"Il grande match", di Gerardo Olivares

Olivares guarda altrove: l’umanità, le facce, il gioco infinito del cinema. L’immanenza dello spazio si fa immagine sterminata e musica – le due carte vincenti di un film piccolo, semplice, leggero e godibile

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La salvezza è nel movimento. Almeno secondo Gerardo Olivares, alla sua seconda regia per il cinema dopo il documentario Caravana. L’immanenza dello spazio si fa immagine sterminata e musica: queste le due carte vincenti di un film piccolo, semplice, leggero e godibile.

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Le steppe solitarie e poco accoglienti della Mongolia diventano lo sfondo di un western in salsa centroasiatica e regalano alla pellicola le sue scene migliori – coinvolgenti, affascinanti per il loro potenziale di distanza, ignoto, desolazione percorsa da nomadi a cavallo. Le dune africane del deserto offrono più di una sorpresa: un albero che non ha niente a che fare con l’immagine mentale che ne avremmo, e un furgoncino carico oltre ogni immaginazione che spiazza lo sguardo con il suo carico umano e materiale di colori, urla e precarietà. In Brasile, il verde accecante della giungla è teatro di continui attraversamenti silenziosi. Avanti e indietro, dalla missione al villaggio, dal villaggio alla segheria, sfiorando la magnificenza di una natura che non ha bisogno di parlare. Tutti cercano – tutti tendono verso qualcosa…

A cosa serve un cavo satellitare in Amazzonia? Un’antenna in mezzo al deserto? Una presa di corrente nel nulla? Tre culture, tre lingue convergono sul richiamo di uno stesso evento – la finale Germania-Brasile del Mondiale 2002, in diretta in un posto che è, di nuovo, “altro”. Fin troppo facile scivolare sulla sincronizzazione del media televisivo, sullo sport fattore di unificazione globale, sulla ricerca di costanti cross-culturali…Olivares guarda altrove: l’umanità, le facce, il gioco infinito del cinema. Così per enormi piani fissi e movimenti di macchina spesso impercettibili racconta, senza soggettive, semplicemente, tre piccole esperienze – ma a tutto tondo, dal dentro della quotidianità: come si fatica, con quali entusiasmi, quali incazzature, quali rischi e quali bassezze, per guardare il clou del campionato del mondo. “Un’altra giornata a contemplare sconcertati l’esistenza”: la vita è fatta delle cose che ci fanno fremere, sudare, saltare. Come una partita. E la ripresa di luoghi naturali di forte impatto visivo e grande potenza evocativa viene giocata bene dal regista, capace di usare i riferimenti dell’immaginario cinematografico sapientemente, ma come di passaggio – come un pallone che entra in rete, ma non si sa bene da dove…e il gioco è fatto.

 

Titolo originale: La gran final

Regia: Gerardo Olivares
Interpreti: Atibou Aboubacar, Adalberto Jr., Ahmed Alansar, Tano Alansar, Abu Aldanish
Distribuzione: Mikado
Durata: 80’
Origine: Spagna/Germania, 2006

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