Il Baracchino: la nuova serialità tra comicità e animazione
La prima serie animata di Prime Video, scritta e diretta da Nicolò Cuccì e Salvo Di Paola e co-prodotta da Lucky Red, mescola BoJack Horseman, The Office e Fleabag nel mondo della comicità

Gli ingredienti per creare un piccolo miracolo produttivo sono diversi ogni volta, difficili da interpretare e ricreare. Questa volta, si potrebbe dire che sono: il gotha della stand up italiana, l’animazione mista, un nostalgico bianco e nero e la caparbietà di due giovani autori, Nicolò Cuccì e Salvo Di Paola. La serie Il Baracchino, disponibile su Prime Video, unisce tutti questi elementi in una maniera stravagante e insolita, specialmente per il panorama italiano, con una scrittura acuta che rimanda alle grandi serie comedy. “Soprattutto The Office. Alla fine vuole essere un mockumentary su dei comici scarsi. E poi Fleabag per la poetica della tristezza, e quella certa vivisezione di sentimenti difficili” così la definiscono gli autori su Rolling Stone.
L’ambientazione è il Baracchino, locale in rovina di proprietà dell’ex manager Maurizio (Lillo), un unicorno pony il cui entusiasmo nello scovare e lanciare comici di talento è stato soppiantato dalla disillusione, al punto da rinunciare agli spettacoli per limitarsi a servire “cocktail annacquati”. In questo clima di incertezza e malinconia, lavorano Gerri il tuttofare (Salvo Di Paola), oggetto dei numerosi scatti d’ira di Maurizio e di Claudia (Pilar Fogliati). Lei, giovane art director, vorrebbe riportare il locale ai fasti di un tempo, quando sua zia Tatiana (citando il tormentone indimenticabile di Cirilli a Zelig) brillava sul palco, e lei e tutto il pubblico si sbellicavano.
Claudia decide dunque di mostrare, davanti alle telecamere di un documentario, il suo progetto: organizzare una serata Open Mic per rilanciare il Baracchino. Il “materiale umano” che si fa avanti, però, è decisamente particolare. Luca (Ravenna), un piccione tabagista con il piumino e lo spirito ribelle, Leonardo da Vinci (Edoardo Ferrario), genio d’altri tempi, John Lumano (Daniele Tinti), un umano quasi del tutto normale, Noemi Ciambell (Michela Giraud), una ciambellina con problemi di gestione della rabbia e Tricerita (Yoko Yamada), una triceratopo con ansia ecologica. In più, due guest star, il grande comico Larry Tucano (Pietro Sermonti) e la Morte in persona (Stefano Rapone).
Con Il Baracchino, la piattaforma streaming di Amazon risponde agli esperimenti di Netflix in campo di serialità comedy animata, soprattutto a Strappare lungo i bordi e Questo mondo non mi renderà cattivo di Zerocalcare (che proprio qualche giorno fa ha annunciato il suo terzo progetto). Ma i suoi sei episodi da meno di venti minuti, sono anche un ulteriore esempio di cosa stia diventando la comicità italiana e della vittoria della stand-up comedy, che da fenomeno di nicchia, è divenuta la principale fonte di interesse e guadagno per il mondo della risata. Tour nei teatri, podcast, ospitate televisive e format dedicati come Battute?, Una pezza di Lundini e Lol – Chi ride è fuori (anch’esso su Prime Video e arrivato alla sua quinta stagione).
Questa volta, gli stand-up comedian hanno prestato solo la loro voce. Un po’ come fu per il film d’animazione del 2022 Troppo cattivi per la cui versione italiana sono state chiamate le maggiori personalità del panorama comedy come Edoardo Ferrario, Saverio Raimondo, Francesco De Carlo, Andrea Perroni e Valerio Lundini, con tanto di sequel che arriverà ad agosto.
I pilastri de Il Baracchino, però, sono Nicolò Cuccì, Salvo Di Paola e la loro Megadrago, studio d’animazione specializzato in progetti mixed-media che ha curato la parte visiva. La prima serie animata di prime video, infatti, stupisce anche per l’uso di una tecnica mista che unisce diversi mezzi, dalla stop-motion all’animazione 2D e 3D, passando per l’utilizzo di una vera e propria marionetta animata su green screen. Uno stile che fa coesistere nello stesso universo BoJack Horseman, Lo straordinario mondo di Gumball e Spider-Man: Across the Spider-Verse.
Il progetto era in mente da tanto tempo ma ha iniziato a concretizzarsi solo dopo che un collega gli ha proposto di fare un vero pitch alla produzione di Lucky Red che ha deciso di co-produrre Il Baracchino. “Nella serie c’è finita un sacco di vita. Animavamo e scrivevamo allo stesso tempo, ci ha accompagnato per un sacco di tempo” ha raccontato Di Paola, perché in una serie che sembrerebbe solo comica e irriverente, in realtà c’è ampio spazio per sentimenti intimi ma universali, per la malinconia, per la vita e la morte, per la disillusone e la speranza che albergano dietro le quinte di un settore precario.