Il cinema e la vita o la vita e il cinema. L'anima di François Truffaut

Viene presentato il volume "François Truffaut, professione cinema" , circa 200 pagine di interviste in gran parte inedite rilasciate nel corso degli anni ad Aldo Tassone in cui il regista parla di tutto, di cinema come di se stesso. E, oltre ai suoi giudizi famosi, ne emergono altri nuovi e taglienti. Come la bocciatura di Kubrick…

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Il 21 ottobre del 1984, ad appena 52 anni, moriva François Truffaut, uno dei personaggi che prima come critico e poi come cineasta hanno maggiormente segnato il cinema degli ultimi 50 anni. Su Truffaut, in occasione del ventennale della scomparsa, cominceremo ad occuparci anche a più riprese e in maniera più approfondita nel corso dell'anno cercando di segnalare le iniziative più importanti che lo riguardano. Dalla scorsa edizione di France Cinéma si era già accennato al fatto che la prossima edizione del festival fiorentino diretto da Aldo Tassone, che si svolgerà dal 2 all'8 novembre, sarà dedicato proprio al regista di I 400 colpi e Jules e Jim. Intanto però è già partita una retrospettiva itinerante, organizzata da Françoise Pieri, che comprende i suoi 21 film. La prima, iniziata a Napoli il 24 marzo, si conclude oggi e si è svolta presso il cinema Pierrot di Ponticelli e ha previsto, tra gli ospiti, la presenza di Madeleine Morgenstern (moglie e produttrice di Truffaut), dell'attrice Claudia Jade (protagonista di Baci rubati e Non drammatizziamo…è solo questione di corna e L'amore fugge), dello sceneggiatore Claude de Givray e di Paola Malanga, autrice della biografia pubblicata per Baldini & Castoldi. Il cinema di Truffaut però, oltre a Firenze, attraverserà le città di Roma, Milano, Parma, Genova e Pontedera.

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Per l'occasione, grazie a CinEuropa di Napoli e a France Cinéma, viene presentato il volume François Truffaut, professione cinema, dove sono presenti circa 200 pagine di interviste, in gran parte inedite, rilasciate negli anni ad Aldo Tassone. Qui si apre il cuore del cinema e della vita dell'autore transalpino. Truffaut  parla infatti di letteratura e di Hitchcock, di religione, di politica, delle donne, del cinema statunitense e di quello italiano: Nelle parole presenti in questo libro, restano impressi alcuni giudizi del critico-cineasta che venerava Chaplin, che diceva che Rossellini era "troppo intelligente per continuare a fare del cinema" e che, al contrario, bollava Kubrick come "un fotografo uscito dal politecnico". Soffermandoci in maniera più approfondita sul cinema italiano, emergono della valutazioni positive come nei confronti di Fellini (del quale amava follemente Il Casanova) e Visconti, ma anche, sorprendentemente, di Castellani, Bellocchio e di un film, La battaglia di Algeri, di un regista come Pontecorvo invece odiato dal suo compagno Jacques Rivette. Tra i cineasti francesi invece, oltre alla risaputa venerazione nei confronti di Renoir, Pagnol, Guitry, Cocteau ed Ophuls, si viene a scoprire che gli piacevano anche alcuni registi bistrattati dalla Nouvelle Vague come Clouzot e Carné, ma anche Sautet e, dei più recenti, Francis Veber.

La vita però oltre al cinema o contemporaneamente al cinema stesso. Emergono così giudizi privati, intimi, di Truffaut, sul suo individualismo ("Fin dall'infanzia mi sono abituato a non aspettarmi nulla dagli altri, quando ho dei problemi non tiro mai in ballo la 'società'), sulla politica (Lo slogan "tutto è politica" ha creato solo dei brutti libri e dei brutti film…in politica sono un 'socialista riformista', proprio quello che i 'gauchistes' detestano di più). In Truffaut solitamente, proprio al contrario di Godard, non si avvertiva apparentemente un respiro politico nel proprio cinema. Di solito non votava mai. Nel 1981 però si schierava nettamente dalla parte di François Mitterand perché il suo avversario "Giscard d'Estaing era la menzogna sistematica, faceva una politica completamente ipocrita, fingeva di essere Kennedy mentre in realtà era Luigi XV…"


Nel volume, introdotto da un saggio di Paola Malanga, ci sono anche delle testimonianze della moglie Madeleine Morgenstern, degli sceneggiatori de Givray e Grualt, del regista Claud Miller e delle figlie Ewa e Laura che sottolineano il senso dell'umorismo del padre, vivo in lui anche in punto di morte; ad un amico infatti, che in lacrime gli aveva detto se poteva fare qualcosa per lui, Truffaut gli rispose: "Prestami la pistola. Te la rendo lunedì!"


In questa ricca antologia è presente anche una filmografia commentata, delle sinossi complete e una sintetica antologia critica.


                                                                                           (3 aprile 2004)

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