Il cinema di Brillante Mendoza finalmente in Italia

il cinema di brillante mendoza
Tra gli oltre trenta titoli del listino Atlantide Entertainment
di Brillante Mendoza vedremo i bellissimi Kinatay e Lola, Masahista (The Masseur, 2005) e Tirador (Slighshot, 2007)

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Tra gli oltre trenta titoli del listino Atlantide Entertainment, opere prime e film di registi come Mika Kaurismaki, Patrice Chereau (l'ultimo Persécution) Gus Van Sant (l'esordio Mala Noche) Michel Gondry e soprattutto Brillante Mendoza, regista filippino finora introvabile nel nostro paese, autore che amiamo particolarmente (video: l'incontro con Sentieri Selvaggi all'Asian Film Festival).

Di Brillante Mendoza vedremo i bellissimi Kinatay e Lola, Masahista (The Masseur, 2005) e Tirador (Slighshot, 2007).

La Atlantide sarà al 24° Mix di Milano (22-29 Giugno) con 5 titoli in concorso, tra cui Plein Sud di Sébastien Lifshitz (Quasi niente, Wild Side) e El Niño pez di Lucia Puenzo (XXY) e annuncia il suo catalogo e la sua linea dedicata al cinema queer, colmando finalmente alcune importanti lacune della distribuzione italiana.

Atlantide inaugura inoltre la sua interessante collana Queer Frame, il cui logo è stato disegnato dal filmaker e fotografo Bruce LaBruce, regista di L.A. Zombie e Otto: Or, Up with The Dead People, compresi nel catalogo.

La distribuzione home video inizia a settembre con Mouth to Mouth di Alison Murray (una delle prima prove da protagonista di Ellen Page) El cuarto de Leo di Enrique Bouchicio e Soundless wind chime, di Kit Hung, entrambe opere prime presentate rispettivamente nell'ultima e nella penultima edizione del Torino GLBT festival.

Tra le opere che vedremo grazie ad Atlantide anche Cindy, the doll is mine, di Bertrand Bonello, con Asia Argento, From Beginning To End di Aluizio Abranches e il documentario With Gilbert & George di Julian Cole.

 

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    34 commenti

    • Brillante Mendoza è un regista agghiacciante e Kinatay uno dei film più brutti mai visti. Braccia rubate all'agricoltura.

    • l'ignoranza è sempre anonima…

    • perdinci, l'anonimo, quale forza persuasiva. non sentivo dire "braccia rubate all'agricoltura" dal '43 😛

    • La stoltezza invece si chiama Serbis…Liberi di amare questo fuoriclasse, io ho il ricordo vivissimo di spettatori allucinati e con le pa..e piene a Cannes di film di qusto tipo, in cui la totale ignoranza della gramamtica delel immagini diventa 'arte'…tenetevela pure quest'arte, ci sono tanti maestri di cinema, orientali e non, che consolano i veri amanti del cinema, vedremo se tra vent'anni ci ricorderemo di ?Poco Brillante Mendoza' come fu soprannominato…

    • Se preferisci June possiamo mandarlo a Pomigliano come metalmeccanico…è più in linea con l'attualità? Basta che rinunci al cinema per carità di patria, perché poi trovi sempre un gonzo come Serbis che lo considera un maestro…che ha pure la presuzione di dare degli ignoranti a chi non si accoda alla supercritica cazzuta che elegge geni spariti nel dimenticatoio in un batter di ciglia e costantemente rifiutati dal pubblico…La storia del cinema insegna

    • @anonimo: quanto ai "veri" amanti del cinema, come se potessero mai essercene di "falsi" ("hei, ciao, mi chiamo luigi, faccio finta di amare il cinema perchè è più vantaggioso che fingere di amare la filatelia!") e alla critica condiscendente, segnalerei un post di unspoken cinema il cui titolo è: "boring is NOT a critical argument". <br />L'autore del blog oltre a mendoza ama pedro costa, sarunas bartas, lav diaz, apitchapong weeresethakul, jia zhang-ke, raya martin, tsai ming-liang, béla tarr… e si chiede perchè non solo il pubblico, ma la stampa specializzata, quella a cui si richiederebbe una lettura argomentata, utilizzi generalizzazioni totalmente prive di significato come noioso, palloso e soprattutto "lento" con l'unico esito di imprigionare film molto diversi tra loro nei circuiti dei festival. n.b.: non di rado sono orientali. il post è qua: http://unspokencinema.blogspot.com/2010/05/boring-is-not-critical-argument.html

    • Ma infatti io non ce l'ho mica con l'autore del post, ho semplicemente rilevato che tra le tante segnalazioni c'è un regista a dir poco sopravvalutato (secondo me e anche tanti altri). Poi c'è chi ti da dell'ignorante solo perché non ti accodi al giudizio della minoranza rumorosa per dimostrare di essere uno figo. jia zhang-ke, e tsai ming-liang sono ottimi registi, Mendoza (e aggiungo anche Apichapong) no, e non bastano gli onanismi intelelttuali della critica per elevarli a dei maestri, soprattuto se fotografia, montaggio e altri aspetti tecnici sono scadenti, alla faccia del neorealismo filippino.

    • Noioso non è una categoria critica, ma non si può neanche imbrogliare il pubblico dicendo che qualsiasi schifezza è automaticamente arte solo perché ci mette un'ora e mezza per mostrare una scena in cui bastavano 5 minuti, allora vai con significati reconditi che in realtà non ci sono ma sono solo nella testa di una (certa) critica che tende a parlarsi addosso e dimentica che i film vivono e respirano quando incontrano un pubblico dall'altro lato.

    • se è per questo anche tsai ming-liang, che Anonimo definisce un ottimo regista, ci mette 15 minuti a far salire le scale di un cinema alla donna zoppa… anche lì "bastavano 5 minuti"? Credo che la lentezza o presunta noiosità sia un falso problema. Quanto un film ci penetra, come ci apre il cuore? Che emozioni provova, dove ci conduce lo sguardo? A volte anche la noia puo' diventare una categoria del cuore. E condurci su strade impreviste e tortuose magnificamente desiderabili

    • Appunto Leone Nero, sto dicendo le stesse cose. I film di Mendoza non dicono assolutamente nulla, non è che siccome è estenunate allora per forza è un genio conclamato. È davvetro così scandaloso definirlo un bidone? Proprio questo mi fa pensare a quanto conformismo ci sia tra critica ed apapssionati.

    • è un'opinione. personalmente ho trovato Lola un film di uno spessore morale straordinario, all'interno di un percorso visivo a dir poco originale, cosi' acquatico che sarebbe piaciuto a james cameron. Capisco che l'iperrealismo dei vicoli di Tirador possa infastidire, ma a volte dobbiamo domandarci se è lo stile o quello che ci racconta a turbarci. Metterci in discussione è già un merito estremo di questi cineasti.

    • E io ho semplicemente espresso un'opinione, in maniera forte se vuoi, ma arriva subito qualcuno che ti definisce automaticamente ignorante solo perché non apprezzi l'ultimo 'genio' della critica cinematografica. Questo mi da fastidio. Frequento i festival da 15 anni ormai, e il cinema l'ho studiato e lo studio da tantissimo tempo, e ho l'impressione che certe opinioni della critica stiano perdendo autorevolezza perché chiuse nella loro afasia. Non è che qualsiasi cosa fuori dai canoni hollywoodiani diventa automaticamente arte solo per il suo essere marginale e fuori dagli schemi consolidati. Il cinema mendoziano compiaciuto della sua sgradevolezza, sia stilistica (…) che tematica, a me puzza tanto di bione lontano un miglio. vedremo se tra trent'anni saremo ancora lì 'a metterci in discussione' o ce ne saemo dimenticati come accaduto a tanti altri cineasti in passato troppo incensati. Io opto per la seconda.

    • adoro il profumo del dibattito, al mattino… 🙂

    • @Dina M e io adoro questi brevi momenti di quiete prima della tempesta… :)<br />

    • @anonimo, mi hanno sempre fatto ridere le invocazioni al "rispetto per il pubblico" e a "non prendere il pubblico per i fondelli", come se questo pubblico, anzi, passivo consumatore, fosse decerebrato, incapace di intendere e di volere e soprattutto di reagire come gli pare a un'opera d'arte. come se poi esistesse un cinema che ha interesse a spacciarsi per artistico: "non sono PER TUTTI!anzi fate una cosa, NON guardatemi, così sono ancora più fico" e un cinema che invece dice di sè: "lanciatemi i popcorn addosso e secchiate di vomito, anche se vi perdete una scena, tanto sono sempre la solita vecchia cazzata mainstream". questi due cinema opposti non esistono.

    • @anonimo cattivone, tra un festival e uno studio sul cinema però potevi trovarlo il tempo di leggerlo, il post del blogger che ti citavo (non critico nè giornalista se è per questo, ma sincero appassionato). Ti ripeto che lui lamenta esattamente il contrario di quanto lamenti tu. Tu sostieni che sia una certa critica a incensare opere "arty" per il puro gusto di farlo, lui sostiene che proprio da parte della critica vengono letture superficiali che utilizzano termini senza senso come "noioso" o "lento" e non si chiedono invece, citando Leone Nero, cosa ci turba, come ci apre (il cuore e anche il resto! come una motosega! esattamente! con quale intensità) un film.

