“I perfetti innamorati” di Joe Roth

Parodia degli studios hollywoodiani svelati con beffarda ironia, ma anche convincente commedia romantica in cui spiccano soprattutto Catherine Zeta-Jones e John Cusack

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Nel corso di un “junket” (mondanissima anteprima di un film mirata a conquistare i favori della stampa, stordendola con ospitalità sontuosa, regali e appetitosi pettegolezzi) si srotolano le due storie parallele de “I perfetti innamorati”. Una è una commedia romantica di schema collaudato: l’uomo ossessionato dalla donna fatale che si lascia quasi sfuggire la ragazza della porta accanto, qui incarnata dalla dolce sorella di una capricciosa star hollywoodiana. L’altra è una divertente ed istruttiva (nonché inedita, per un film di Hollywood su Hollywood) farsa sullo “showbiz” cinematografico e sui maghi delle agenzie stampa, coloro che trasformano ogni film in un evento sfruttando amori e amorazzi, scandali e “vita vissuta”. Esemplare a questo proposito la battuta del press-agent Billy Crystal: “Metti che durante un’anteprima muore tua madre: tu ti fai vedere dalla stampa, versi due lacrime, e dici: – Peccato, le sarebbe piaciuto tanto questo film-”
In questa storia di cinema nel cinema tutto l’accento è sulla satira ed il junket in questione promuove paradossalmente un film che nessuno ha visto perché forse non esiste: compito del press-agent sarà allora quello di dirottare l’attenzione dei media scandalistici sui due attori protagonisti, ex coppia d’oro di “fidanzatini d’America”, attualmente impegnata in cause di divorzio e riabilitazioni psicologiche. Tutto il cinismo grottesco dello star system è qui svelato con beffarda allegria, fino a che la situazione esplode quando l’anticonvenzionale regista del film fantasma (non per niente interpretato da un vero outsider di Hollywood, Christopher Walken) irrompe a sorpresa mostrando su pellicola tutti i “dietro le quinte” di una produzione hollywoodiana.
Senza dubbio la parte più convincente del film è proprio nella parodia della morale degli studios, anche perché regala un po’ più di cattiveria del solito, nonché qualche parolaccia e qualche volgarità alquanto gradite nel lucido contesto di patina hollywoodiana. In compenso è sul versante della commedia romantica che abbiamo le interpretazioni migliori: una Catherine Zeta Jones assolutamente credibile come principessina di Hollywood, ed un ottimo John Cusack che incarna il divo depresso e facile preda tanto dei santoni indiani quanto delle lusinghe dei pr. Potremmo quasi dire che Cusack mostra qui l’equilibrio perfetto richiesto ad un attore di commedia romantica: “cute” (= carino e accattivante) al punto giusto, ma mai melenso o sopra le righe. Gli altri interpreti restano un po’ in ombra: per Billy Crystal è un peccato, mentre nel caso di Julia Roberts sembra più che altro una lodevole dichiarazione di understatement. Se si tolgono alcune scene troppo volutamente comiche e certe debolezze nell’intreccio romantico, il film rimane, nella sua leggerezza, piacevole e intelligente. In più, le tante citazioni cinefile (da “Colazione da Tiffany” alla coppia Hepburn-Tracy, ai luoghi comuni dei diversi generi cinematografici) confermano il suo status di simpatico prodotto meta-hollywoodiano.
Titolo originale: America’s Sweethearts
Regia: Joe Roth
Sceneggiatura: Billy Crystal, Peter Tolan
Fotografia: Phedon Papamichael II
Montaggio: Stephen A. Rotter
Musica: James Newton Howard
Scenografia: Garreth Stover
Costumi: Ellen Mirojnick
Interpreti: Julia Roberts (Kiki Harrison), Catherine Zeta Jones (Gwen Harrison), Billy Crystal (Lee Philips), John Cusack (Eddy Thomas), Christopher Walken (Hal Weidman), Stanley Tucci (Dave Kingman), Hank Azaria (Hector), Seth Green (Danny Wax).
Musica: James Newton Howard
Produzione: Susan Arnold, Billy Christal, Donna Arkoff Roth, Bruce A. Block, Charles Newirth
Distribuzione:IIF
Durata: 102’
Origine:Usa 2001

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