IF – Gli amici immaginari, di John Krasinski

Il cineasta americano applica la lezione di A Quiet Place, tra cinefilia e catarsi delle immagini al cinema per ragazzi. E malgrado certe opacità si dimostra uno dei migliori a maneggiare le emozioni.

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John Krasinski pare sempre più uno degli ultimi registi davvero “sentimentali” del nostro cinema popolare. Lo si diceva già ai tempi dei due A Quiet Place, che riscoprivano il potere catartico del contatto umano e, forse soprattutto, di un cinema emotivo ma è evidente che il suo è un discorso molto più pervasivo di così se non riesce a staccarsene neanche in un film per ragazzi.

IF. Gli amici immaginari inizia forse non a caso con la protagonista Bea che guarda alcuni home movies registrati sulla vecchia videocamera di famiglia. Lì c’è ancora sua madre, morta recentemente di malattia e lei, ancora bambina, è insieme a suo padre, che a breve dovrà subire un delicato intervento al cuore. Una sera, mentre Bea torna a casa dopo aver acquistato le pile per quella stessa videocamera (altro gesto mai così analogico, tra l’altro), incontrerà Blossom, una creatura fatata che scoprirà essere un amico immaginario per un bambino che ormai l’ha dimenticata, Blue, un goffo “mostro nell’armadio” che sta cercando un nuovo bimbo da proteggere per non rischiare di sparire per sempre e soprattutto Cal, giovanotto che, come lei, sembra essere in grado di vedere queste creature altrimenti invisibili e che la convince ad accompagnarlo in un’avventura per “accoppiare” amici immaginari a nuovi bambini per garantire loro ancora una ragion d’essere.

IF pare una versione forse più luminosa del bel Sette minuti dopo la mezzanotte di Bayona ma il film di Krasinski parte da premesse insolitamente ciniche, pensato com’è fin dall’inizio come un racconto per tempi senza emozioni, destinato ad un pubblico già immerso alla fine dei tempi, che già hanno confidenza con una certa mentalità, con un certo linguaggio. Ma soprattutto con un immaginario che If maneggia senza fermarsi, tra le app di dating, lo scrolling e lo sguardo museale che letteralmente fonda il racconto.

E l’antidoto, la magia che Bea deve tornare a padroneggiare è sempre un fatto di sensi, percezioni e forme di cinema. È ancora, sempre, lo stesso discorso di A Quiet Place ma il rapporto con l’infanzia rende tutto più diretto, scoperto, a suo modo coraggioso.

Non è forse un caso se tutto passi attraverso la vista: l’unione tra l’adulto ed il suo vecchio amico immaginario rinasce nel momento in cui i due si riconoscono e lo sguardo di Krasinski si fa sempre più libero, dinamico, fisico a suo modo, come quando segue Bea tra i corridoi dell’ospedale.

Ma soprattutto, immancabilmente, IF, come A Quiet Place, porta sempre più in primo piano una cinefilia affettuosa, che sembra voler tornare all’origine delle cose, al grado zero di certi racconti, al movimento puro dei musical di Berkley, all’animazione di Tex Avery e dei Looney Tunes, come a riscoprire, ancora, l’elemento catartico di quegli spazi, che in effetti, a tratti, come nella bellissima sequenza al Luna Park pare deflagrare di fronte allo spettatore.

IF è davvero un film mai così tanto di John Krasinski, perché del cinema del suo regista ha anche i limiti, i difetti, prima tra tutti la sua mania del controllo delle scene più complesse, che però, così, rischiano di non respirare mai davvero e di portare alla luce certe ambiguità del suo approccio. Succede anche qui, a partire, forse, da una stranissima seconda parte in cui la presa non cede mai ma il ritmo cambia all’improvviso, i giri si abbassano, il racconto lascia spazio ad una storia di ricerca affascinante ma abbozzata che svela soprattutto quanto il “mostro” Blu, scelta coraggiosa o incosciente che sia, ha molta meno importanza di quanto sembri.

Eppure IF palpita sempre e comunque, non smette mai di emanare calore, di far percepire le sue svolte emotive. Perché Krasinski pare voler dimostrare di essere il migliore nel maneggiare i sentimenti nel cinema pop. Forse anche a costo di subirli, quasi a raccontare anche quanto il processo di maturazione della sua protagonista abbia finito per affaticare lui stesso, che quel processo l’ha raccontato.

 

Titolo originale: If
Regia: John Krasinski
Interpreti: Ryan Reynolds, John Krasinski, Kailey Fleming, Fiona Shaw
Voci:  Matt Damon, Phoebe Waller-Bridge, Emily Blunt, Louis Gossett jr., Alan Kim, Liza Colón-Zayas, Steve Carell
Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 104′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
2.4 (5 voti)
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