    • andiamo June per favore, la stragrande maggioranza dei critici è notoria per il linguaggio cavilloso con cui cerca di far passare per arte qualsiasi cosa, ora che esistano anche gli incompetenti che parlino di 'noia' e 'film pallosi' non cambia molto questa lapalissiana verità.<br />' come se poi esistesse un cinema che ha interesse a spacciarsi per artistico': invece esiste: ti consiglio di andarti a risentire una conferenza stampa del regista italiano Paolo Franchi per difendere il suo 'Nessuna qualità agli eroi', che dice esattamenet il contrario di quanto da te affermato

    • E quando parlo di pubblico intendo una categoria astratta e non definibile di persone june: certo mi viene da ridere se ripenso a come il pubblico ha reagito a Kinatay alla proiezione di Cannes e ai peana di quei critici che trovarono 'la sublime immersione nella realtà filippina con un piglio documentaristico che imita e insegue la vita'…

    • Cmq June ripeto il mio invito: ci rivediamo tra una trentina d'anni e vediamo se ci ricorderemo dell'incommensurabile maestro filippino adorato dalla critica engagéè, o rientrerà nel lungo novero dei bidoni sopravvalutati

    • Ultima cosa per June: circa 'cosa ci turba, come ci apre (il cuore e anche il resto! come una motosega! esattamente! con quale intensità) un film' sono d'accordo solo in parte, perché questo rientra nella sfera della soggettività. Io penso che invece la critica dovrebbe parlare di linguaggio, e dei significati (quelli veri, non quelli che vivono nell'esaltazione masturbatoria del critico)che possono sfuggire allo spettatore e che possano orientarlo alal comprensione del 'testo' filmico

    • Io do pienamente ragione ad Anonimo, questo regista filippino mi pare a dir poco sopravvalutato, davvero troppo esaltato dalla critica senza ragione. E mi duole dirlo, ma talvolta anche i cari Selvaggi, che pure stimo e continuo a leggere, qualche volta si lasciano prendere la mano con recensioni astruse ai limiti dell'intellegibilità

    • Se la critica deve occuparsi di linguaggio, allora di tutto dovrebbe parlare tranne che dei significati, e men che meno di quelli "veri"… Ma soprattutto, se fra trent'anni saremo ancora qui a parlare di Mendoza, vorrà dire che non sarà stato dimenticato, e a questo punto meglio una diatriba critica trentennale che la decennale esaltazione sepolcrale del Kubrick di turno.

    • "la critica dovrebbe parlare…dei significati che possono sfuggire allo spettatore e che possano orientarlo alla comprensione del 'testo' filmico"… ma che siamo tornati agli anni '50? Ad Aristarco? Questo ruolo della critica che deve "formare" gli spettatori è morto da tempo, figuriamoci poi oggi nell'era della comunicazione simmetrica del web… Nelle sue punte più acute la scrittura critica è un vero e proprio "altro testo", con tutte le libertà (e le strutture) del testo altro di cui parla. In tal senso se ci (mas)turba non puo' che farci piacere 🙂

    • non credo che li debba formare, credo in un rapporto dialettico, che si fondi però su qualcosa di concreto, altrimenti si discute del nulla…La masturbazione è una piacevole attività solitaria, non eleviamola ad 'altri testi', non abbiamo bisogno di altri 'testi', anche perché la critica non avrebbe più alcuna funzione e diventerebbe libera favella e rumoroso chiacchiericcio

    • E in questo caso allora, tutto il discorso sulla noia come categoria estetica portato avanti da june assume la stessa legittimità di altri, e siamo punto e a capo..e quindi su questo punto Leone ve la lascio risolvere a voi 2 😉

    • Caro fatti Sani, visto che c'è chi sostiene che la critica parli solo di noia o piacere, cosa che a me proprio non risulta, io spero di non dover leggere recensioni aberranti come una che lessi su Madagascar (si si proprio il cartoon) mi sembra su Duellanti ma non vorrei sbagliarmi, in cui si diceva che tutto il film era un'allegoria politica a favore dell'America imperialista di Bush e altre amenità da far venire l'orticaria alle gonadi solo a leggerla. Né domani né tra trent'anni.

