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Il gladiatore II, di Ridley Scott

Come far resuscitare senza scalfire il ricordo de Il gladiatore? Potrebbe essere uno dei fallimenti commerciali più divertenti, avvincenti ed eccessivi di questo decennio.

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Il gladiatore II ribadisce un concetto che tutta la carriera di Ridley Scott aveva già reso eloquente: tutte le idee per un film meritano di essere considerate. Il finale di Il gladiatore (2000) era definitivo, dal momento che uno degli eroi cinematografici più carismatici del suo decennio moriva in modo inequivocabile. La tragicità di Maximus Decimus Meridius poteva reggere solo a condizione del suo sacrificio: un atto enorme, memorabile ma anche incancellabile. La sua grandezza era il fardello che impediva qualsiasi sequel e la ghiotta occasione di un incasso faraonico. Come farlo resuscitare senza scalfire il ricordo degli spettatori che ne avevano ammirato le gesta? Dove trovare qualcuno capace di sostituire il suo carisma? Scegliere un solo attore per incarnare allo stesso tempo lo schiavo condannato all’arena e il generale votato all’ideale tradito di Roma? Oppure, sceglierne due?

Ridley Scott si è preso il suo tempo per trovare delle soluzioni e ha ingannato l’attesa attraversando i generi più diversi, tra titoli più riusciti, altri completamente fallimentari, l’acclamazione e la repulsione intermittenti della critica e del pubblico. Come detto, nessun progetto è mai troppo ridicolo per essere scartato, per un cineasta che si è posto la sfida personale di realizzare un blockbuster all’anno. Così, si è preso anche la licenza di rispondere alle puntualizzazioni degli studiosi che avevano contribuito ad affossare Napoleon (2023). Ha tirato fuori una naumachia dentro al Colosseo che vale molto di più della famigerata esortazione a farsi una vita. Per evitare qualsiasi fraintendimento sulle sue opinioni riguardo l’attendibilità storica dei suoi film, ha messo nella piscina non uno, ma due squali.

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Chi si diletta a deridere le incongruenze dei peplum troverà materiale in abbondanza. Inoltre, c’è il sospetto che Ridley Scott abbia chiesto al suo sceneggiatore di fiducia di esagerare apposta. Tuttavia, un esercizio del genere oscurerebbe il fatto che il regista ha vinto una delle sue scommesse più spericolate. Nessuno crede veramente che Il gladiatore II potrà rientrare di un budget da trecento milioni. Tuttavia, è probabile che verrà ricordato come uno dei disastri commerciali più divertenti della storia del cinema. Il copione di David Scarpa riesce a bilanciare l’esigenza di creare dei nuovi eroi con la fedeltà verso quelli passati. Il suo protagonista è un’ombra ineluttabile ed ingombrante ma può essere utilizzata in modo narrativamente costruttivo. Il complimento più lusinghiero che si possa fare al figlio Paul Mescal è quello che gli fa la madre Connie Nielsen: assomigli a lui

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Invece, Pedro Pascal è il soldato che sogna a sua volta di essere il redentore ma può avere solo il cuore della donna, non la sua investitura. Il generale ha il pegno d’amore del suo anello, ma non può ambire alla sua armatura. La loro rivalità inizia come una classica storia di caduta e vendetta ed evolve in una competizione per raccogliere il lascito dell’uomo che entrambi ammirano. Russell Crowe è seppellito nei sotterranei del Colosseo insieme al suo corredo da guerriero: è un memento per tutti i personaggi che sognano di meritarselo. Ovviamente, nessuno è all’altezza di una tale eredità ma il film deve pur trovare un successore. L’inevitabile scelta affossa il film in un vuoto di personalità di cui entrambi si sono sempre resi conto. Tutte le volte che devono arringare la folla, devono premettere a ragione di non essere dei grandi oratori.

La mano di Ridley Scott dirige le sequenze d’azione con una verve invidiabile anche per molti colleghi più giovani. Le sfide nell’arena sono sospese tra l’epico e il camp, tra teste che rotolano, rinoceronti che caricano i combattenti inermi e l’iperrealismo sonoro di ogni ferita. I due attori non sono così profondi ma hanno una presenza scenica che si abbina perfettamente con il ritmo che il regista ha imposto ai corpo a corpo sudati, sanguinolenti e polverosi. David Scarpa infila un paio di battute che potrebbero ambire a diventare un meme e viene provvidenzialmente limitato nel suo tentativo di creare un parallelismo tra la decadenza imperiale del sogno romano e quello della democrazia americana. Denzel Washington offre alla lettera quello che gli viene chiesto dalla produzione per portare a casa l’ingaggio. La star non fa fatica a ritrarre un subdolo e spietato arrampicatore sociale con modi di fare shakesperiani.

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Il gladiatore II non era un film necessario e forse finirà vittima del suo stesso hype, di due imperatori crudeli fino alla macchietta e di sequenze davvero troppo eccessive. Tuttavia, lascia lo stesso sapore di antico cinematografico che lasciava il primo film. Come se le atmosfere colossali del peplum di una volta fossero sensazioni intrinseche e l’odore della cartapesta uscisse fuori dallo schermo anche quando le scenografie sono ricostruzioni digitali. La sua sfortuna è che non si possono avere poche pretese per un film che è costato così tanto. Se qualcuno riuscisse ad abbassare l’asticella delle aspettative, potrebbe ritrovarsi con due ore e mezzo di grande e spensierato intrattenimento.

 

Titolo originale: Gladiator II
Regista: Ridley Scott
Interpreti: Paul Mescal, Pedro Pascal, Connie Nielsen, Denzel Washington, Joseph Quinn, Fred Hechinger, Derek Jacobi, Rory McCann, Alec Utgoff, Matt Lucas, Alexander Karim, Lee Charles, Chi Lewis-Parry, Tim McInnerny
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 148’
Origine: Origine: USA/UK, 2024

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
2.33 (15 voti)
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