Gene Tierney: Il fantasma e la signora Muir, di Joseph L. Mankiewicz

Il Fantasma e la signora Muir non sceglie la consueta strada dell’amore impossibile ma va contromano. Lo normalizza, lo familiarizza fino a trasformarlo in un oggetto quotidiano

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Il fantasma e la Signora Muir ci ricorda come i morti sono ancora tra di noi, a guardia dei medesimi luoghi che hanno abitato da vivi, e per comunicarci bisogna trovare un modo di interpretare quella corporeità ibrida, da presenza filtrata, quasi fossero vecchie apparizioni di celluloide. La scelta di affidare tale compito a Gene Tierney è sintomatico di come l’attrice negli anni avesse costruito un personaggio liminare, impalpabile. Una presenza troppo fragile per essere solo di carne e talmente intensa da rendere necessaria la garza per evitare che il suo sguardo consumasse la pellicola. Il film di Mankiewicz quindi chiude idealmente il suo percorso divistico riportandola nuovamente a faccia a faccia con i fantasmi, formando un cerchio perfetto che ha il suo nadir in Il Cielo può attendere, il film di Lubitsch che la impose nel firmamento hollywoodiano.

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Una giovane rimasta vedova decide non conformarsi alle leggi non scritte che la condannano ad una vita di privazioni da passare accanto alla nuora e alla suocera pregando ogni giorno sulla tomba del defunto marito, e affitta un cottage sulla costiera inglese rimasto sempre sfitto perché si mormora sia infestato. Il fantasma in questione è quello del fu Comandante Daniel Gregg, che da anni si diverte a spaventare gli avventori interessanti alla sua vecchia abitazione. Lucy invece non si fa intimidire dall’apparizione dell’affascinante ectoplasma e comincia a stabilire con lui una relazione appassionata.

The-ghostNella Londra vittoriana nasce così una storia d’amore fuori da ogni convenzione, in cui due individualità malinconiche sul punto di abbandonare la vita, rinascono in un incontro che supera le distanze spazio-temporali. Se la tematica dell’amore ultraterreno non era nuova ad Hollywood (ad esempio il già citato film di Lubitsch), Il Fantasma e la signora Muir non sceglie la consueta strada dell’amore impossibile ma va contromano. Lo normalizza, lo familiarizza fino a trasformarlo in un oggetto quotidiano. Il lavoro di dettatura e scrittura che darà forma al romanzo autobiografico del capitano scandisce un ritmo giornaliero, che permette ai due di conoscersi, di apprezzarsi e di mancarsi vicendevolmente, nei limiti delle diverse densità fisiche. Il rapporto tra le due parti non è mai conflittuale, come ci si aspetterebbe in una relazione impossibile, entrambi sono consci delle due differenti dimensioni che abitano, quella fisica e quella illusoria, e non provano a forzare le barriere che li confinano. Provano solo ad usare al meglio il tempo che hanno a disposizione, perché potrebbe scivolare via prima di quanto possiamo immaginare.

Il film di Mankiewicz sottolinea infatti come la primavera possa sbocciare improvvisa anche nel momento più buio della propria presenza terrena ma allo stesso modo, dopo un accecante fulgore,inevitabilmente viene seguita da lunghi autunni piovosi. Una stagionalità che finirà tragicamente per ricordare quella della stessa Tierney, troppo simile ai fantasmi per non diventarlo lei stessa.

 

Titolo originale: The Ghost and Mrs. Muir
Regia: Joseph L. Mankiewicz
Interpreti: Gene Tierney, Rex Harrison, Edna Best, Geoege Sanders
Distribuzione: Lab80 Film
Durata: 104′
Origine: Usa 1947

 

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