Il luogo delle ombre, di Stephen Sommers
Se contassero solo l’inizio e la fine, sarebbe un film sorprendente. Il cinema di Sommers continua invece ad avere una tenuta altalenante e non sfrutta le potenzialità del romanzo di Dean Kootz
Se si potessero scegliere solo alcune parti di un film, Il luogo delle ombre sarebbe sorprendente. Soprattutto per la parte iniziale (la madre di Odd portata via che sembra quasi un felice riciclaggio di Sucker Punch di Zack Snyder) e il finale mélo, dove la storia d’amore può assumere più dimensioni parallele ed essere mostrata più attraverso il sentire e il desiderio più che attraverso lo sguardo soggettivo.
Il problema è che c’è tutto il resto del film. E il cinema di Stephen Sommers conferma di avere una tenuta altalenante. E soprattutto si fa dominare dalle sue visioni fantasy, come se ritornassero le tracce horror di Deep Rising mescolate con quelle di Van Helsing, che offuscano proprio la presenza corporea dei protagonisti. Anton Yelchin si muove come un sensore impazzito di un videogame e interagisce con delle figure che avrebbero un enorme potenziale come quelle di Addison Timlin nei panni di Stormy e di Willem Dafoe in quelli dell’investigatore Wyatt Porter che invece restano solo come affascinanti flash.
Odd Thomas, un cuoco della sperduta cittadina californiana di Pico Mundo, ha il dono di vedere le ombre. È così il tramite tra il mondo terreno e quello ultraterreno. Di solito cerca di aiutare le anime tormentate che si rivolgono a lui. Nella vita reale, sta invece vivendo una felice storia d’amore con Stormy. La pace però finisce quando arriva sul posto un uomo misterioso circondato da delle ombre che lo seguono dappertutto.
Tratto dall’omonimo bestseller di Dean Kootz, un viaggio nel tempo che però non ha neanche lontanamente la struttura del cinema di Zemeckis. Sommers mescola più codici, incrocia l’angoscia thriller e poi l’allenta con la presenza della colonna sonora di John Swihart che invece segue quasi il ritmo di un film d’avventura fine anni ’90 come se volesse richiamare l’eco delle sue due Mummie. La voce-off diventa il facile espediente della trasposizione letteraria. Il ralenti il segno del sogno o dell’incubo. Yelchin resta un cavaliere nel deserto che purtroppo finisce sommerso dalle sue stesse ombre. Che si manifestano senza essere adeguatamente filmate. Tranne gli abbagli dell’inizio e della fine. Si può scegliere cosa vogliamo vedere di un film?
Titolo originale: Odd Thomas
Regia: Stephen Sommers
Interpreti: Anton Yelchin, Willem Dafoe, Ashley Sommers, Addison Timlin, Nico Tortorella, Melissa Ordway, Patton Oswalt
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 97′