Il cinepanettone è morto, viva il cinepanettone

Il cinepanettone non era solo un film ma un’esperienza collettiva che portava famiglie in sala a Natale. L’industria del cinema italiano ne ha ancora bisogno? La risposta è nelle mani di Belli ciao

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Quando si parla di cinema di solito i cinepanettoni sono un argomento divisivo, capace di polarizzare pubblico e critica tra chi li ama e chi li odia. Per chi scrive, come per molti altri italiani, l’appuntamento con la commedia natalizia in sala era una consuetudine delle feste, una tradizione radicata da tempo, fin da adolescente. Nei giorni di ferie natalizie ci si recava al multisala, a volte la scelta ricadeva sulla nuova produzione supereroistica o sul grande blockbuster, ma più spesso la scelta ricadeva sull’ultima volgare, irriverente e scatologica commedia natalizia con protagonisti Boldi e De Sica. Purtroppo non tutti abbiamo potuto assistere alle proiezioni del tempo dei primissimi cinepanettoni, quelli della neve, delle vacanze in località sciistiche esotiche, che fondavano la loro comicità sul contrasto tra i ricchi benestanti e i pesci fuor d’acqua, poveri o arricchiti, romani o milanesi, profondamente legati alla loro terra, che diventavano specchio di un invidia sociale tra campagna e città, tema ricorrente nel cinema italiano. Una comicità regionale che sembra oggi tornare nell’ultimo film di Gennaro Nunziante con Pio e Amedeo, ma soprattutto in un certo tipo di musica che vede in alcuni siparietti di Myss Keta e nei videoclip del Pagante gli omaggi più ossequiosi a quest’immaginario.

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Per un’intera generazione i cinepanettoni però sono altri, sono quelli degli anni 2000, a partire da Bodyguards in poi, quelli considerati da un’ampia fetta di critica i peggiori e più scalcinati, quelli dell’avvento di Fausto Brizzi e Marco Martani in sceneggiatura e di Enzo Salvi tra gli interpreti. Film in cui le località diventano ancora più esotiche e lontane, facendo in parte perdere quel grande contrasto tra classi sociali, che veniva esemplificato nei personaggi che potevano realmente permettersi un posto come Cortina e chi invece ostentava una ricchezza oltre le sue possibilità. In questi cinepanettoni le trame diventavano ancora più sottili, dei veri e propri canovacci riassumibili in non più di due righe, ma che davano modo agli svariati comici ospiti dei due mattatori di esibirsi nel loro contributo macchiettistico. Inserti autonomi che andavano a comporre un grande ed irriverente puzzle di tradimenti, penetrazioni e “mamma mia comme sto!”. Una comicità bassa, ma che riusciva a trovare la sua ragione nel momento di esperienza collettiva, nella sua visione rituale del film in sala, con le famiglie di lavoratori che finalmente potevano godersi la meritata pausa invernale e decidevano di passarla insieme nel multisala.

Il cinepanettone è stato dichiarato morto più volte a partire dal primo grande colpo, ricevuto quando Boldi e De Sica si sono separati – ma grande è stata la gioia di rivederli nuovamente insieme in Amici come prima – fino alla rivisitazione found footage operata da Paolo Ruffini con Super vacanze di natale. Il pubblico oggi è più maturato e i suoi interpreti invecchiati, portatori di una comicità che non riesce più a fare leva come un tempo. Eppure affermare che il cinepanettone sia morto è forse un azzardo. Si è ammodernato, ha subito una parziale ristrutturazione, ad opera di autori come Alessandro Siani e Checco Zalone. I cui film sono più moderni, attenti a tematiche contemporanee, ma ancora profondamente legati al nucleo caratteristico che animava i vecchi cinepanettoni: il sempitèrno contrasto tra Nord e Sud, il contrasto tra classi sociali e soprattutto la ritualità della sala nelle vacanze invernali.

La settimana di natale ha segnato un’accoglienza tiepida al box office per Chi ha incastrato babbo natale? di Siani, non aiutato da una finestra d’uscita che lo poneva in diretta concorrenza con il grande campione di queste feste Spider-man: no way home, ma la nuova commedia con protagonisti Pio e Amedeo è in uscita proprio in questa settimana. Una finestra che nel 2016 si è rivelata fortunata per Quo vado?, portandolo a battere il record di incassi italiano. Viene da chiedersi se Nunziante riuscirà a confermare il successo ottenuto con Cecco Zalone e se il suo nuovo film di natale riuscirà a vincere le reticenze causate dal periodo storico. In questo momento di cambiamento e trasformazione forzata del cinema, in cui si fatica a riportare il pubblico in sala, la ricostruzione del cinema italiano dovrà necessariamente passare anche da quelle forme popolari capaci di portare al cinema un gran numero di persone. Recuperare il cinepanettone più che come film, come esperienza.

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