Il capitale umano – Human Capital, di Marc Meyers
Il film di Meyers compie un’analisi della natura umana immersa in un contesto capitalistico, sfociando tuttavia in un didascalismo fine a se stesso
A sei anni di distanza dall’uscita italiana de Il capitale umano di Paolo Virzì, arriva il remake statunitense affidato alla regia di Marc Meyers, regista di My Friend Dahmer (2017). Così come il film italiano, la pellicola è una trasposizione dell’omonimo romanzo di Stephen Amidon. La storia vede protagoniste due famiglie appartenenti a classi sociali differenti. Una fa parte dell’alta borghesia e l’altra meno benestante. Il film intreccia gli avvenimenti che si ritrovano a vivere comunemente i due nuclei in seguito a un incidente d’auto. L’approccio narrativo che prevede punti di vista differenti, denota già da subito il carattere individualista che assume la scrittura. I protagonisti vengono isolati raccontando punti di vista talvolta asimmetrici, un primo segnale che connota la disfunzionalità di queste famiglie che dietro un’apparente rispettabilità nascondono tuttavia azioni deplorevoli.
Meyers ci parla della società attuale, completamente assoggettata al flusso ininterrotto di denaro fino al punto di perdere di vista la realtà economica. Ne è un esempio il padre della famiglia meno ricca che arriva a investire sulle azioni di un’impresa dovendo arrivare a fare un prestito con una banca, nonostante sapesse di non poter rientrare nelle spese in caso di caduta delle azioni. Pure i figli delle famiglie vengono coinvolti in questa lotta competitiva, causando ansia e isolazionismo nei confronti dei genitori. Tutto è convertito in merce, l’unica prospettiva adeguata sembra essere il progresso tecnologico. L’arte stessa si piega a queste logiche di mercato. A tal proposito risulta di grande impatto la sequenza che vede protagonista la moglie della famiglia benestante. La donna, interpretata da Marisa Tomei, è infatti l’unico personaggio umano della vicenda. Lei vuole restaurare un antico teatro grazie ai soldi del marito, un uomo freddo e glaciale reso tale dall’implacabile perfomance dall’attore statunitense Peter Sarsgaard, ma trova un ostacolo proprio in esso poiché si tratta di un investimento infondato.
Il cinismo che caratterizza le azioni di questi personaggi rende il tutto didascalico e prevedibile. Il coinvolgimento diretto che avvertono gli spettatori è privo di quella dose di ambiguità che non avrebbe guastato, facendo perdere qualità a un prodotto che sa sin da subito dove andare a parare.
Titolo originale: Human Capital
Regia: Marc Meyers
Interpreti: Liev Schreiber, Marisa Tomei, Peter Sarsgaard, Alex Wolff, Maya Hawke
Distribuzione: Sky
Durata: 95′
Origine: USA, 2019
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani