Il Cinema secondo Bergman

A Bologna, dal 15 marzo a maggio 2011

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

IL CINEMA SECONDO BERGMAN

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------
RETROSPETTIVA DAL 15 MARZO A MAGGIO 2011
Cinema Lumière – Cineteca di Bologna

Sarà l’Ambasciatore di Svezia in Italia Ruth Jacoby a inaugurare martedì 15 marzo, alle ore 20,  al Cinema Lumière della Cineteca di Bologna la grande retrospettiva dedicata a Ingmar Bergman.
La retrospettiva, intitolata Il Cinema secondo Bergman, è promossa dalla Cineteca di Bologna, dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna con il supporto di Swedish Institute e Svensk Filmindustri, in collaborazione con Svenska Filminstitutet, Ingmar Bergman Foundation, Ambasciata di Svezia in Italia, Stiftung Deutsche Kinemathek, AICCRE, Festival Internazionale del Cinema.

Subito dopo l’omaggio della Berlinale, a Bologna vedremo moltissime opere di Bergman, a cominciare da quelle degli esordi (tutti i film sono in versione originale con sottotitoli italiani),una filmografia  che ha attraversato, dagli anni Quaranta al 2003 – anno del suo ultimo film Sarabanda – molte fasi, continuando a sorprendere, con il suo genio, gli spettatori di tutto il mondo. Maestro nell’asciugare le immagini e i dialoghi, nel mostrare il non detto, nel creare un cinema non letterario, dove i visi e i corpi degli attori pesano più della sceneggiatura. <Rivederlo, tra marzo e maggio, sarà per noi spettatori intossicati di tante visioni inutili e vuote, come bere una medicina>, è il parere di Gian Luca Farinelli e di Giuseppe Bertolucci, rispettivamente direttore e presidente della Cineteca di Bologna.

Bergman è il regista che forse meglio di qualunque altro ha saputo ritrarre l’universo femminile in tutta la sua ricchezza e complessità e a questo proposito è doveroso citare un passo di François Truffaut: “Si chiamano Maj-Britt Nilsson, Harriet Andersson, Eva Dhalbeck, Gunnel Linblom, Ingrid Thulin, Bibi Andersson, Liv Ullmann; non sono né gattine, né sorcetti, né donnine, sono donne, vere donne. Queste donne; Bergman ne filma gli sguardi, sempre più intensi nella durezza e nella sofferenza e ne escono bellissimi film semplici come il buongiorno, ma è poi semplice per tutti il buongiorno?”..

MARTEDÌ 15
Cinema Lumière – via Azzo Gardino 65 – Bologna
Ore 20
Inaugurazione della retrospettiva Il Cinema secondo Bergman, alla presenza dell’Ambasciatore di Svezia Ruth Jacoby

MONICA E IL DESIDERIO (Sommaren Med Monika, Svezia/1952) di Ingmar Bergman (92’)
Il film che folgorò i giovani turchi dei Cahiers. E infatti, Monica e il desiderio è nouvelle vague prima della nouvelle vague: i protagonisti si innamorano, fuggono via da Stoccolma, vivono giorni felici su un’isola, s’illudono che l’estate durerà per sempre. Le insenature aspre e ventose dell’arcipelago, quelle dolci e insolenti del corpo di Harriet. Ancora fulgido come il giorno in cui Godard scrisse, d’una lunga immagine fissa fatta di sguardo in macchina, labbra piene e un filo di fumo: “Il primo piano più triste della storia del cinema”.

Ore 22,15
SARABANDA (Saraband, Svezia-Italia-Germania-Finlandia-Danimarca-Austria/2003) di Ingmar Bergman (120’)
Scene da un matrimonio, ultimo atto: nel disincanto amaro dell’età, nella freddezza implacabile del digitale.
Liv Ullmann e Erland Josephson si ritrovano trent’anni dopo, lei levigata da una matura dolcezza,
lui un vecchio scontroso, lacerato da dolori antichi e nuovi, risentito verso quel residuo di vita che gli pare ormai una proposta irricevibile. C’è molta musica, molta autobiografia, molta memoria, molto rigore in questo grande film di commiato.

