"Iago", di Volfango De Biasi

Iago di Volfango de Biasi

Il secondo film di De Biasi ha un suo fascino malato e subculturale che ne fa un prodotto non privo di una consapevolezza sociale e merceologica vicina alla critica. Il problema risiede però in una intenzionalità che non riesce a tradursi in immagini, a dare credibilità alle situazioni drammaturgiche o ad andare oltre la patina ostentata delle stesse

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Iago di Volfango De BiasiUn bacio finale che anzichè essere liberatorio lascia intendere (forse) un patto col diavolo. La fine di un amore idealizzato e l'inizio di un altro che è probabilmente già segnato dalla corruzione morale. Il (falso?) lieto fine del secondo film diretto da Volfango De Biasi arriva a compimento di un'operazione che rielabora l'Othello di William Shakespeare attualizzandolo nella Venezia contemporanea. Qui, nella Facoltà di Architettura, si consuma la vendetta di Iago (Nicolas Vaporidis), giovane talentuoso ma di umili natali che dopo aver subito umiliazioni sentimentali e lavorative da parte del ricco Othello, decide di vendicarsi del rivale tentando di riappropiarsi dell'amore della bella Desdemona (Laura Chiatti). La grossolanità di un'operazione come questa (davvero copia sbiadita e "povera" delle rivisitazioni postmoderne di Luhrmann) sebbene nasconda l'indiscutibile intenzionalità del suo autore lascia perplessi per la totale mancanza di incisività e sussulti emotivi. Continuiamo a credere che l'intelligenza di De Biasi sia superiore ai film che realizza. A modo suo questo suo Iago ha un certo fascino malato e subculturale che ne fa un prodotto non privo di una consapevolezza sociale e merceologica vicina alla critica. Il problema è che il lavoro del regista romano sembra davvero pretendere troppo dalla metatestualità di un'indole ossessivamente teorica, senza poi riuscire a tradurla in immagini, a dare credibilità alle situazioni che racconta o ad andare oltre la patina ostentata delle stesse. Perchè a forza di caricare il racconto di simboli kitsch e metafore contemporanee, la sua rivisitazione shakespeariana dimentica di raccontare una storia e soprattutto di raccontarla bene, e fallisce del tutto il suo intento di farci entrare in un mondo. E' soprattutto qui che Iago segna un passo indietro rispetto al più interessante e lucido Come tu mi vuoi: nella sua inefficienza come prodotto di intrattenimento e nel fallito tentativo di mediare tra volgarità e irriverenza.

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Regia: Volfango De Biasi
Interpreti: Nicolas Vaporidis, Laura Chiatti, Gabriele Lavia, Giulia Steigerwalt
Distribuzione: Medusa
Durata: 101'

Origine: Italia, 2008

 

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    Un commento

    • Valentino Rossi

      Questo Iago di Volfango De Biasi sta al Romeo+Giulietta di Baz Lurhman come Marco Carta sta ai Rolling Stones. Non è un caso che sia stato stroncato dal 100% di quelli che l'hanno visto. Il motivo è semplice: sceneggiatura ridicola, attori pietosi (a parte Giulia Steigerwalt e Lavia) regia presuntuosa. Peccato perché Tu mi vuoi, nel suo genere, non era malaccio.