I sei film del mio piacere

Ho così scoperto che i film in cui maggiormente mi identifico non combaciano con quelli che considero migliori. Eppure qualche titolo mi viene in mente, titoli di film che non credo possano essere considerati dei capolavori dell'arte cinematografica, ma che comunque sono interessanti per diversi motivi

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

di Ilaria De Pascalis

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Chiunque ha sperimentato almeno una volta nella vita la dolorosa sensazione di dover tornare ad essere se stesso/a dopo essere stato qualcun altro/a, per il tempo della durata di un film. Che strana quella sorta di nostalgia per qualcosa che non si è mai avuto, per qualcuno che non si è mai stato. Questo è l'effetto palpabile dell'adesione totale ad una storia e a dei personaggi raccontati da un film. Ripensando a quali film siano stati capaci di appagare in modo così completo il mio bisogno di una vita "altra", diversa dalla monotonia del quotidiano, pensando a quali siano i film che consiglierei a qualcuno che voglia distrarsi con una storia filmata (non necessariamente divertirsi, nota bene), mi sono venuti sorprendentemente in mente pochi titoli. In questo rientrerà un'ignoranza congenita, ma la situazione è determinata anche da altri fattori. Ho così scoperto che i film in cui maggiormente mi identifico non combaciano con quelli che considero migliori. Le motivazioni possono essere tante. Innanzitutto una culturale, molto forte: una forma di sottile ma persistente disprezzo per il "cinema classico hollywoodiano", nel senso più normativo del termine e che comprende un arco temporale che copre l'intera storia del cinema. Non parlo dei film di quei registi che essendo stati chiamati Auteurs dai critici dei Cahiers du Cinéma, futuri registi della Nouvelle Vague, possono essere gustati senza sensi di colpa. E neanche del cinema a tematica politica, che riscatta la struttura narrativa con l'impegno militante. Parlo dei film "sentimentali" (non necessariamente storie d'amore, però), magari degli anni ottanta; parlo dei film d'avventura che sottendono ideologie da estrema destra; parlo di tutti quei film verso cui si prova un certo imbarazzo (due esempi su tutti: "Via col vento" e "Titanic", il secondo peraltro interpretato molto peggio del primo). Certo, molti di questi film annoiano persino una romantica-cinica come me, non mi coinvolgono né mi divertono. Eppure…

Eppure qualche titolo mi viene in mente, titoli di film che non credo possano essere considerati dei capolavori dell'arte cinematografica, ma che comunque sono interessanti per diversi motivi.


Partiamo con l'elenco in ordine rigorosamente alfabetico: Amore e altre catastrofi, Another Country, L'attimo fuggente, Maurice, Nel bel mezzo di un gelido inverno e Philadelphia. Cosa hanno in comune questi titoli?


 


una durata inferiore ai 130'. Non è cosa da poco, per chi ama distrarsi. Oltre si rischia di crollare addormentati in una situazione rilassata come quella prevista per questo ipotetico spettatore.


 


un'ideologia esplicitamente "progressista". A trionfare sono gli omosessuali, gli attori in crisi esistenziale, quelli che in altri film verrebbero considerati insomma "gli sfigati" della situazione. Così si evita ogni senso di colpa!


 


la celebrazione dell'importanza di seguire i propri sogni, i propri desideri, nel momento in cui siano profondi e necessari per la propria sopravvivenza. Chi non piangerebbe vedendo un ragazzo perennemente bloccato dalla sua timidezza urlare davanti al proprio preside e alzarsi in piedi su un banco per onorare quello in cui crede?


 


la giusta dose di comicità e tragicità: qualche morto, qualche amore ferito, qualche battuta, un po' di commozione (magari trattenuta per non cadere nel cattivo gusto… anche se il rischio viene ripetutamente sfiorato!).


 


il lieto fine, che dona speranza di riuscita anche nella propria esistenza… speranza per un futuro migliore (sembro una pubblicità, vero?). Ok, in Philadelphia e Another Country il finale non è del tutto lieto, ma a mio parere in parte lo è. Nel primo caso Andy (Tom Hanks) muore, ma per la legge statunitense stabilisce un altro precedente fondamentale contro la discriminazione degli omosessuali malati di AIDS. Anche nel secondo, Tommy (Colin Firth) e Neil muoiono, ma combattendo per quello in cui credono, e Guy (Rupert Everett) e Tod prendono in qualche modo il loro posto nella lotta. E soprattutto, in entrambi i casi si continua a combattere per migliorare la situazione, e già non è una cosa tragica.


 


la riproposizione di un mondo non troppo lontano, ma neppure troppo verosimile. Questo va visto nel dettaglio. Abbiamo due college inglesi, un college americano (in questi primi due casi abbiamo anche uno spostamento temporale: gli anni Dieci, gli anni Trenta, gli anni Cinquanta… molto emblematici!); un'università australiana a "struttura chiusa" (pochi studenti che si conoscono tra loro, apparentemente); una chiesa di un paesino inglese dove uno strampalato, simpatico, alla fine affiatato gruppo di attori sta allestendo l'Amleto; una città statunitense, ricca di simboli ideologico-politici, descritta in apertura da un cantante altrettanto prodigo di questi contenuti come Bruce Springsteen, in cui si ritrovano comunità unite e forti: quella familiare, quella omosessuale, quella nera… e quella dei cattivi tycoons. Le ambientazioni in periodi storici diversi da quello della visione provocano un'affascinante adesione spontanea alla materia narrata. A meno che qualcuno non detesti i film "in costume" o considerati "vecchi". Ma soprattutto fondamentale è la consapevolezza che non si tratta della realtà; solo in questo modo lo spettatore non pretenderà la verosimiglianza delle vicende, e potrà godersi fino in fondo la storia. Un professore come Keating (Robin Williams) non è mai esistito e non esisterà mai, eppure noi ci crediamo, ci appassioniamo alla sua storia e a quella dei suoi ragazzi, e non ci interessa nient'altro.


 



          personaggi complessi, magari migliori della nostra media di comuni esseri umani. Sono uomini e donne pieni di dubbi, eppure capaci di una ferrea coerenza. E, soprattutto, dotati di talento, di unicità, di capacità combattiva. Sono dei lottatori, che hanno il coraggio di portare fino in fondo le proprie idee, contro tutto e contro tutti. E' una qualità piuttosto rara questa: spesso si è portati nella vita di tutti i giorni a scendere a compromessi, a fare delle concessioni pur di non creare troppi problemi nei nostri rapporti con gli altri. Questi personaggi invece mettono in atto il proverbio "volere è potere", costringendoci a pensare che sarebbe il caso di provarci anche noi.


 


Ecco, a mio parere, le caratteristiche che questi film hanno in comune sono indispensabili per una piacevole identificazione dello spettatore nella narrazione. Certo, non sono le sole, ma sono il minimo comune denominatore di una tradizione cinematografica spesso disprezzata ma fondamentale per la nostra vita di semplici cinefili affamati di emozioni.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array