Il grande ritorno di Johnny Depp: Black Mass, di Scott Cooper

Un solido gangster-movie come d Hollywood se ne vedono sempre di meno oggi, che richiama i disincanto anni ’70, con una grande prova di Johnny Depp e Joel Edgerton. Presentato fuori concorso

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Forse ci voleva un regista d’attori come Scott Cooper per rispolverare alla grande Johnny Depp. Dopo aver diretto Jeff Bridges in Crazy Heart facendogli vincere per la prima volta l’Oscar come miglior attore  e Christian Bale, Woody Harrelson e Casey Affleck in Il fuoco della vendetta. Out of the Furnace, stavolta trova il ruolo giusto per il rilancio per la star statunitense dopo che ultimamente, dopo Dark Shadows di Tim Burton, aveva inanellato una serie di film sbagliati. Una recitazione veccia scuola, una capacità di recitare col corpo e con gli occhi con il make-up addosso. Dietro c’è ancora una storia vera. Dopo l’agente Joe Pistone infiltrato nella mafia in Donnie Brasco e Dillinger nello straordinario Nemico pubblico di Michael Mann, stavolta l’attore è il pericolosissimo e psicopatico criminale Whitey Bulger, che nella Boston della seconda metà degli nni ’70 (il film comincia nel 1975) inizia la sua scalata al potere; collabora come informatore per l’FBI e riesce a far fuori la mafia italiana diventando così uno dei gangster più pericolosi della città.

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david harbour, joel edgerton, johnny depp, rory cochran in black massIl film è tratto dal libro di Dick Lehr Writer e Gerard O’Neill, ma Cooper si conferma come un cineasta solido, che ama la struttura classica ma con una vena nostalgica dell’Hollywood anni ’70. Black Mass sembra uno di quei gangster-movie che oggi nel cinema statunitense se ne vedono sempre di meno, che sembra richiamare quel disincanto sulla scalata e sulla perdita del potere criminale, che guarda a tratti al tardo John Huston e ad Arthur Penn nel tentativo di far rivivere il geere dalle sue ceneri. Quello che piace del cinema di Cooper è la sua essenzialità, la sua capacità di mettersi al servizio della storia. Gli squarci sul passato lo riapre attraverso le testimonianze delle persone arrestate. Sono le loro parole che rimettono in moto un vecchio film. Depp, novello Scarface, guarda più a Marlon Brando che ad Al Pacino. Ha il diavolo negli occhi, trascina il suo personaggio dentro il suo corpo, trasmette in pieno il suo sospetto ossessivo. Ma dall’altra parte c’è pure un bravissimo Joel Edgerton, l’agente FBI John Connolly che gli consente la scalata al potere. E sono proprio i dialoghi tra i due in cui Cooper riesce continuamente a filmare la disparità dei sue personaggi, la subordinazione di Connolly nei confronti di Bulger. Ed è la stessa figura di Depp che sembra giganteggiare, ingrandirsi a macchia d’olio, espandersi e quasi uscire dalo schermo. Come se il Male al cinema si potesse vedere anche senza scene di violenza (anche se alcune sono forti ed efficacissime come l’omicidio della prostituta) ma anche solo con la presenza fisica, con lo sguardo. E Boston, una città che recentemente porta bene al cinema dopo Spotlight di Thomas McCarthy e The Town di Ben Affleck, si tinge di nero, diventa una città spettrale. Con le strade dove avanzano ombre minacciose come nei noir anni ’40.

johnny depp in black massBlack Mass sa quindi sfruttare in pieno Depp ma è poi capace di costruire una tensione crescente come nelle scene di Bulger che bussa alla porta della camera della moglie di Connolly, il rapido scambio tra il criminale e l’agente FBI alla festa di San Patrizio. Ma al tempo stesso Cooper alterna momenti con un ritmo da balletto impazzito (la discoteca e gli omicidi) oppure cattura anche squarci privati di atroce dolore come l’arrivo in ospedale dove è ricoverato il figlio.

Black Mass non si spinge magari in quelle zone di delirio visivo tra Mann e Coppola ma forse neanche è questo il suo obiettivo. Cooper riporta il genere dalle parti di una solidità perduta. Forse anche fuori moda, forse perché nel corso degli anni il nostro sguardo è sempre più contaminato da linguaggi, forme, durate diverse. Ma proprio per questo ancora più affascinante. E per Depp un personaggio come Bulger è rischioso tanto quanto il suo grandissimo e fallimentare film da regista, Il coraggioso. Un salto nel vuoto. Stavolta, forse, col paracadute.

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