Il gladiatore, di Ridley Scott

In occasione della proiezione con orchestra e coro dal vivo al Circo Massimo e al Colosseo di oggi e domani, torniamo sul cult con Russell Crowe che ha reinventato il peplum ai tempi della CGI

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

The Gladiator rappresenta in modo esemplare la fase di transizione tra il cinema tradizionale e quello del green screen. Un passaggio del testimone che ha regalato dei risultati inarrivabili come il film di Ridley Scott. Il regista inglese ha sperimentato le potenzialità della CGI prima che queste debordassero in una bulimia visiva apparentemente senza ritorno. Così, una tecnologia ancora benevola ha rinnovato la sua invidiabile ma sbiadita abilità di stabilire il layout perfetto per ogni tipo di film.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

La sceneggiatura di David Franzoni non è stata solo il pretesto per ricostruire Roma sulla base dell’accurato plastico dell’Urbe costantiniana di Italo Gismondi. La storia di caduta e vendetta del generale spodestato Maximus Decimus Meridius gli ha consentito soprattutto di rimettere in piedi la sua carriera. I nineties sono stati il periodo peggiore per il cineasta britannico e i suoi film hanno dato poco al cinema oltre ai dibattiti di costume che hanno accompagnato Thelma & Louise (1991) e G. I. Jane (1997).

In un certo senso, la stagnazione degli strumenti cinematografici aveva mortificato il suo insaziabile stimolo di fissare l’immaginario collettivo. L’iperrealismo di The Gladiator ebbe un impatto tale da scatenare gli storici di professione alla ricerca del dettaglio cronologicamente sbagliato. L’operazione non era mai stata necessaria nel contesto del peplum, in cui l’attendibilità delle scenografie era sempre stata una questione superflua. Qui, il rendering delle architetture classiche era così accurato da innescare il feticismo degli specialisti.

Il successo commerciale del film e la pioggia di premi che riuscì a conseguire aprirono la strada ad un’imprevista resurrezione di tutto il genere. Ridley Scott riuscì pienamente nell’impresa di rivendicare la paternità di questo revival e ad imporne le linee guida a tutti i suoi epigoni. Il modello di The Gladiator non è mai stato messo in discussione fino al rivoluzionario esempio di 300 di Zack Snyder. Tuttavia, l’idea del ralenti e dell’accelerazione nelle scene di battaglia non era completamente nuova. Lo strepitoso scontro iniziale tra le legioni romane e le popolazioni germaniche ne lascia più di una traccia.

La sequenza dimostra che virtù più evidente di Ridley Scott è quella di utilizzare la risorsa digitale solo quando non è possibile fare altrimenti. La lunga fase introduttiva di The Gladiator è girata come ai vecchi tempi, con costumi reali ed eserciti di comparse in carne ed ossa. La monumentalità di Roma e il fervente pathos della folla del Colosseo vengono rievocati inevitabilmente con il computer. Tuttavia, l’arma nascosta dei pixel viene sfoderata solo per esaltare la prospettiva ad altezza uomo dei gladiatori. I loro duelli all’ultimo sangue restano ancorati al contatto tangibile con la vera sabbia dell’arena.

Successivamente, Ridley Scott si farà prendere la mano dalle scorciatoie della tecnologia in Exodus: God and Kings. Qui, la confidenza non del tutto compiuta con la tecnologia lo costringe ancora ad affidarsi alla profondità della recitazione. La colonna sonora di Hans Zimmer non è un semplice corollario dell’azione ma un elemento caratterizzante. The Gladiator mantiene un piede in due dimensioni del cinema e tira fuori il meglio da entrambe. L’epica del kolossal resta intatta e viene implementata dalla maestosità visiva senza mai esserne cancellata.

Il film non ha pagato il tributo ai diciotto anni che sono passati dalla sua presentazione nelle sale. Lo spettatore di oggi resta colpito soprattutto dalla sua narrazione chiusa e conclusiva. La storia procede senza esitazioni verso un climax drammatico che non prevede il secondo capitolo. La fine gloriosa di tutti gli eroi è definitiva così come il

--------------------------------------------------------------
THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

--------------------------------------------------------------
sadismo tormentato di un villain come Commodus. La linearità delle opposizioni ha permesso a Russell Crowe di imboccare la strada del divismo come si faceva nell’età dell’oro hollywoodiana.

La scelta suggestiva di proiettare The Gladiator nelle rovine dei luoghi in cui è ambientato ripara un torto subito in fase di produzione. L’idea iniziale era quella di riprostinare la piattaforma e il primo anello dell’Anfiteatro Flavio per le riprese in live action. Un progetto smisurato che ribadisce ulteriormente il rapporto ambivalente de film con il cinema del futuro. Ridley Scott compie la stessa operazione che James Cameron aveva concepito poco prima per Titanic. I due distruggono per sempre il cinema delle scenografie dopo aver costruito i più grandi set che si siano mai visti.

Titolo originale: The Gladiator

Regia: Ridley Scott

Interpreti: Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielsen, Oliver Reed, Richard Harris, Derek Jacobi, Djimon Hounsou

Origine: USA/UK, 2000

Distribuzione: Universal

Durata: 155’

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array