I molti santi del New Jersey, di Alan Taylor

Il prequel de I Soprano è un blando gangster movie “brandizzato”, che pare provenire da un’idea di cinema anacronistica. A tratti brilla ma non riesce a liberarsi mai dei suoi fantasmi.

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Dopo aver distrutto i confini tra cinema e serialità televisiva, l’ecosistema dei Soprano arriva in sala con un film prequel dell’intera storia, I molti santi del New Jersey, quasi come se David Chase volesse chiudere il cerchio della sua personale idea di Complex TV. Eppure I molti santi del New Jersey non sembra rendersi conto della complessità del medium con cui vuole dialogare. Pare provenire da un altro mondo, da un altro tempo, da un’idea di cinema vecchia di anni. A tradire il malinteso è già la presenza  in regia di Alan Taylor, shooter fondamentale per la serie ma personalità mai troppo a proprio agio nel contesto del cinema popolare. David Chase si trova quindi senza una guida forte che gli permetta di orientarsi in uno spazio che conosce poco, finendo per perdersi in una dimensione che dovrebbe conoscere come le sue tasche.

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Chase parte, però, da un’intuizione vincente: porta i suoi personaggi fuori dalla loro comfort zone e li rende entità di contorno di un racconto incentrato su Dickie Montisanti, mentore di un Tony Soprano ancora adolescente, diviso tra i giochi di potere della famiglia mafiosa dei Di Meo e le rivolte razziali di Newark del 1967. Ma il sistema finisce presto fuori asse. Il racconto si concentra troppo sul suo protagonista e forse troppo poco sul giovane Tony, relegato ai margini di un mondo che cerca costantemente di tirarlo in causa, mentre l’affascinante irruzione della Storia nella narrazione, con tutto il suo carico di blackness e postfemminismo militante, pare più un pretesto con cui la diegesi dimostra di essere al passo coi tempi che l’occasione per riflettere su questi macrotemi.

Chase e Taylor vengono lentamente sovrastati dal meccanismo produttivi del film. E così la scrittura si fa nervosa, scattante, insofferente ai tempi cinematografici mentre Alan Taylor pare irretito dal massimalismo del racconto, dalle scene di massa delle rivolte, dai carri armati nelle strade.

I molti santi del New Jersey

Con il tempo, I molti santi del New Jersey cade in alcuni paradossali cortocircuiti. La regia vorrebbe trarre il massimo dal nuovo spazio in cui si sta muovendo, ma non sa come fare, perciò si rinchiude in un immaginario di risulta, tra Shaka King e la Detroit della Bigelow. David Chase, invece, si rifugia in casa propria: imprigiona le performance del cast nei gesti, negli atteggiamenti, degli ormai mitici personaggi della serie; trae sicurezza nella riproposizione di sequenze cult, nei tormentoni, negli ammiccamenti ai fan; tenta di elevare il film citando la tradizione, da Quei bravi ragazzi (c’è persino Ray Liotta in un doppio ruolo) a Il Padrino, restaurando quell’immaginario che però la serie aveva ribaltato con intelligenza.

Disperso dai meccanismi del cinema popolare, lo spirito della serie si ritrova nei momenti di stasi, quando Chase e Taylor possono ragionare in uno spazio più controllato, tra ricercate scelte di messa in scena, vivaci linee di dialogo ed un protagonista che, a tratti, riesce a riecheggiare la personalità tragica di Tony Soprano.

È un film di fantasmi, I molti santi del New Jersey, tanto narrativi quanto produttivi, echi di un linguaggio estinto che tuttavia è ancora lì, a rallentare un progetto che avrebbe meritato un altro passo.

Quello di Alan Taylor è un film ambizioso che tuttavia fraintende lo spirito del cinema contemporaneo. Il risultato è un banale gangster movie brandizzato Soprano, popolato da Deep Fake e caratterizzato da un’anima wiki, in cui ogni spunto, ogni scena, è un ipertesto, una citazione da ricostruire, una pellicola che non trova il suo passo sul grande schermo ma che pare più a suo agio in dimensioni mediali più spurie, magari come soggetto dell’ennesimo video Youtube che promette di svelare tutti i dettagli del film che “forse avete perso”.

Titolo originale: The Many Saints Of Newark
Regia: Alan Taylor
Interpreti: Alessandro Nivola, Christopher Gandolfini, Vera Farmiga, Corey Stoll, Jon Bernthal, Ray Liotta, Billy Magnussen
Distribuzione: Warner Bros
Durata: 120′
Origine: USA, 2021

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.83 (18 voti)
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