"Il Decameron allo specchio. Il film di Pasolini come saggio sull'opera di Boccaccio" di Simone Villani.

Il libro riconnette il film Decameròn di Pasolini punto per punto al suo grande modello trecentesco: ogni episodio, ogni sequenza, ogni inquadratura è analizzata come rilettura critica, da parte di Pasolini, dell'opera del Boccaccio.

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IL DECAMERON ALLO SPECCHIO.

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Il film di Pasolini come saggio sull'opera di Boccaccio.


Simone Villani


Donzelli editore


finito di stampare nel giugno 2004


103 pag. – 21,00 euro


 


 


Può un film narrativo essere un saggio? Lo è necessariamente, se riscrive un'opera che gli preesiste. In questo caso, infatti, ciascuna scelta compositiva – sopprimendo ad esempio o esaltando valenze locali del testo, o globalmente  ritagliando una porzione ed escludendone altre – si fa gesto ermeneutico. Il capolavoro di Boccaccio, dopo sei secoli di letteratura critica, qualche anno fa ha incontrato sul proprio cammino un oggetto sorprendente e un poco mostruoso: la riscrittura audiovisiva di un poeta-romanziere-saggista-cineasta che ne è, insieme, anche la migliore rilettura critica. Il Decameron allo specchio esamina questo nodo e riconnette il film punto per punto al suo grande modello trecentesco: ogni episodio, ogni sequenza, ogni inquadratura diventa insieme un'interpretazione e un giudizio sull'opera del Boccaccio.


Materia di questo libro non è un oggetto (il Decameròn di Pasolini); materia di questo libro non sono neppure due oggetti (il Decameròn di Pasolini e il Decameron di Boccaccio); materia di questo libro è la relazione tra questi due oggetti.


La scelta della raffronto serrato tra un testo letterario e un testo audiovisivo ha prodotto almeno un paio di conseguenze di impostazione.


La prima interessa il piano dell'espressione: sono le forme della narrazione a catalizzare qui la gran parte del lavoro analitico ed in questo senso in alcuni punti il libro potrà apparire soprattutto l'opera di un narratologo. La seconda conseguenza è che il Decameròn di Pasolini è esaminato isolatamente rispetto ai due film che assieme ad esso compongono quella che l'autore ha chiamato "La trilogia della vita"(I racconti di Canterbury e Il fiore delle mille e una notte), con i quali pure intrattiene relazioni strettissime. Infine, per quel che attiene al metodo, la scelta è stata per una metodologia eclettica, tale da impiegare laicamente lo strumento volta a volta più vantaggioso per l'esame di una determinata faccia del prisma testuale.


 


Nell'effettuare la trasposizione cinematografica del Decameron di Boccaccio, accade a Pasolini di riuscire in un'operazione sbalorditiva:, egli eleva Boccaccio a co-autore, e nel tentativo di restituire la prosa decameroniana egli finisce con l'esaltare le possibilità dell'espressione cinematografica. Lungi dallo "sciogliere" la letteratura nel cinema, egli, con paradossale audacia, proprio nello sforzo di fedeltà alla letteratura, riesce a celebrare l'apoteosi del cinema.

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