    • @perdiana anonimo, di mendoza alla fine non hai detto nulla. il tuo unico desiderio è che tra 30 anni si faccia il conto dei "sopravvalutati". ci vediamo là con fatti sani, leone nero e tutti quanti! a parte che tra trent'anni non so se sarò ancora viva, e con questa verità, che spero tu non fraintenda come una battutina, ti rispondo alla tua eccezione per cui ciò che ci turba "rientra nella sfera della soggettività". bè, te lo confermo: TUTTO rientra nella sfera della soggettività, a meno che tu non creda che la vita si tenga bella ferma da una parte e il cinema dall'altra e noi tutti si divori cinema come se andassimo in gita ai vernissage, per poi mangiare tartine nel museo e dire amenità a caso. quanto ai "significati" perlappunto. figurati se c'è bisogno di qualcuno che si sovrapponga al cinema e stia lì a spiegare "i significati", suvvia. e invece c'è sempre bisogno di altri testi, in qualunque forma siano declinati. altrimenti smetterei di comprare libri e di guardare film.

    • Veramente june ho detto che lo trovo scadente da un punto di vista tecnico, commento del 27 ore 11.36. <br />Se la critica è mera soggettività non è critica, e non lo dico io, te lo puo spiegare qualsiasi libro in merito: criticare un testo significa scomporlo ed analizzarlo, ci mancherebbe che fosse soltanto il mio rapporto personale con esso. così come non credo di aber detto nulla di scandaloso se un critico propone una chiave di lettura sulla base dell'analisi (i significati di cui sopra), d'altronde è quello che sempre avvenuto ocn la buona critica, non soltant cinematografoica

    • Cmq sei libera di pensarla come vuoi, non ho capito perché ti ci stai incaponendo tanto sul fatto che io trovi Mendoza una valida alternativa ai lassativi, credo che la tua vita scorrerà avanti lostesso – e altro che trent'anni, te ne auguro altri cento 🙂 – anche senza avermi convinto della suprema bellezza del 'maestro' filippino, così come a me non frega nulla del convincerti del contrario…E ora godetevi pure il grandioso Mendoza, io vado a gustarmi il cofanetto di King Hu appena preso. Adios!

    • @june 'TUTTO rientra nella sfera della soggettività': secondo te se dico che Fellini è un regista realista o che Tarantino non è per niente ironico nei suoi film secondo te sto dicendo o meno una cazzata? figuriamoci se la critica è solo soggettiva, la critica deve sforzarsi di essere quanto più obiettiva possibile, altrimenti nella terra delle libere opinioni qualsiasi cazzata diventa critica, non esisterebebro nemeno i critici di professione, che senso avrebbe pagarli per il loro lavoro se tutto è soggettivo? Dire che tutto è soggettivo equivale a dire che niente ha valore, che si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto è uguale, è tutto soggettivo. Troppo comodo. IO personalmente voglio leggere critiche stimolanti, che mi spingano alla riflessione, non certo qualunque cazzata viene in mente al primo che passa che tanto è uguale.

    • La critica è riflessione e ragionamento su un qualcosa di concreto ed esistente, figurarsi se fosse unicamente libero sproloquio soggettivo su cosa ha turbato o meno il singolo recensore…Sai che ce frega…

    • di oggettivo c'è solo la morte (e a volte neanche quella). E' per questo che i critici mi sembrano sempre degli zombie? :))

    • ma con tanti registi mediocri, soprattutto italiani, ce la prendiamo con questo semisconosciuto Mendoza? Invece di gioire che finalmente qualcuno li farà vedere in Italia… A volte lo snobismo culturale sfiora proprio il ridicolo. E allora i vari Luchetti, Mazzacurati, Giordana e compagnia bella ce li meritiamo…

    • @Terry: un meccanico deve essere oggettivo, al punto tale da ripararti la macchina, oggettivamente. un fabbro deve ripararti la serratura, oggettivamente. già un medico (house docet 🙂 uno psicoterapeuta, un insegnante, un investigatore, per dire, devono affidarsi all'istinto e a se stessi per risolvere i propri casi o INTERPRETARE qualcosa. Per non parlare di uno scrittore, già, perchè un critico come dici tu pomposamente "di professione" non è che sia chiamato ad essere il messia di una presunta oggettività, ma uno scrittore…un individuo… o un "amatore di film" come diceva il grande Enzo Ungari. <br />Ma soprattutto, se l'affermazione (filosofica, estetica, storica, metafisica, fisica, come ti pare) che esiste la soggettività e non l'oggettività, anzi, che non esiste nemmeno il soggetto, equivale a "qualunque cazzata che te viene in mente", temo che la mia e la tua non sia la stessa partita, lo stesso campionato e nemmeno lo stesso fottuto campo da gioco 🙂