Il corvo, di Henri-Georges Clouzot

Osteggiato e censurato, attaccato dalla Nouvelle Vague e dalla stampa comunista, oggi è uno dei film più significativi del regista assieme a Legittima difesa. Su Mubi

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Forse uno dei principali precursori del noir alla francese. Genere che poi il cinema di Clouzot ha affrontato anche successivamente anche con Legittima difesa e I diabolici. Ma anche un cinema dichiaratamente debitore dell’Espressionismo tedesco. Alcuni dei modelli dichiarati del cineasta francese sono, non a caso, Murnau e Lang.

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Ispirato a un caso realmente accaduto nel 1917 a Tulle. Ed è proprio una località di provincia, Saint-Robin, ad essere messa in crisi da alcune lettere anomine con accuse infamanti. Il principale bersaglio è un medico, il dottor Rémy Germain (Pierre Fresnay), un ginecologo accusato di avere una relazione con la moglie del primario e di eseguire aborti illegali. Ma ben presto anche altre persone, tra cui alcuni stimati professionisti, iniziano a ricevere le lettere minatore del “Corvo”. Una di queste arriva anche a un paziente dell’ospedale. Gli viene detto che le sue condizioni di salute sono gravissime e non ha speranze di guarire. Così l’uomo si uccide tagliandosi la gola con un rasoio. Germain indaga fino a scoprire chi si nasconde dietro il “Corvo”.

Il tempo a volte rimette a posto le cose. Tra i tanti meriti dei registi-critici della Nouvelle Vague, si nascondono anche degli abbagli evidenti. Quello di Clouzot è il più clamoroso, assimilato frettolosamente al “cinema di papà”. In realtà la loro battaglia contro il regista è una resa dei conti, un duello finale, proprio per Il corvo. Questo suo secondo lungometraggio, realizzato nel 1943 dopo L’assassino abita al 21, è stato prodotto dalla Continental Film, società di produzione tedesca fondata in Francia durante l’occupazione nazista. Il film è stato attaccato soprattutto dalla stampa comunista, che lo ha accusato di aver dato il colpo di grazia al popolo francese. Ma tra i suoi nemici ci sono stati anche la Chiesa, che lo ha etichettato come’morboso’, e il governo di Vichy che ha chiesto che il film fosse bandito per i suoi valori immorali. Il governo alla fine ha censurato il film fino al 1947. A Clouzot e al co-sceneggiatore Louis Chavance è stato impedito di lavorare nell’industria cinematografica francese. Il regista però ha ottenuto l’appoggio di intellettuali come Jean-Paul Sartre, Albert Camus, Jean Cocteau e da registi come Jacques Becker.

Forse oggi è la perfetta sintesi tra l’Espressionismo e il polar. Dove la provincia diventa il microcosmo per mettere a nudo i vizi della borghesia. Ma soprattutto le lettere anonime con l’autore invisibile sembrano produrre la stessa tensione di M di Lang. Dove la dimensione del tempo, segnata dalla presenza degli orologi nel cineata tedesco, torna anche in Clouzot. Le ombre sono già nelle parole delle lettere. Ma anche in personaggi al di sopra di ogni sospetto come il primario, figure sinistre come l’amante zoppa o inquietanti come la ragazzina adolescente che lavora alla posta. Un cinema crudele e deformato. Con momenti magistrali come la lettera che cade durante il funerale, tutti se ne accorgono e nessuno ha il coraggio di raccoglierla. O l’inseguimento dell’infermiera con la folla che non si vede ma di cui si sentono le voci e la presenza. Un cinema già oppressivo, ma che gestisce alla perfezioni i tempi del racconto. Con un pessimismo cupo. Senza la poesia del ‘realismo poetico’. Quindi ancora più letale. Rifatto a Hollywood nel 1951 con il titolo La penna rossa e diretto da Otto Preminger.

 

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Titolo originale: Le corbeau
Regia: Henri-Georges Clouzot
Interpreti: Pierre Fresnay, Ginette Leclerc, Pierre Larquey, Noël Roquevert, Micheline Francey
Durata: 93′
Origine: Francia 1943
Genere: drammatico/noir

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
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