Il boemo, di Petr Václav

Una cornice storica impeccabile restituita da una puntuale confezione cinematografica. Presentato al Trieste Film Festival e da febbraio in tour nelle sale italiane

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Un viaggio per riscoprire la musica e le ferite di Josef Myslivecek, grande compositore boemo del XVIII secolo la cui vita riservò grandi successi ma anche atroci dolori. Un uomo dilaniato tra anima e corpo, tra musica e amore, fama e oblio.

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Presentata al Trieste Film Festival la scorsa settimana, Petr Václav firma un’ambiziosa opera in costume, sforzo produttivo congiunto di Repubblica Ceca e Italia, portando in scena la drammatica biografia del musicista a cui “amputavano il cognome”. Proprio questa caratteristica, l’amputazione, è uno degli elementi attraverso il quale Václav tratteggia la figura di Myslivecek (Vojtěch Dyk), celebre compositore in vita, caduto nel dimenticatoio una volta morto. Ma è la vita dell’uomo, più che quella del musicista a riflettere quella completezza mai raggiunta, “amputata” come il naso del compositore stesso, costretto a fare i conti con una misteriosa e atroce malattia degenerativa.

Myslivecek, emigrato in Italia da giovanissimo per diventare allievo di Giovanni Battista Pescetti, per buona parte della sua vita è costretto a nascondersi dietro una maschera, prima durante le lussuriose cerimonie organizzate in gran segreto dell’alta borghesia veneziana, poi, in seguito alla malattia, nella vita di tutti i giorni, per celare l’orrenda deturpazione del proprio viso. In entrambi i casi, Václav sottolinea con grande puntualità la doppia anima di un uomo in bilico tra l’amore e l’arte, interpretando prima il ruolo di Casanova, vestendo poi i panni del padre putativo di Mozart. Durante la sua carriera, due città italiane in particolare lo accolgono: Venezia, con la sua dimensione occulta e scandalosa, celata tra i palchi chiusi del Teatro dell’Opera e Napoli, con gli eccessi  e gli isterismi della vita di corte.

Václav ricerca sinuosità ed eleganza nella messa in scena mentre controbilancia nel contenuto rendendo i suoi protagonisti ossessivi e morbosi, in amore come nel lavoro. Il risultato finale è sicuramente un film curato e meritevole di complimenti ma che non colpisce fino in fondo il cuore del suo spettatore. La cornice storica rimane impeccabile e a questa si aggiunge una mano delicata nel tratteggiare la piega della parabola di Myslivecek. Tuttavia, il film manca di quei “guizzi di vita”, impalpabili, indefinibili che avrebbero probabilmente restituito maggiore autenticità al racconto. Ottime le prove dei protagonisti, tra cui il già citato Vojtěch Dyk, Barbara Ronchi, e Lana Vladi.
Il boemo sarà sarà proiettato a Bologna al Teatro del Baraccano il 10 febbraio, a Venezia al Cinema Giorgione il 22 febbraio, a Padova al Piccolo Teatro il 23 febbraio e il 24 febbraio sarà all’Anteo di Milano.

Regia: Petr Václav
Interpreti: Vojtěch Dyk, Barbara Ronchi, Lana Vladi, Elena Radonicich, Diego Pagotto, Philip Hahn, Salvatore Langella, Cristiano Donati, Philippe Jaroussky, Lino Musella
Durata: 140′ 
Origine: Italia, Repubblica Ceca, Slovacchia, 2022

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
2.25 (24 voti)
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