Tempo di vivere, di Douglas Sirk

Douglas Sirk ha percorso la strada stretta fra l'assurdo e il realistico senza mai smarrire eleganza e stile, come Lubitsch; ha portato il melodramma ai massimi livelli senza mai smarrire l'essenza del cinema, come Leo McCarey. Su Rete 4, venerdì alle 16.00, uno dei suoi capolavori del periodo americano.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Tratto dal romanzo di Erich Maria Remarque, Tempo di Vivere è la storia di un giovane soldato tedesco (John Gavin) che dal fronte russo ritorna al suo paese d’origine per una licenza di pochi giorni. I bombardamenti hanno distrutto la sua casa e i genitori sono scomparsi. Trova un’ex compagna di scuola (Liselotte Pulver) e tra i due nasce l’amore. Si sposano, ma la guerra presto li separerà. Lui deve tornare al fronte e si trova nel bel mezzo della ritirata tedesca. Come missione gli affidano la custodia di tre soldati nemici che prova a far scappare. Intanto con una lettera giunta al fronte, la moglie annuncia di aspettare un bambino. Lontano da ogni pura e semplice condanna retorica della guerra e dei nazisti, Sirk ribalta il punto di vista: senza la guerra questo amore non sarebbe mai nato. Ma forse più che ribaltare, espande gli orizzonti cupi e desolanti di troppo cinema intellettualmente pretenzioso e poco coraggioso. Anche nei suoi film americani, dove l’ottimismo a stelle e strisce era imposto, si sente un’oscurità sotterranea una venatura di pessimismo che trasforma l’happy end in “an unhappy happy end”.   

L’essenza del cinema sembra mostrarsi nel melodramma: Sirk mette in scena l’imperfezione della felicità con gli scarti (tra le macerie) immaginari dell’amore. Simula l’ordine della vita, la zona franca della realtà e delle ottusità storiche, il confine tra i desideri e le nostalgie, i ritrovamenti e le perdite definitive. Sguardo mai invischiato nel sentimentalismo ma assolutamente descrittivo: rari sono i primi piani e persino nei campo/controcampi, il più delle volte, l’interlocutore non è tutto in quadro. Riprese  esclusivamente oblique e in prevalenza dal basso e le luci sono le più innaturali possibili: si scorgono ombre dove non dovrebbero esserci. È lo “straneamento” che libera la mente dalle consuetudini, come quando specchiandoti riconosci te stesso per la prima volta con l’intensità di una totale comprensione e non di un’identificazione passiva. Quello che scorre sullo schermo (ri)trapassa e purifica le nostre teste.

TEMPO DI VIVERE (A Time to Love and a Time to Die)

Regia di Douglas Sirk

Con John Gavin, Liselotte Pulver, Keenan Wynn, Jock Mahoney

USA, 1958, 139′

Venerdì 18 febbraio, Rete 4, ore 16.00

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative