"I fiumi di porpora 2 – Gli angeli dell'apocalisse", di Olivier Dahan
Thriller senz'anima e senza cuore, la nuova pellicola di Olivier Dahan (ma pensata e prodotta da Luc Besson) mostra in tutta la sua scaltrezza l'elogio della superficialità. Una rumorosa cura e una particolare sofisticatezza evidenziano il trionfo della bella immagine e dell'estetismo fine a se stesso.
Adattandosi a un percorso stilistico già ampiamente utilizzato, I fiumi di porpora 2 si arena laddove era terminato il primo episodio senza proporre nulla di nuovo. Il risultato che ne consegue è una riflessione sul vuoto assoluto dove si rimane perplessi sulle buone intenzioni che rimangono tali. Il film di Dahan prosegue una consueta tendenza del cinema contemporaneo a favorire l'elemento puramente estetico e visionario, rispetto alla struttura narrativa. Tuttavia nel suo perfezionismo, nella cura del dettaglio e nelle sofisticate e coraggiose e talvolta avvincenti inquadrature, dimentica di raccontare una storia e naufraga ancora prima di affrontare le prime difficoltà sul piano narrativo,
Nel rievocare le nuove (e eterne) paure apocalittiche del mondo contemporaneo, sempre più affascinato dal confronto (e dall'inevitabile conflitto) tra spiritualità e modernità, I fiumi di porpora 2, mette in scena degli stereotipi abbozzati, riflessi appena accennati e mai convincenti, della tradizione horror, thriller e del cinema d'azione. Elementi che vivono solo ed esclusivamente di luce che non gli appartiene, perché prodotta dall'immaginario collettivo. Il mondo dell'ordine (rappresentato dai rassicuranti, strafottenti e litigiosi poliziotti) si confronta con quello meno rassicurante dei nuovi ordini spirituale-apocalittico.
L'ambientazione, in una Lorena misteriosa e ambigua, è forse il momento più felice del film. L'iconografia, in puro stile neogotico, si alterna tra monasteri (popolata da cupi monaci dediti al silenzio (che nascondono religiosamente il segreto della loro combattività) e le infinite gallerie della linea Maginot, dove i fantasmi del passato (interpretati dall'icona Christopher Lee) riemergono per ricostituire una terribile verità. Ma la presenza del grande vecchio non basta a risollevare gli infiniti interrogativi e le lacune narrative di un film che rimane in sospeso, in un limbo, che se non fosse per un già annunciato seguito, meriterebbe di essere infinito.
Titolo originale: Rivières pourpes 2 – Les anges de l'apocalypse
Regia: Olivier Dahan
Soggetto e sceneggiatura: Luc Besson
Fotografia: Alex Lamarque
Montaggio: Richard Marizy
Musiche: Colin Towns
Scenografia: Olivier Raoux
Costumi: Chattoune
Interpreti: Jean Reno (commissario Neimans), Benoit Magimel (Reda), Cristopher Lee (Heimmerich), Camille Natta (Marie), Johnny Halliday (eremita cieco), Gabrielle Lazure (ragazza di Gesù), Serge Riaboukine (padre Vincent), André Penvern (padre Dominique)
Produzione: Alain Goldman, Luc Besson perEuropa Corp., Legende Enterprise, TF1 Films Production, Studio Canal.
Distribuzione: Filmauro
Durata: 97'
Origine: Francia/Gran Bretagna/Italia, 2003