica del cinema di Olmi. Dall’altra c’è la non comune capacità di percepire e vivere ambienti e situazioni attraverso le reazioni soggettive dei due protagonisti. Dalla sequenza del carnevale I fidanzati esplode. Diventa un poema sinfonico, oggi modernissimo, anzi fantascientifico. Un cinema dall’eredità neorealista che si immerge totalmente nella passione, nel dolore e nella speranza. Le lacrime di Liliana. Il rumore del temporale durante una telefonata tra i due protagonisti. Ma soprattutto è strepitoso tutto il loro rapporto epistolare. Di Giovanni si sente la voce-off mentre è inquadrato. Liliana invece legge ad alta voce la sua lettera. L’illusione è quella di un’anticipazione truffautiana di Le due inglesi. L’impeto, sottratto, quasi nascosto, di una delle più belle storie d’amore raccontate negli anni ’60 dal cinema italiano. Basta anche soltanto il flashback di loro due felici in moto. È un passato remoto, vicino, il futuro oppure soltanto l’immaginazione della loro felicità?

 

Regia: Ermanno Olmi
Interpreti: Carlo Cabrini, Anna Canzi
Durata: 77′
Origine: Italia, 1963
Genere: drammatico

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (10 voti)
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