I ragazzi di Feng kuei, di Hou Hsiao-hsien

Racconto di una generazione che soffre il passaggio dalla condizione rurale alla vita cittadina, pietra miliare di tutto il cinema moderno asiatico con richiami alla Nouvelle Vague e al Neorealismo.

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Taiwanese Graffiti. Come cogliere l’attimo di passaggio dall’antico al moderno, la trasformazione del vecchio mondo rurale verso l’universo del realismo capitalista cittadino.

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I ragazzi di Feng Kuei è anche punto di svolta della filmografia di Hou Hsiao-hsien che da questo momento in poi affinerà il suo sguardo autoriale al confine tra esterno e interno, nei limiti di soglie, di porte, di finestre. Di sequenze fisse e di pause meditative, di dialoghi scarni e flashback come libere associazioni, di molti campi lunghi e pochi primi piani. Un gruppo di vitelloni taiwanesi si sposta dall’isola di pescatori Feng Kuei per trasferirsi nella città di Gaoxiang. Qui, uno di loro, il giovane A Qing (Doze Niu), si innamora non ricambiato di una ragazza che lavora in fabbrica. La trama scarna non deve ingannare: I ragazzi di Feng Kuei è un’opera densa di movimenti interiori, di orizzonti che sembrano vicini ma rimangono inafferrabili fuori dalla cornice degli interni. Questi ragazzi giocano a biliardo o d’azzardo, si scatenano in risse con gang rivali per futili motivi, cercano di sacrificare una gallina o di importunare qualche coetanea. Fuori c’è la vita, crudele, chiassosa, ingiusta e soprattutto in perenne movimento. Il padre di A Qing, reso invalido da una palla da baseball che gli ha sfondato il cranio, rimane sulla sedia in stato catatonico di fronte alla vastità del mare. Il flashback doloroso dell’incidente è innescato dalla sensuale visione al cinema di Jeanne Moreau che accavalla le gambe in Rocco e i suoi fratelli. Come se la pulsione sessuale contenesse in sé una perdita irreversibile, un’ombra del passato che si proietta nel futuro.

La maturazione di A Qing da vitellone perditempo a giovane consapevole avviene prima attraverso l’istruzione (leggere libri, imparare la lingua), poi attraverso l’amore non corrisposto e la perdita del padre. Quando i ragazzi arrivano nella grande città sono immediatamente intrappolati dalla legge del mercato: se non hai soldi non puoi sopravvivere. La realtà non è uno schermo cinematografico dove passano film europei o Il serpente all’ombra dell’aquila con Jackie Chan. Anche se il serpente verrà schiacciato dal padre di A Qing, questo non basterà a modificare un destino beffardo. La realtà è quella apertura rettangolare che si apre all’undicesimo piano di un palazzo in costruzione: il vero schermo panoramico, a colori. In questa scena, pur gabbati dal solito lestofante che promette un porno, i ragazzi realizzano la distanza tra le proprie aspettative e la crudeltà della quotidianità. La città è li, davanti ai loro occhi, come l’orizzonte del mare, ma rimane incomprensibile e inavvicinabile. Qualcuno partirà militare, qualcun altro si metterà a svendere musicassette al mercato, qualcun altro ancora rimarrà impietrito a guardare una sedia vuota dopo essersi innamorato della donna sbagliata in fuga per Taipei.

Hou Hsiao-hsien utilizza la musica classica di Vivaldi (Inverno) per accentuare questo contrasto tra la vita interiore e la realtà contingente con un modello importato dalla Nouvelle Vague e dal primo Pasolini (Accattone, Mamma Roma). Ma cita anche I vitelloni di Fellini nella scena in cui i quattro perditempo ballano in riva al mare. Scritto con la fida sceneggiatrice Chu Tien-wen, lodato dalla critica francese (per Olivier Assayas fu una autentica folgorazione), I ragazzi di Feng Kuei è un fedele specchio della realtà taiwanese agli inizi degli anni 80 e profetizza buona parte del futuro cinema d’autore asiatico che passerà da Wong Kar-Wai per arrivare a Jia Zhangke. La vita è una continua elaborazione del lutto ed è governata dalle leggi del realismo capitalista. Si nasce, si produce, si consuma, si muore. Il finale al mercato tra le mille urla dei venditori sta lì a dimostrarlo. There is no alternative.

 

Titolo originale: 風櫃來的人, Fēng gui lai de ren
Regia: Hou Hsiao-hsien
Interpreti: Chang Chun-fang, Chang Shih, Chen Grace, Doze Niu, Tou Tsung-hua
Durata: 96′
Origine: Taiwan, 1983
Genere: drammatico

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.33 (6 voti)
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