        Tra le due proiezioni, brindisi di apertura della rassegna Il cinema secondo Bergman offerto dall’Ambasciata Svedese

QUESTI GLI ALTRI TITOLI DEL MESE DI MARZO:

MERCOLEDÌ 16
PIOVE SUL NOSTRO AMORE
(Det regnar på vå kärlek, Svezia/1946) di Ingmar Bergman (95’)
Al secondo film, Bergman osserva il cinema intorno a sé, assorbe e seleziona: un certo décor neorealista, un senso di dannazione romantica da lirismo francese, con in più un’inedita e nordica franchezza sessuale.
Protagonisti giovani e proletari, perseguitati dal controllo sociale e dal destino. Va tutto storto,
però qualcuno offre un ombrello con cui ripararsi dai rovesci della vita. Quasi un lieto fine.
Venti posti riservati e gratuiti per Amici e Sostenitori della Cineteca
Prenotazioni: federica.lama@comune.bologna.it
20.15

 SARABANDA (replica)
VANITÀ E AFFANNI
(Larmar och gör sig till, Svezia/1997)
di Ingmar Bergmar (100’)
Il film con cui, nel 1995, Bergman accetta di celebrare i cent’anni del cinema è un video (della differenza, da tempo ormai, lui se ne infischia). Ci lavora per due anni, e con cupa ironia celebra se stesso: il magma familiare, la corrente alternata di teatro e cinema, il vuoto di senso che solo l’arte a tratti illumina, la vecchia passione per la sua corte di maghi istrioni e mistificatori. Qui ce n’è uno, “un po’ minus habens e un po’ genio” (Sergio Arecco), che addirittura, nella Uppsala del 1925, inventa il cinema parlante. E soprattutto c’è Karin, splendida Pernilla August, la “mammina dal cuore di marmo” di Lanterna magica.
Non facile, con forte effetto ‘biglietti per gli amici’: che però non potranno non commuoversi.

VENERDÌ 18
DONNE IN ATTESA
(Kvinnors vantan, Svezia/1952)
di Ingmar Bergman (107’)
In una casa sul lago e tra le betulle, quattro donne aspettano. Naturalmente, aspettano i loro uomini:
sui quali però hanno parecchio da ridire, e infatti i bei volti chiari introducono flash-back che offrono
documentata prova dell’inconcludenza, narcisismo, immaturità maschile. L’ultimo, con Eva Dahlbeck
e Gunnar Björnstrand chiusi nell’ascensore, è una scheggia di commedia semplicemente perfetta. Non
potrei dimostrarlo, ma questo è il film di un uomo che ruba e rende omaggio al Mankiewicz di Lettera a tre mogli e al Preston Sturges di Infedelmente tua.

SABATO 19
MONICA E IL DESIDERIO (replica)
SOGNI DI DONNA (Kvinnödrom, Svezia/1955) di Ingmar Bergman (87’)
Tutt’altro che minore, è una commedia sulla fragilità dei sentimenti e la loro corruzione, e sulla bellezza dei corpi femminili avvolti nell’haute couture anni Cinquanta. L’ambiente è quello della moda, Stoccolma come Milano o Parigi: una giovane modella e un anziano seduttore, la direttrice dell’agenzia e il suo amore deluso. Una smagliante eleganza di scrittura e mise en scène lo pone sullo stesso scaffale dei grandi film ‘femminili’ di Antonioni e Cottafavi.

DOMENICA 20
SORRISI DI UNA NOTTE D’ESTATE (Sommarnattens Leende, Svezia/1955) di Ingmar Bergman (113’)
La guerra dei sessi secondo Bergman. La sua ultima (ahimè) grande commedia. Trionfatore a Cannes, questo capolavoro lo rivela al mondo, lo consegna al suo destino di maestro. “L’intreccio dei  personaggi, la qualità letteraria e l’umorismo dei dialoghi, il respiro classico e naturale del racconto, la varietà di toni e di peripezie, il clima d’erotismo e di sensualità legato alla poesia delle ore e dei luoghi, raggiungono qui una pienezza che Bergman non ritroverà mai più” (Jacques Lourcelles). Indimenticabile per chiunque, nella vita, abbia goduto almeno una volta del terzo sorriso della notte d’estate.

LUNEDÌ 21
SORRISI DI UNA NOTTE D’ESTATE (replica)
DONNE IN ATTESA (replica)

MARTEDÌ 22
CITTÀ PORTUALE (Hamnstad, Svezia/1948) di Ingmar Bergman (100’)
Sono gli anni in cui i film di Gustav Molander scritti da Bergman, Donna senza volto ed Eva, sembrano più bergmanesque di quelli che lui stesso dirige. E infatti, verso Città portuale mostrerà svagato fastidio: “Non ne ricordo più nulla… Ma basta parlare di questa robaccia” (intervista ad Olivier Assayas, 1990). Robaccia certo non è. È un piccolo film svedese alla Carné-Prevert, struggimento di banchine umide di pioggia e personaggi carichi di guai. Bellissima sequenza finale.

