Sedotta e abbandonata, di Pietro Germi

Ennesima incursione di Germi nel costume italiano, con il solito occhio impietoso e sarcastico. Tutto riflesso in una Sicilia arcaica e solare, in un bianco e nero acceso e canicolare .

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Canicolare e polveroso, inscritto in un bianco e nero abbacinante che rimanda ad una Sicilia iconograficamente perfetta nelle sue contraddizioni estreme, senza grigi e senza compromessi, Sedotta e Abbandonata (1963), ennesima incursione germiana all’interno del costume italiano, meglio se di natura sessuale, rappresenta, insieme a Divorzio all’italiana (1961), una cesura nella storia del cinema italiano dalla quale, successivamente, sarebbe stato difficile uscire. Basta pensare ai film epigoni del genere: (finta) vergine, alle prese con il mostro tentatore, La ragazza con la valigia, Bello, onesto, emigrato Australia…. Un cinema successivo, minore, ma potentemente adagiato sulle necessità del momento storico, che ha scandagliato la figura della donna in rapporto con la propria verginità, dimostrando, ad un ‘Italia un po’ bacchettona e po’ sconcertata e tanto democratica e cristiana, che poi le cose non stavano come venivano dipinte e che, in fondo, la donna in nulla differiva, quanto a bisogni, dall’uomo. Insomma, si preparava il ’68 e stranamente lo preparava, sotto questo profilo, un regista come Pietro Germi che certo non poteva essere accusato di essere un “feroce comunista”.

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Così Sedotta e abbandonata, che vede tra i propri protagonisti una Stefania Sandrelli nel fiore degli anni e un Sarò Urzì mai così collerico e stellare, mette a segno i propri colpi complice lo sguardo impietoso di questo ligure che osserva l’Italia da cima a fondo (Sicilia, Treviso…) per tirare fuori ogni possibile peccato di convivenza, ogni probabile caduta libera del gusto e del costume.

Regia: Pietro Germi
Interpreti: Stefania Sandrelli, Saro Urzì, Lando Buzzanca, Aldo Puglisi, Leopoldo Trieste
Durata: 118′
Origine: Italia/Francia, 1964
Genere: commedia

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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