MERCOLEDÌ 23
UNA VAMPATA D’AMORE (Gycklarnas afton, Svezia/1953) di Ingmar Bergman (99’)
Entrino gli artisti d’arte varia, e lo spettacolo cominci. Lo spettacolo dell’umana miseria, dell’umiliazione, della crudeltà, della sofferenza scorticata, della tragedia ridicola. Siamo in un circo equestre, c’è uno che al solito si prende gli schiaffi, una bella cavallerizza sans merci, un trapezio stilistico tra espressionismo e baroccaggine. Molto amato da chi cerca un gancio tra i mondi lontanissimi di Bergman e Fellini. Un filo sopravvalutato.

GIOVEDÌ 24
VERSO LA GIOIA (Till glädje, Svezia/1950) di Ingmar Bergman (98’)
Scene da un matrimonio, atto primo. Due musicisti si sposano, hanno una bambina, vivono la loro estate splendente, poi la melodia amorosa naufraga nell’insoddisfazione professionale di lui, nella conseguente infedeltà, nella durezza nevrotica di parole e gesti. Mentre l’inno Alla gioia di Beethoven
percuote le immagini, Bergman, reduce dal primo dei suoi tanti divorzi, forse parla anche di sé:  comunque il film ha un’intensità e un equilibrio stilistico finora mai raggiunti. Victor Sjöström nel ruolo di violinista e mentore.

VENERDÌ 25
VERSO LA GIOIA (replica)

SABATO 26
CRISI (Kris, Svezia/1945) di Ingmar Bergman (93’)
Bergman debutta alla regia, e “letteralmente non sapevo che fare, e gli altri capivano che non ci capivo
nulla, e nemmeno loro ci capivano nulla”. La sceneggiatura non è sua, il soggetto è una pièce danese su
una ragazza divisa tra madre adottiva e madre naturale, tra campagna e città, tra un buon ragazzo e un
mascalzone narcisista. Non è un esordio folgorante, siamo nella routine dell’immaginazione melodrammatica nordica, ma c’è più di quanto Bergman abbia poi voluto ammettere: una certa percezione fisica della morte, il riverbero interiore del paesaggio.

DOMENICA 27
SARABANDA (replica)
LUNEDÌ 28
CRISI (replica)
MARTEDÌ 29
LA TERRA DEL DESIDERIO (Skepp till India land, Svezia/1947) di Ingmar Bergman (98’)
“Un mondo di purezza cinematografica abbagliante[…] che discende direttamente dal cinema svedese
delle origini” (André Bazin). Al porto di Gotebörg, lo strano interludio tra un marinaio che ritorna dopo anni di assenza e una ragazza che ha tentato il suicidio. Per sua ammissione, Bergman pensa ancora a Carné: il film è anche un timido ricalco scandinavo del Porto delle nebbie, “un capolavoro pervaso da una luce eterna”. Se non eterna, certo assai struggente è però anche la luce di questo film, tessuto di solitudine, di speranze senza domani e di atmosfera salmastra.

MERCOLEDÌ 30
LA TERRA DEL DESIDERIO (replica)
GIOVEDÌ 31
SPASIMO (Hets, Svezia/1944) di Alf Sjöberg, soggetto e sceneggiatura di Ingmar Bergman (101’)
Uno dei film più importanti del cinema svedese, che Sjöberg dirige a partire da una sceneggiatura del venticinquenne Bergman. Un professore sadico viene chiamato Caligola e porta gli occhiali di Himmler, uno studente
vessato cova la tempesta, e poi l’amore, il delitto, le verità nascoste: il thriller esistenziale affronta grovigli e fantasmi, mentre scopre i sensi di colpa e la febbre di rigenerazione della Svezia all’uscita dalla guerra.
SETE (Törst, Svezia/1949) di Ingmar Bergman (83’)
Un uomo e una donna in viaggio verso la Svezia, in treno, attraverso la Germania spaurita e famelica del dopoguerra. “Per la prima volta Bergman mette in scena personaggi adulti, con una certa esperienza della vita.
Una disperata claustrofobia caratterizza la relazione di questa coppia, tra stanze d’albergo e vagoni ferroviari. Stanno insieme, come sarà per tante altre coppie bergmaniane, solo perché l’inferno condiviso è preferibile all’inferno della solitudine” (Philip Mosley). Echi che risuoneranno nel Silenzio e nell’Ora del lupo.

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array